CAPITOLO I
Il Cristo totale è il Capo e il Corpo.
SOMMARIO. Cristo si può intendere in tre modi: a) come Dio prima dell’Incarnazione; b) come Dio-uomo; c) come il Cristo totale, cioè capo e corpo, nella pienezza della Chiesa.: 1217. Dalla Scrittura lo dimostra con un terzo modo: Cristo sposo, la Chiesa sposa, due in una sola carne. Cristo è il capo di tutti i giusti che ci furono dall’ inizio, e che ci saranno fino alla fine. E’ Capo anche della Chiesa celeste degli Angeli. Una sola città sotto un solo Re. Tutto ciò un unico corpo di Cristo. Il Corpo di Cristo, la sua Chiesa. La pienezza di Cristo il capo e le membra, cioè Cristo e la Chiesa: 1218-1226. Il Verbo sposo accolse un coniuge, la carne umana. Il Talamo di questa congiunzione nuziale fu il seno della Vergine Maria. La Chiesa dunque fu concepita nell’incarnazione. Diede il suo sangue per la sposa: 1227-1230. Cristo capo della Chiesa, poiché si è fatto uomo. I fedeli sono insieme incorporati e collegati a Cristo capo, formano l’ unico Cristo. Ci ha trasferiti in lui, per cui quando Cristo pativa per la Chiesa, affìnchè la Chiesa pativa. Ammirabile commercio e divino scambio; è diventato partecipe della nostra natura, affinché anche noi potessimo partecipare della sua natura. Influenza del capo sul corpo: 1231-1243.
1217. (Serm. 341 1,1). Il Signore nostro Gesù Cristo,… lo si vede e così lo si proclama in tre modi… Il primo modo è in quanto Dio, per quella divinità per cui è uguale e coeterno al Padre, prima dell’assunzione della natura umana. Il secondo modo è in quanto, assunta la natura umana, si legge e si intende che lo stesso che è Dio è anche uomo, e lo stesso che è uomo è anche Dio, e, per questa straordinaria caratteristica di superiorità, non resta al livello degli uomini, ma è mediatore e capo della Chiesa. Il terzo modo è quello, in un certo senso, del Cristo totale nella pienezza della Chiesa, cioè in quanto Capo e Corpo secondo quell’uomo perfetto 1 in cui ognuno di noi è membro.
1218. (ib. 341 9,11). C’è una terza maniera in cui il Cristo totale può essere presentato: in quanto Chiesa, come capo e insieme come corpo. Infatti capo e corpo sono l’unico Cristo; non perché senza corpo non sia intero, ma perché si è degnato di essere totalmente con noi Colui che, anche senza di noi, è completo; non solo in quanto è Verbo, Figlio unigenito uguale al Padre, ma anche nella sua stessa umanità che assunse e con la quale è, insieme, Dio e uomo. Resta da stabilire, fratelli, in qual modo noi siamo il suo corpo e lui, con noi, l’unico Cristo. Dove troviamo che l’unico Cristo è capo e corpo, vale a dire corpo col suo capo? In Isaia la sposa con il suo sposo parlano come se fossero una persona sola, al singolare. E` uno solo che parla, e state attenti a cosa dice: Come a uno sposo mi cinse il diadema. Mi adornò di gioielli come una sposa 26. Come sposo e sposa. La stessa persona è chiamata sposo in quanto capo, è chiamata sposa in quanto corpo. Sembrano due e invece sono uno. Altrimenti in che modo saremmo membra di Cristo? L’Apostolo si esprime molto chiaramente: Voi siete il corpo di Cristo e sue membra 27. Tutti insieme siamo membra e corpo di Cristo: non solo noi che ci troviamo qui in questo luogo, ma tutti su tutta la terra. E non solo noi che viviamo in questo tempo, ma che dire? dal giusto Abele sino alla fine del mondo, fino a quando ci sarà generazione umana. Qualsiasi giusto faccia il suo passaggio in questa vita, tutta l’umanità presente e non solo di questo luogo, e tutta l’umanità futura, tutti formano l’unico corpo di Cristo e ciascuno ne è membro. Se dunque tutti ne formano il corpo e i singoli sono le membra, è lui il capo di questo corpo. Egli è – dice l’Apostolo – il capo del corpo, cioè della Chiesa, il primogenito, colui che tiene il primato su tutte le cose 28. E poiché di lui dice ancora che è capo di ogni principato e di ogni potestà 29, è chiaro che questa Chiesa, ora pellegrina, si salda a quella Chiesa celeste dove abbiamo gli angeli come concittadini, ai quali noi saremo pari dopo la risurrezione dei corpi: una uguaglianza che ci arrogheremmo con impudenza se la Verità stessa non ce l’avesse assicurato: Saranno uguali agli angeli di Dio 30; e ci sarà una sola Chiesa, la città del grande Re.
1219. (ib. 341 10,12). dunque, Cristo nelle Scritture… è presentato in modo da far capire che è insieme capo e corpo: lo dice chiaramente lo stesso Apostolo quando [commenta] ciò che è detto del marito e della moglie nel libro della Genesi: I due diventeranno una sola carne 33. Seguiamolo mentre commenta perché non sembri che azzardiamo congetture nostre. Saranno – dice – i due una carne sola. E aggiunge: Questo mistero è grande. E per non lasciar credere che ci si riferisca all’unione dei due sessi secondo natura, aggiunge: Io parlo in rapporto a Cristo e alla Chiesa 34. Va sempre riferito a Cristo e alla Chiesa ciò che è detto nel passo: I due formeranno una carne sola, pertanto non sono più due ma una carne sola 35. Lo stesso rapporto che c’è tra sposo e sposa c’è tra capo e corpo perché il capo della moglie è il marito. Sia che dica capo e corpo, sia che dica sposo e sposa, intendetelo riferito ad uno solo. Per queste ragioni lo stesso Apostolo, quando era ancora Saulo, si sentì dire: Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? 36. Perché il corpo è attaccato al capo. E quando quel predicatore di Cristo dovette subire dagli altri le persecuzioni che egli ad altri aveva inflitto, diceva: Per completare nel mio corpo ciò che manca alle sofferenze di Cristo 37, mostrando così che la sua sofferenza apparteneva alle sofferenze di Cristo. [Queste parole] non vanno intese come riferite al capo che, ormai in cielo, non patisce nulla, ma al corpo, cioè alla Chiesa, corpo che col suo capo è l’unico Cristo.
1220. (En. in Ps. 90,1). Il Signore Gesù Cristo, uomo perfetto nella sua totalità, è capo e corpo. Riconosciamo il capo in quell’uomo che nacque da Maria Vergine, patì sotto Ponzio Pilato, fu sepolto, risuscitò, ascese in cielo e siede alla destra del Padre, donde attendiamo che venga come giudice dei vivi e dei morti. Egli è il capo della Chiesa 3 . Il corpo di questo capo è la Chiesa: non quella che si trova in questo luogo, ma quella che è in questo luogo ed in tutto il mondo; né soltanto quella che esiste ai nostri tempi, ma quella che è esistita dai tempi di Abele e che esisterà fino a coloro che nasceranno alla fine e crederanno in Cristo. Perché la Chiesa è tutto il popolo dei santi che appartengono ad una stessa città; e questa città è il corpo di Cristo, il cui capo è Cristo.
1221. (Lett. ai Catt. c. Don. 4,7). Il Cristo totale è capo e corpo. Il capo è il Figlio unigenito di Dio, il suo corpo è la Chiesa: l’uno Sposo e l’altra Sposa; due in una sola carne 9.
1222. (En 3 in Ps 36,4). Il Signore stesso nel suo Corpo, cioè nella Chiesa, fu nei primi tempi giovane, ed ormai si è fatto vecchio. Sapete,… che Cristo è il nostro Capo; noi siamo il Corpo di quel Capo! 6 Forse lo siamo solo noi e non lo furono anche quelli che vissero prima di noi? Tutti coloro che dall’inizio dei secoli furono giusti, hanno Cristo come Capo. Credettero infatti che sarebbe venuto Colui che noi crediamo essere già venuto; e nella fede di Lui sia loro che noi siamo stati salvati, in modo che Egli stesso sia il Capo di tutta la Città di Gerusalemme, ossia di tutti i fedeli esistiti dall’inizio fino alla fine, aggiungendo anche le legioni e gli eserciti degli angeli, al fine di costituire un’unica Città sotto un unico Re, e un’unica Provincia sotto un unico Imperatore, che sia felice in perpetua pace e salute, eternamente nella lode di Dio, e senza fine beata.
1223. (En in Ps. 101 s.1,2). Ed allora dobbiamo ascoltare quale sia la preghiera del capo e del corpo 18, dello sposo e della sposa 19 , di Cristo e della Chiesa, che formano entrambi una cosa sola. Il Verbo e la carne – si badi – non formano una cosa sola; il Padre e il Verbo invece formano una cosa sola, e così pure Cristo e la Chiesa, in quanto costituiscono entrambi un uomo perfetto nella struttura della pienezza di lui: fino a che tutti arriviamo all’unità della fede e alla conoscenza del Figlio di Dio, raggiungendo l’uomo perfetto, il modulo di statura della pienezza del Cristo 20.
1224. (In Io ev. tr. 21,8). Rallegriamoci, dunque, e rendiamo grazie a Dio: non soltanto siamo diventati cristiani, ma siamo diventati Cristo stesso. Capite, fratelli? vi rendete conto della grazia che Dio ha profuso su di noi? Stupite, gioite: siamo diventati Cristo! Se Cristo è il capo e noi le membra, l’uomo totale è lui e noi…. Rallegriamoci, dunque, e rendiamo grazie a Dio: non soltanto siamo diventati cristiani, ma siamo diventati Cristo stesso. Capite, fratelli? vi rendete conto della grazia che Dio ha profuso su di noi? Stupite, gioite: siamo diventati Cristo! Se Cristo è il capo e noi le membra, l’uomo totale è lui e noi.
1225. (Serm. 116 7,7). “Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? 21. Io sono in cielo, tu sulla terra, eppure tu mi perseguiti. Tu non tocchi il capo, ma calpesti le mie membra.
1226. (En in Ps. 127,3). Si tratta di una moltitudine di uomini e insieme di un uomo solo, poiché, pur essendo molti i cristiani, uno solo è il Cristo. Un unico uomo, Cristo, sono i cristiani insieme col loro capo che ascese al cielo. Non lui un individuo singolo e noi una moltitudine, ma noi, moltitudine, divenuti uno in lui che è uno. Cristo dunque, capo e corpo, è un solo uomo. E qual è il corpo di Cristo? La sua Chiesa.
1227. (ib. 44 3). È unione nuziale quella tra il Verbo e la carne: il talamo di questa unione è il seno della Vergine. Infatti la carne stessa si è unita al Verbo; per cui si dice anche: Non più due, ma una sola carne 10. La Chiesa è tratta dal genere umano, affinché il capo della Chiesa sia la carne stessa unita al Verbo, e gli altri credenti siano le membra di quel Capo.
1228. (In ep. Io. tr, 1,2). L’utero della Vergine fu la sua stanza nuziale, poiché è là che si sono uniti lo sposo e la sposa, il Verbo e la carne. Poiché sta scritto: E saranno i due una sola carne (Gn 2, 24);… La Chiesa si unisce a quella carne ed abbiamo il Cristo totale, capo e membra.
1229. (S. Den. 12,2). Ed egli come sposo è uscito dalla stanza nuziale 4; ha sposato infatti la carne umana. Suo talamo era l’utero verginale; ivi unì a sé la Chiesa perché si adempisse ciò che era stato predetto anteriormente: E saranno due in una carne sola 5.
1230. (In Io.ev. 8,4). Invitato, il Signore si reca ad un festino di nozze.C’è da meravigliarsi che vada alle nozze in quella casa, lui che è venuto a nozze in questo mondo? Se non fosse venuto a nozze, non avrebbe qui la sposa. E che senso avrebbero allora le parole dell’Apostolo: Vi ho fidanzati ad uno sposo unico, come una vergine pura da presentare a Cristo?… Il Signore ha qui, dunque, una sposa che egli ha redento col suo sangue,… Il Verbo, infatti, è lo sposo e la carne umana è la sposa; e tutti e due sono un solo Figlio di Dio, che è al tempo stesso figlio dell’uomo. Il seno della vergine Maria è il talamo dove egli divenne capo della Chiesa, e donde avanzò come sposo che esce dal talamo,
1231. (Serm. 91 7,8). Sappiate dunque che secondo la natura umana del Cristo e non secondo la divinità lo sposo e la sposa formano un sol uomo; poiché secondo la divinità noi non possiamo essere quello ch’è lui, giacché egli è il Creatore, noi invece le creature, egli è l’artefice, noi l’opera fatta da lui, egli il plasmatore, noi quelli plasmati, ma perché fossimo una sola cosa insieme con lui volle essere nostro capo col prendere da noi la carne per mezzo della quale potesse morire per noi; perché dunque voi sappiate che l’unico Cristo è tutto ciò, per bocca d’Isaia disse: Come uno sposo mi ha cinto con il diadema e come una sposa mi ha fatto indossare gli ornamenti 25. Egli è lo sposo e nello stesso tempo la sposa. Egli è proprio lo sposo in quanto capo e sposa in quanto corpo. Saranno – è detto – due in una sola carne, e non più due ma una carne sola 26.
1232. (En in Ps 148,8). Dove si rivestì della mortalità? Nella verginità della Madre. E dove rivestirà te della vita? Nell’uguaglianza col Padre. Si è scelto lui, quaggiù, un talamo casto dove egli, sposo, s’unisse alla sposa. Il Verbo si è fatto carne 9 per diventare capo della Chiesa. Di per se stesso infatti il Verbo non è parte della Chiesa, ma per essere capo della Chiesa assunse la carne.
1233. (Serm. 144 4.5). Ma si è fatto un solo con noi, perché spogliò se stesso assumendo la condizione di servo 13; si è fatto uno solo con noi secondo la discendenza di Abramo, nel quale saranno benedette tutte le nazioni. Dopo aver ricondotto l’attenzione su questo, l’Apostolo precisa: [La Scrittura] non dice: E ai tuoi discendenti, come se si trattasse di molti, ma: E alla tua discendenza, come a uno solo, che è Cristo. E poiché anche noi abbiamo parte a quello che è Cristo, per effetto della nostra comune incorporazione e coesione a quel capo, Cristo è uno solo; e perché anche a noi dice: Allora siete discendenza di Abramo, eredi secondo la promessa 14. Infatti, se una sola è la discendenza di Abramo, e quell’unica discendenza di Abramo non s’intende identificata altrimenti che in Cristo, e poiché anche noi siamo questa discendenza di Abramo, consegue che questa totalità, cioè capo e corpo, è il solo Cristo.
1234. (Serm. 161 1,1). Durante la lettura abbiamo ascoltato l’Apostolo riprendere con forza e reprimere le dissolutezze umane, dicendo precisamente: Non sapete che i vostri corpi sono membra di Cristo? Prendendo dunque le membra di Cristo, ne farò membra di una meretrice? Non sia mai! 1 Ha detto quindi che i nostri corpi sono membra di Cristo, poiché Cristo è nostro capo in quanto si è fatto uomo per noi, e capo di cui si trova detto: Egli è il salvatore del nostro corpo 2. Ora il corpo di lui è la Chiesa 3. In conseguenza, se il Signore nostro Gesù Cristo avesse assunto soltanto l’anima umana, sue membra sarebbero solo le nostre anime; appunto perché ha assunto anche il corpo, per il quale è anche capo per noi, che siamo costituiti di anima e corpo, sono davvero membra di lui anche i nostri corpi.
1235. (En in Ps 30 s..1,3). Purtuttavia, poiché si è degnato di assumere la forma di servo e in essa si è rivestito di noi, come non ha disdegnato di assumerci in sé, così non ha neppure sdegnato di trasfigurare noi in sé e di parlare con le nostre parole, affinché anche noi potessimo parlare con le parole di Lui. Si è infatti compiuta questa mirabile commutazione, ha avuto luogo il divino commercio, ed è stato celebrato in questo mondo dal celeste negoziatore lo scambio delle sostanze. È venuto a ricevere offese e dare onori; è venuto ad attingere il dolore e a dare la salvezza; è venuto a subire la morte e a dare la vita. Prossimo a morire, per quello che aveva di nostro, non in sé ma in noi temeva; e infatti ha perfino detto che l’anima sua era triste fino alla morte 5 , e senza dubbio, con lui, anche tutti noi. Giacché senza di Lui noi siamo niente; ma in Lui siamo Cristo e noi. Perché? Perché il Cristo integrale è Capo e Corpo. Il Capo è quel Salvatore del Corpo che è già asceso in cielo; il Corpo è invece la Chiesa che si affatica in terra 6 . Se questo Corpo non fosse unito al suo Capo con il vincolo della carità, in modo da fare uno del Capo e del Corpo, non avrebbe detto dal Cielo, rimproverando un certo persecutore: Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? 7Dal momento che Lui, già assiso in cielo, nessun uomo poteva più toccare, in qual modo Saulo, che in terra incrudeliva contro i cristiani, avrebbe potuto colpirlo con le sue offese? Non disse: perché perseguiti, i miei santi, perché perseguiti i miei servi, ma perché mi perseguiti, cioè perché perseguiti le mie membra? Il Capo gridava a nome delle membra, impersonandole in sé.
1236. (Ep. 140 6,18). così pure quando la Chiesa soffriva per Lui, era Lui stesso che soffriva con la Chiesa.
1237. (Ep. 140 4,10). Egli dunque discese perché noi ascendessimo, e pur restando nella propria natura, divenne partecipe della natura nostra, affinché noi, pur conservando la nostra natura, diventassimo partecipi della sua.
1238. (In Io. ev. tr. 52,1). lui, il nostro capo, ci ha trasferiti in sé, ci ha accolti in sé, facendo proprie le emozioni delle sue membra;
1239. (En in Ps. 3,9). Ma tu, o Signore, sei il mio assuntore : in Cristo, senza dubbio. Infatti anche la Chiesa, in quell’uomo, è stata assunta dal Verbo, che si è fatto carne e ha abitato tra noi 26:
1240. (Serm. Guelf. 3,1). Nella propria natura egli non aveva di che morire per noi, se non prendeva da noi una carne mortale. Così l’immortale è potuto morire, così ha voluto donare la vita ai mortali, rendendoli partecipi di se stesso, dopo che lui si era fatto partecipe di loro. Noi di nostro non avevamo di che vivere, lui di suo non aveva di che morire; fece allora con noi un mirabile commercio di scambio: quello con cui morì era nostro, quello per cui vivremo sarà suo.
1241. (De ag. chr. 20,22). Non dobbiamo dare ascolto a coloro che affermano che da quella eterna Sapienza è stato assunto l’uomo, che è nato da una vergine, allo stesso modo come anche da essa diventano sapienti altri uomini, che sono perfettamente saggi…. Altro è divenire sapiente solamente per la Sapienza di Dio ed altro è portare la Persona stessa della Sapienza di Dio. Sebbene la natura del corpo della Chiesa sia la stessa, tuttavia chi non capisce che c’è molta differenza tra il Capo e le altre membra? Se infatti il Capo della Chiesa è quell’uomo, per la cui assunzione il Verbo si è fatto carne ed ha abitato fra noi 52; le altre membra sono tutti i santi, per mezzo dei quali si compagina e si completa la Chiesa. Come infatti l’anima dà vita a tutto il nostro corpo e lo vivifica, ma sente nel capo vedendo, udendo, odorando, gustando e toccando, nelle altre membra invece solamente toccando; e perciò al capo tutte le membra sono soggette per operare, esso poi è collocato sopra per provvedere a tutto, poiché l’anima, la quale provvede al corpo, in certo modo sostiene tutta la persona, ivi infatti si manifesta ogni sentimento: così per tutto il popolo dei santi, come un solo corpo, il capo è il Mediatore di Dio e degli uomini l’uomo Cristo Gesù 53.
1242. (In Io. ev. tr. 108,5). Ma siccome il mediatore tra Dio e gli uomini, l’uomo Cristo Gesù, è diventato capo della Chiesa, essi sono diventati membra del suo corpo. Perciò aggiunge: e per essi io santifico me stesso (Gv 17, 19). Che vuol dire: per essi io santifico me stesso, se non questo: io li santifico in me, in quanto essi sono io? Egli parla infatti di coloro che, come ho già detto, sono sue membra, membra di quel corpo che unito al capo forma un solo Cristo…. santifico me stesso: in me io santifico loro come se fossero me stesso, poiché anch’essi sono io per l’unione che hanno con me. Perché siano anch’essi santificati nella verità.
1243. (ib. tr. 3,12). Uomo l’uno, uomo l’ altro: uno procura la morte, l’altro apporta la vita…. Quanti, tuttavia, nascono da Adamo, nascono con il peccato, peccatori; mentre tutti coloro che nascono per mezzo di Cristo, sono giustificati e giusti, non in se stessi, ma in lui. Se tu domandi perché “in se stessi”, ti rispondo: perché appartengono ad Adamo; se domandi perché “in lui”, ti rispondo: perché appartengono a Cristo.
CAPITOLO II
La Chiesa è nata dal fianco di Cristo. Sposa e Madre.
SOMMARIO. Eva è stata fatta dal fianco di Adamo dormente; dal fianco di Cristo appeso alla croce, uscì la Chiesa vergine. Da lì uscirono i sacramenti con i quali si sarebbe formata la Chiesa. La Chiesa nasce dallo sposo: 1244-1247. Adamo ed Eva ci generarono per la morte; Cristo e la Chiesa per la vita. La Chiesa via della salvezza. Dio il Padre: la Chiesa la Madre: 1248-1252. La beata Vergine generò corporalmente il Capo del corpo; la Chiesa genera spiritualmente le membra del corpo mistico con il Sacramento del Battesimo. Quì la Chiesa è somigliantissima a Maria:1253-1256.. Quindi si può anche dire che la Chiesa genera Cristo perché per grazia di Dio genera le membra di Cristo, cioè i fedeli: 1257-1258. Amiamo il Signore Dio; amiamo la sua Chiesa; lui come padre, questa come madre: 1259.
1244. (De symb. S. ad catech. 6,15). Il nostro sposo salga il legno del suo talamo. Il nostro sposo salga il letto del suo talamo. Morendo dorma, si apra il suo fianco e la Chiesa esca vergine: come Eva è stata fatta dal fianco di Adamo nel sonno, così la Chiesa sia formata dal fianco di Cristo appeso sulla croce. E’ stato colpito il suo fianco, come dice il Vangelo, e subito uscì sangue ed acqua, che sono I sacramenti gemelli della Chiesa. L’acqua, nella quale la sposa è stata purificata; il sangue da cui si trova essere stata dotata. (Trad. di Sartirana)
1245. (In Io. ev. tr. 9,10). Adamo dorme perché sia formata Eva; Cristo muore perché sia formata la Chiesa. Dal fianco di Adamo che dorme è formata Eva (Gn 2, 21); dal fianco di Cristo morto in croce, colpito dalla lancia (cf. Gv 19, 34), sgorgano i sacramenti con cui viene formata la Chiesa. Chi non vede adombrata in quel fatto la realtàfutura dato che l’Apostolo afferma che Adamo era figura di colui che doveva venire (Rm 5, 14)?
1246. (C. Faust. Man. XII 8). fu formata per il maschio che dormiva una donna tratta dalla sua costola 28; fu creata per Cristo che moriva la Chiesa, tratta, dal sacramento del sangue che sgorgava dal fianco del morto 29; si chiama Eva la vita e madre degli uomini che fu fatta col suo fianco. E il Signore dice nel Vangelo: Chi non mangerà la mia carne e non berrà il mio sangue non avrà la vita eterna 30. E tutto ciò che ivi si legge, trattato con ordine e precisione, parla di Cristo e della Chiesa sia nei buoni che nei cattivi Cristiani. Non senza significato l’Apostolo ha detto: Adamo, che è forma del futuro 31 e l’altra frase: L’uomo lascerà il padre e la madre e si unirà al sua moglie e saranno due in una sola carne. Questo, dice, è un grande sacramento, io dico in Cristo e nella Chiesa 32.
1247. (En. in Ps. 138 2). Ora, questo suo corpo è la santa Chiesa: la quale è anche la sua sposa, come le dice l’Apostolo: Di Cristo voi siete il corpo e le membra 7 . Ebbene, questo Cristo totale, capo e corpo, forma come un uomo completo, nel senso che anche la donna, come fu tratta dall’uomo, così fa parte dell’uomo, e di quella prima coppia fu detto: I due saranno una sola carne 8 …. Quanto ad Adamo in particolare dice che era il simbolo di colui che sarebbe venuto, ed esattamente: Egli è il tipo di quello che ha da venire 10. Adamo, dunque, rappresenta [Cristo] venturo; e come dal fianco di Adamo addormentato fu tratta Eva 11 , così fu del Signore . addormentato, cioè morto dopo la sua passione: dal suo fianco, squarciato dalla lancia mentr’egli era ancora sulla croce, scaturirono i sacramenti, attraverso i quali vien formata la Chiesa 12…. Nel sonno quindi è da vederci la passione. Eva nacque dal fianco [di Adamo] addormentato, la Chiesa dal fianco [di Cristo] sofferente.
1248. (Ep. 187 9,30). Stando così le cose, questi due fatti, cioè la nascita e la rinascita, che avvengono in un unico individuo, sono di pertinenza di due persone diverse: l’uno del primo Adamo, l’altro del secondo Adamo, cioè di Cristo:… Come infatti in Adamo muoiono tutti, così pure in Cristo saranno tutti vivificati 80. S. Paolo dice ” tutti ” nell’uno e nell’altro membro della frase, poiché nessuno muore se non per mezzo d’Adamo, nessuno riceve la vita se non per mezzo del Cristo.
1249. (Serm. 121 4). La prima nascita dal maschio e dalla femmina; la seconda nascita da Dio e dalla Chiesa.
1250. (Serm. 22 10). Poiché due genitori ci hanno generato per la morte, due genitori ci hanno generato per la vita. I genitori che ci hanno generato per la morte sono Adamo ed Eva, i genitori che ci hanno generato per la vita sono Cristo e la Chiesa.
1251. (Serm. 216 8). Amate quel che sarete. Sarete figli di Dio, figli di adozione. Ciò vi verrà dato gratuitamente, gratuitamente conferito. Ed in questo sarete tanto più largamente e salutarmente ricchi, quanto più sarete grati a colui da cui l’avete ricevuto. Anelate verso di lui, che conosce quelli che sono suoi. Egli non disdegnerà di riconoscervi tra coloro che sono suoi se, invocando il nome del Signore, vi terrete lontani dall’iniquità 32 . Voi avete i vostri genitori secondo la carne, o li avete avuti un tempo; essi vi hanno generato per la fatica, per la sofferenza, per la morte. Ognuno di voi può dire nei loro riguardi: Mio padre e mia madre mi hanno lasciato 33 . Orfanezza non del tutto infelice! Riconosci lui come padre, o cristiano, lui che, mentre quelli ti hanno lasciato, ti accoglie già dal seno della tua madre, lui a cui un uomo di fede dice con fede: Dal seno della mia madre tu sei il mio protettore 34 . Per te il padre è Dio, madre la Chiesa. Da questi sarete generati in modo ben diverso da come foste generati da quelli. A chi è nato da questi non l’aspetta fatica, non miseria, non pianto, non morte, ma facilità, felicità, gioia e vita. L’esser generati da quelli è causa di pianto, l’esser generati da questi è causa di gioia. Quelli, nel generarci, ci partoriscono per la pena eterna a causa dell’antica colpa; questi, nel rigenerarci, non fanno più restare né la pena né la colpa.
1252. (Serm. 56 10,14). In origine i nostri due progenitori erano Adamo ed Eva: padre l’uno e madre l’altra; noi dunque siamo fratelli. Lasciamo da parte la prima origine. Nostro padre è Dio, nostra madre la Chiesa; noi dunque siamo fratelli.
1253. (En in Ps. 127 12). Ma madre per quale altro motivo se non perché nella persona del cristiano c’è lostesso Cristo e ogni giorno la Chiesa partorisce di questi cristiani mediante il battesimo?
1254. (De sancta virg. 2). La Chiesa ricopia gli esempi della madre del suo Sposo e del suo Signore, ed è, anche lei, madre e vergine. Se infatti non fosse vergine, perché tanto preoccuparci della sua integrità? E, se non fosse madre, di chi sarebbero figli coloro ai quali rivolgiamo la parola? Maria mise al mondo fisicamente il capo di questo corpo; la Chiesa genera spiritualmente le membra di quel capo. Nell’una e nell’altra la verginità non ostacola la fecondità; nell’una e nell’altra la fecondità non toglie la verginità.
1255. (Serm. Guelf. I 8). La Chiesa è vergine. Tu forse mi potresti dire: Ma se essa è vergine, come mai partorisce dei figli? E se figli non ne partorisce, come mai noi abbiamo dato i nostri nomi per nascere dalle sue viscere? E io ti rispondo: Essa è vergine però partorisce. Assomiglia a Maria che partorì il Signore. Forse che santa Maria non partorì da vergine, e vergine rimase tuttavia? Così anche la Chiesa partorisce ed è vergine. E se consideri bene, [anche] essa partorisce il Cristo, perché son membra di Cristo quelli che vengono battezzati. Voi siete il corpo di Cristo e le sue membra 17, dice l’Apostolo. E se partorisce membra di Cristo, essa è somigliantissima a Maria.
1256. (Serm. 192 2,2). ciò che ha fatto il grembo di Maria nei riguardi del corpo di Cristo, lo faccia anche il vostro cuore nei riguardi della legge di Cristo. E poi in che modo non avreste niente a che fare con il parto di Maria se siete membra di Cristo? Maria ha partorito il vostro capo, la Chiesa ha partorito voi. Anche la Chiesa è madre e vergine: madre per le viscere di carità, vergine per l’integrità della fede e della pietà. Partorisce popoli, ma sono membra di uno solo, di cui essa è corpo e sposa. Anche in questo è paragonabile alla Vergine perché, pur partorendone molti, è madre di unità.
1257. (Serm. 72A Denis 25,8). ciò che si comprende più difficilmente, ma è vero, è la madre di Cristo. La vergine Maria ha preceduto la Chiesa come sua figura. Come mai, vi domando, Maria è madre di Cristo, se non perché ha partorito le membra di Cristo? Membra di Cristo siete voi, ai quali io parlo: chi vi ha partoriti? Sento la voce del vostro cuore: “la Madre Chiesa”. Questa madre santa, onorata, simile a Maria, partorisce ed è vergine. Che partorisca lo dimostro per mezzo vostro: siete nati da lei; essa partorisce anche Cristo, poiché voi siete membra di Cristo…. Vi ho promessi in matrimonio a un solo sposo, cioè a Cristo, per presentarvi a lui come una vergine pura 16. Dov’è questa verginità? Dov’è che si teme la corruzione?… Temo però – dice – che, allo stesso modo che Eva fu sedotta dalla malizia del serpente, così i vostri pensieri si corrompano e voi perdiate la semplicità e la purezza riguardo a Cristo 17. Conservate nel vostro spirito la verginità; la verginità dello spirito è l’integrità della fede cattolica. Come Eva fu corrotta dalla parola del serpente, così la Chiesa deve essere vergine per dono dell’Onnipotente… siete diventati figli, siate anche madri. Siete diventati figli della madre quando siete stati battezzati, allora siete nati come membra di Cristo; conducete al lavacro del battesimo quanti potrete affinché, come siete diventati figli quando siete nati, così possiate essere anche madri di Cristo conducendo altri a nascere.
1258. (De sancta virg. 5,5). Sua madre è la Chiesa universale, in quanto, mediante la grazia divina, genera le sue membra, cioè i suoi fedeli.
1259. (En in Ps. 88 s. II,14). Amiamo il Signore, Dio nostro; amiamo la sua Chiesa! Amiamo lui come padre, la Chiesa come madre. Amiamo lui come signore, la Chiesa come sua ancella. Difatti noi siamo i figli dell’ancella. Ma questo matrimonio è cementato da grandissima carità: non si può offendere una parte e riscuotere benevolenza presso l’altra. Nessuno dica: ” Rendo culto agli idoli, consulto gli àuguri e gli indovini, però non abbandono la Chiesa di Dio: sono cattolico “. Da una parte rispetti la madre, dall’altra offendi il padre. Un altro dice: ” Lungi da me un tale comportamento! Io non consulto gli indovini, non vado in cerca degli àuguri né di oracoli sacrileghi, non adoro i demoni, non rendo culto alle pietre: però appartengo alla fazione di Donato “. Che ti giova rimanere nelle grazie del Padre, se questi vendica la madre quando la si offende? Che ti giova confessare il Signore, onorare Dio, annunziarlo, riconoscere il suo Figlio, proclamare che siede alla destra del Padre, se poi oltraggi la sua Chiesa?… Ebbene, fratelli, tenetevi tutti stretti insieme a Dio come padre, e alla Chiesa come madre.
CAPITOLO III
Lo Spirito Santo anima del Corpo Mistico.
SOMMARIO. Quello che è lo spirito o l’anima nel corpo umano, lo Spirito Santo è nel Corpo di Cristo, che è la Chiesa. I fedeli sono riuniti con i vincoli della fede (che agisce con carità), della speranza e della carità. Principalmente con il vincolo della carità, i fedeli aderiscono tra loro e con Cristo: 1260-11267. La carità fa in modo che l’unità ci amalgami nel Corpo Mistico di Cristo: 1260-1267. Lo Spirito Santo più propriamente di definisce carità, perché è comune al Padre e al Figlio. Infatti è più conveniente che sia attribuita allo Spirito Santo, peché fosse l’ anima della Chiesa. Come l’anima vivifica le membra del corpo, non solamente quelle che sono separate dal corpo, così la Spirito Santo vivifica le membra aderiscono all’unità del Corpo Mistico. Amiamo l’unità, temiamo la separazione: 1268-1273. I nemici dell’ unità, che si trovano fuori della Chiesa, non hanno lo Spirito Santo. La Chiesa Cattolica, la Chiesa dei Sacramenti o visibile, è identica con Il Corpo Mistico di Cristo. I separati da essa non hanno lo Spirito Santo, per quanto abbiano il Battesimo e molte altre cose. Fuori della Chiesa Cattolica non c’è salvezza.. Tuttavia non tutti quelli che vivono nell’eresia, sono anche eretici: 1274-1285. Varie sono le operazioni dello Spirito Santo: 1286-1288.
1260. (Serm. 268,2). Un solo corpo – dice l’apostolo Paolo – un solo corpo e un solo spirito 1. Osservate le membra del nostro corpo. Di molte membra è costituito il corpo, ma un solo spirito vivifica tutte le membra. Ecco, con lo spirito umano, per il quale io stesso sono un uomo, tengo unite insieme tutte le membra: comando alle membra di muoversi, indirizzo gli occhi a vedere, le orecchie ad ascoltare, la lingua a parlare,… Le mansioni delle membra sono suddivise, ma un unico spirito le tiene tutte unite. Molte operazioni vengono comandate, molte vengono fatte: ma uno solo comanda, ad uno solo si obbedisce. Ciò che è il nostro spirito, cioè la nostra anima, per le membra del nostro corpo, è lo Spirito Santo per le membra di Cristo, per il corpo di Cristo che è la Chiesa 2. Perciò l’Apostolo, dopo aver parlato di un unico corpo, perché non pensassimo che si trattasse di un corpo morto, disse: Un solo corpo. Ma ti chiedo: Vive questo corpo? Sì che vive! Di che cosa? Di un unico spirito. E un solo spirito.
1261. (Serm. 263A, Mai 98 1). Perché anche noi, qui in terra, non ci adoperiamo a far sì che, per mezzo della fede, della speranza e della carità che ci uniscono a lui, già riposiamo con lui nei cieli?
1262. (In Io ev. tr. 29,6). Ecco, a chi crede in colui che giustifica l’empio, la sua fede gli è tenuta in conto di giustizia (Rm 4, 5). Che significa dunque credere in lui? Credendo amarlo e diventare suoi amici, credendo entrare nella sua intimità e incorporarsi alle sue membra. Questa è la fede che Dio vuole da noi; ma che non può trovare in noi se egli stesso non ce la dà…. Ecco, a chi crede in colui che giustifica l’empio, la sua fede gli è tenuta in conto di giustizia (Rm 4, 5). Che significa dunque credere in lui? Credendo amarlo e diventare suoi amici, credendo entrare nella sua intimità e incorporarsi alle sue membra. Questa è la fede che Dio vuole da noi; ma che non può trovare in noi se egli stesso non ce la dà.
1263. (Serm. 158 8). Che dire della speranza? Vi sarà? Quando ci sarà la realtà, non ci sarà più la speranza. Evidentemente proprio la speranza è necessaria nella situazione di pellegrini, è essa che dà conforto lungo la via. Il viandante, infatti, quando si affatica nel cammino sopporta la stanchezza appunto perché spera di raggiungere la mèta. Strappagli la speranza di giungere e immediatamente crollano le possibilità di andare avanti. Pertanto, anche la speranza che è propria di quaggiù, concerne la giustizia relativa alla nostra situazione di pellegrini.
1264. (Enchir. 31 117). Consideriamo infine la carità, che l’Apostolo definisce maggiore di queste due 281, cioè della fede e della speranza: quanto piú essa è presente in qualcuno, tanto piú questi è migliore. Quando infatti si chiede di chiunque se sia un uomo buono, non si chiede che cosa creda o in che cosa speri, ma che cosa egli ami. Infatti chi ama rettamente, senza dubbio crede e spera rettamente; chi invece non ama, crede vanamente, anche se quanto crede è vero, e spera vanamente, anche se s’insegna che le cose in cui spera riguardano la vera felicità, a meno che l’oggetto della fede e della speranza sia tale che a colui che lo chiede possa essere concesso il dono di amarlo. E benché sia impossibile sperare senza amare, è possibile tuttavia non amare ciò senza di cui è impossibile raggiungere quanto si spera. È cosí quando si spera nella vita eterna (e chi non l’ama?) e non si ama la giustizia, senza la quale nessuno la raggiunge.
1265. (Ep. 167,15). la virtù è la carità mediante la quale si ama ciò che dev’essere amato.
1266. (Serm. 23,13).. Qualunque cosa ami bene, amala con amore.
1267. (In Io ev. tr. 65,2). ). Per questo dunque ci ha amati, perché anche noi ci amiamo a vicenda. Con l’amarci egli ci ha dato l’aiuto affinché col mutuo amore ci stringiamo fra noi e, legate le membra da un vincolo così soave, siamo corpo di tanto Capo.
1268.(Enchir. 56,15). Dio quindi abita nel suo tempio, non solo lo Spirito Santo, ma pure il Padre e il Figlio,… Infatti il tempio di Dio, cioè di tutta intera la somma Trinità, è la santa Chiesa, che è universale in cielo e sulla terra.
1269. (De Trin. XV 19,37). Inoltre, se fra i doni di Dio nessuno è più grande della carità e d’altra parte non c’è dono di Dio più grande dello Spirito Santo, che c’è di più conseguente che concludere che è lui stesso la Carità che è chiamata Dio ed è detta procedere da Dio? E, se la carità con cui il Padre ama il Figlio e il Figlio ama il Padre ci rivela l’ineffabile comunione dell’uno con l’altro, che c’è di più conseguente che concludere che conviene in proprio il nome di Carità a Colui che è lo Spirito comune all’uno e all’altro?
1270. (Serm. 144 1,1). Senza dubbio la grazia di Dio è dono di Dio. Ma il dono più grande è lo stesso Spirito Santo: per questo è detto grazia.
1271. (In Io ev. tr. 27,6). Ora, noi dimoriamo in lui, se siamo le sue membra; egli dimora in noi, se siamo il suo tempio. E’ l’unità che ci compagina facendoci diventare membra di Cristo Ma che cos’è che crea questa unità se non la carità? E la carità di Dio donde nasce? Domandalo all’Apostolo. La carità di Dio – egli risponde – è stata riversata nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato donato (Rm 5, 5). E’ lo Spirito – dunque – che vivifica: lo Spirito, infatti, fa vivere le membra. Ma lo Spirito non fa vivere se non le membra che trova nel corpo che esso anima. Lo spirito che è in te, o uomo, lo spirito che ti fa essere uomo, fa vivere forse un membro che trova separato dal tuo corpo? Dico il tuo spirito per dire la tua anima: la tua anima fa vivere soltanto le membra che compongono il tuo corpo; se un membro viene amputato, non è più vivificato dalla tua anima, perché non appartiene più all’unità del tuo corpo. Queste considerazioni devono ispirarci amore per l’unità e orrore per la separazione. Niente deve temere un cristiano, quanto l’essere separato dal corpo di Cristo. Chi infatti si separa dal corpo di Cristo, non è più suo membro; se non è suo membro, non può essere animato dal suo Spirito. Che se qualcuno – dice l’Apostolo – non possiede lo Spirito di Cristo, non gli appartiene (Rm 8, 9).
1272. (Serm. 268,2). Guardate, fratelli, ciò che accade nel nostro corpo e compiangete coloro che si recidono dalla Chiesa. Tra le membra del nostro corpo, finché viviamo e quando siamo sani, ciascun membro svolge la propria mansione. Se per qualche motivo un solo membro comincia a star male, tutte le altre membra partecipano al suo dolore. Tuttavia, finché è inserito nel corpo, può star male, ma non può spirare. Che cosa significa ” spirare ” se non ” perdere lo spirito “? Ma se un membro viene reciso dal corpo, forse lo spirito lo segue? E tuttavia si riconosce che membro è: è un dito, una mano, un braccio, un orecchio; anche separato dal corpo mantiene la forma esterna, sebbene non abbia la vita. Così è anche la persona separata dalla Chiesa. Cerchi presso di lui il sacramento e lo trovi; cerchi il battesimo e lo trovi; cerchi la professione di fede e la trovi. Ma è l’elemento esterno: se interiormente non sei vivificato dallo Spirito, invano esternamente ti vanti di avere gli elementi materiali [della fede].
1273. (In Io. ev. tr. 32,8). Riceviamo dunque anche noi lo Spirito Santo, se amiamo la Chiesa, se siamo compaginati dalla carità, se ci meritiamo il nome di cattolici e di fedeli. Siamo convinti, o fratelli, che uno possiede lo Spirito Santo nella misura in cui ama la Chiesa di Cristo… Abbiamo, dunque, lo Spirito Santo se amiamo la Chiesa; e amiamo la Chiesa, se rimaniamo nella sua unità e nella sua carità.
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1274. (ib. tr. 26,13). Diventino corpo di Cristo se vogliono vivere dello Spirito di Cristo. Dello Spirito di Cristo vive soltanto il corpo di Cristo.
1275. (C. Cresc. II 12,15). Allora, a buon diritto, si crede che coloro i quali hanno ricevuto al di fuori della Chiesa il battesimo della Chiesa, non hanno lo Spirito Santo, a meno che non aderiscano alla stessa Chiesa nel vincolo della pace attraverso il legame della carità.
1276. (Ep. 185 11,50). Non si deve comunque disperare di coloro con cui trattiamo o di cui ora parliamo, poiché sono ancora in vita. Essi però non cerchino lo Spirito Santo fuori dell’unità del Corpo di Cristo di cui posseggono bensì il sacramento esternamente, ma non hanno in cuore la realtà di cui quello è segno e perciò mangiano e bevono la loro condanna 128. Un unico pane è infatti il segno sacramentale dell’unità; poiché – dice l’Apostolo – c’è un solo pane, noi, sebbene molti, siamo un solo Corpo 129. Solamente la Chiesa Cattolica è quindi l’unico Corpo di Cristo, essendo egli stesso il Capo e il Salvatore del proprio Corpo 130. Fuori di questo Corpo nessuno è vivificato dallo Spirito Santo poiché, sempre al dire dell’Apostolo: la carità di Dio è diffusa nei nostri cuori per opera dello Spirito Santo, che ci è stato elargito 131. Ora, non può esser partecipe della divina carità chi è nemico dell’unità. Di conseguenza, quelli che sono fuori della Chiesa, non hanno lo Spirito Santo, poiché di essi sta scritto: Quelli che si separano sono animaleschi, privi dello Spirito 132. Ma non lo riceve neppure chi è entrato con finzione nella Chiesa Cattolica, poiché anche a tal riguardo è scritto: Lo Spirito Santo fugge l’ipocrisia della dottrina 133. Chi dunque vuol avere lo Spirito Santo, si guardi dal rimanere fuori della Chiesa o d’entrarvi simulatamente oppure, se v’è già entrato con finzione, si guardi bene dal persistere in questa simulazione, se vuol veramente crescere in unione con l’albero della vita.
1277. (Ep. 185 9,42). Nessuno quindi può esser ” giusto ” finché resterà separato dall’unità di questo Corpo. Infatti, come un membro amputato dal corpo d’una persona viva non può mantenere lo spirito vitale, così un individuo, amputato dal Corpo di Cristo ” il giusto “, non può mantenere in alcun modo lo spirito della giustizia, anche se mantiene la forma di membro presa nel Corpo.
1278. (Serm. 71,3,5). E perciò i giudei e gli eretici d’ogni specie ammettono lo Spirito Santo, ma negano che sia nel corpo di Cristo, ch’è l’unica sua Chiesa, cioè la sola cattolica. Senza dubbio sono simili ai farisei i quali allora, anche se ammettevano l’esistenza dello Spirito Santo, negavano tuttavia ch’egli fosse nel Cristo poiché attribuivano al capo dei demoni le azioni compiute da lui nello scacciare i demoni.
1279. (Serm. 269,2). A buon titolo siamo nel vero quando riteniamo che gli eretici o gli scismatici, benché siamo convinti che anch’essi abbiano il battesimo di Cristo, non ricevono lo Spirito Santo se non aderiscono alla compagine dell’unità attraverso la comunione della carità… Pertanto questa distinzione tra la recezione del battesimo e la recezione dello Spirito Santo ci fa capire abbastanza bene che non dobbiamo pensare che necessariamente ricevono lo Spirito Santo coloro che pur ricevono – non lo neghiamo – un battesimo valido.
1280. (Quaest. sept. in Mt. 11,2). Si suole indagare sulla differenza fra scismatici ed eretici. La conclusione è che si diventa scismatici non perché si crede in verità differenti ma perché si rompe l’unità della comunione.
1281. (C. Cresc. II 7,9). Quindi, benché fra scisma ed eresia preferisca piuttosto questa distinzione: lo scisma è una divisione recente di un gruppo, conseguente ad una certa diversità di opinioni + infatti non si può produrre uno scisma se i suoi autori non seguono un comportamento distinto + , l’eresia invece è uno scisma inveterato,
1282. (Discor. ad Caesar. Eccl. pleb. 6). Al di fuori della Chiesa cattolica può tutto, fuorché la salvezza: può avere la dignità episcopale, può possedere i sacramenti, può cantare l’alleluia, può rispondere amen, può custodire il Vangelo, può avere il dono della fede e predicare nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, ma da nessuna parte potrà trovare la salvezza se non nella Chiesa cattolica.
1283. (Serm. 71 19,32). Così per esempio un tralcio, anche se staccato dalla vite, può essere visibile nella sua forma esterna, ma la sua vita invisibile non può aver radici se non attraverso la vite. Per questa ragione i riti sensibili dei sacramenti, che hanno e celebrano anche quanti sono separati dall’unità del corpo di Cristo possono, sì, mostrare l’aspetto esteriore della fede; ma l’intima forza invisibile e spirituale della fede in tal modo non può essere in essi, allo stesso modo che un membro umano rimane privo della sensazione quando viene tagliato via dal corpo.
1284. (De bapt. c. Donat. IV 17,24). Dice Cipriano: Può, la forza del battesimo, essere più grande e più potente della confessione della fede e del martirio, con cui un martire confessa Cristo davanti agli uomini e viene battezzato dal sangue versato? Eppure, neanche questo battesimo giova all’eretico se, pur confessando Cristo, viene ucciso fuori della Chiesa 124. È verissimo. Un uomo ucciso fuori della Chiesa, dimostra di non possedere la carità di cui l’Apostolo dice: Se anche dessi il mio corpo per essere bruciato, ma non ho la carità, non mi giova niente 125. Ma se, per l’assenza della carità, il martirio non gli giova a niente, allora esso non serve neanche a quelli che, come dice san Paolo e come Cipriano commenta, vivono dentro nell’invidia e nella malevolenza senza la carità; eppure possono ricevere e trasmettere il vero battesimo 126. Fuori della Chiesa, non c’è salvezza 127. E chi lo nega? Per questo tutti i beni che abbiamo della Chiesa, fuori della Chiesa non giovano alla salvezza. Ma un conto è non averli affatto e un conto non averli utilmente. Chi non li ha, per averli deve farsi battezzare, mentre, chi non li ha utilmente, per averli utilmente deve correggersi.
1285. (Ep. 43,1). Non sono però da iscrivere tra gli eretici coloro che difendono la loro opinione, per quanto falsa e perversa, senza ostinata animosità, specialmente quando essa non è frutto della loro audace presunzione, ma eredità ricevuta dai loro genitori sedotti e caduti nell’errore, mentre d’altra parte cercano, sia pure con cauta premura, la verità e son pronti a correggersi appena la trovino.
1286. (Serm. 270,6). È infatti lo Spirito Santo che ci lega insieme e che ci raduna… L’unità del corpo di Cristo infatti si forma riunendosi da ogni lingua, [è formata] cioè da tutti i popoli sparsi nel mondo intero.
1287. (Ad Donat. post Collat. 35,58). Non c’è che un solo Dio che ci ha creati, un solo Cristo che ci ha redenti, un solo Spirito che deve riunirci.
1288. (Ep. 194 4,18). ma deve ammettersi il fatto ch’egli aiuta in modi diversi le anime: senza inabitarvi ancora e inabitandovi già, poiché senza inabitarvi ancora aiuta le anime a diventare fedeli, mentre quando sono già fedeli le aiuta inabitandovi.
CAPITOLO IV
La Chiesa come corpo gerarchico.
SOMMARIO. Particolari che indicano la preminenza di Pietro. In Pietro si evidenzia il primato degli Apostoli. Pietro più abbondante di grazia, è il primo degli Apostoli: 1289-1296. Agostino dà due interpretazioni del testo di Mt. 16,16-19: 1297-1306. Cristo raccomandò a Pietro di pascere le sue pecore. La persona di Pietro rappresentava la Chiesa, “a causa del primato che ebbe tra i discepoli”. Pietro pastore della Chiesa: Mosè rettore della Sinagoga: 1307-1310.
1289. (Serm. 299,2). l’apostolo Pietro fu scelto primo fra i discepoli che il Signore chiamò quando era presente nella carne.
1290. (Serm. 76 3,4). .). Apostolo, cioè in Pietro, il primo e il più importante nella serie degli Apostoli,
1291. (Serm. 147 1,1). Voi ricordate che l’apostolo Pietro, il primo di tutti gli Apostoli, si turbò nella passione del Signore.
1292. (In Io. ev. tr. 56,1). Chi non sa infatti che il beatissimo Pietro era il primo degli Apostoli? In realtà non è da pensare che sia arrivato a lui dopo aver lavato i piedi ad altri, ma che abbia cominciato da lui.
1293. (Serm. 76 2,3). (Pietro) … aveva il primato sugli Apostoli,
1294. (In Io. ev. tr. 124,5). E’ ciò opera della Chiesa, beata nella speranza pur operando in questa vita travagliata; e Pietro, per il primato apostolico di cui godeva, ne rappresentava simbolicamente l’universalità.
1295. (In Io. ev. tr. 124,5) Pietro per natura, era soltanto un uomo, per grazia era un cristiano, per una grazia speciale era un apostolo, anzi il primo tra essi.
1296. (De bapt. c. Donat. II 1,2). l’apostolo Pietro, nel quale eccelle, per una grazia tanto sublime, il primato sugli Apostoli,
1297. (ib. II 1,2). Credo che, senza offesa per il vescovo Cipriano, il paragone con l’apostolo Pietro sia limitato alla corona del martirio. Del resto dovrei più temere di offendere Pietro. Chi non sa che il suo primato sugli Apostoli è da preferirsi a qualunque episcopato? Ma se anche la dignità delle due cattedre è diversa, unica è la gloria dei due martiri;
1298.. (En in Ps. 69,4). Pietro, che poco prima aveva confessato che il Signore era il Figlio di Dio (ed in seguito a tale confessione era stato chiamato Pietra, sopra la quale sarebbe stata edificata la Chiesa)
1299. (In Io ev. tr. 11,5). Quando, dunque, egli disse ai discepoli: Volete andarvene anche voi?, rispose Pietro, quella famosa pietra, e a nome di tutti disse: Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna (Gv 6, 69).
1300. (De ag. christ. 31,33). Non dobbiamo ascoltare coloro che dicono che la Chiesa di Dio non possa rimettere tutti i peccati. Pertanto quei miseri, mentre non comprendono che la pietra è in Pietro, e non vogliono credere che le chiavi del regno dei cieli 96 furono date alla Chiesa, essi stessi le hanno perdute di mano.
1301. (Serm. 295,1). È il beato Pietro, il primo degli Apostoli, l’ardente amante di Cristo che meritò di ascoltare: Ed io ti dico che tu sei Pietro 2. Egli infatti aveva detto: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente 3. E Cristo a lui: Ed io ti dico che tu sei Pietro, e sopra questa pietra edificherò la mia Chiesa 4. Sopra questa pietra edificherò la fede che tu confessi. Sopra ciò che hai detto: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente, edificherò la mia Chiesa.
1302. (In ep. Io. ad Parth. tr. 10,1). È il beato Pietro, il primo degli Apostoli, l’ardente amante di Cristo che meritò di ascoltare: Ed io ti dico che tu sei Pietro 2. Egli infatti aveva detto: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente 3. E Cristo a lui: Ed io ti dico che tu sei Pietro, e sopra questa pietra edificherò la mia Chiesa 4. Sopra questa pietra edificherò la fede che tu confessi. Sopra ciò che hai detto: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente, edificherò la mia Chiesa.
1303. (Ep. 13 1,2). Se infatti si dovesse considerare la successione regolare dei vescovi che si succedono uno dopo l’altro, con tanta maggiore certezza e vantaggio dovremmo cominciare a contare dallo stesso Pietro, al quale, come rappresentante di tutta la Chiesa, il Signore disse: Su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le porte dell’inferno non la vinceranno 5.
1304. (Retr. I 21,1). In un passo, parlando dell’apostolo Pietro, ho detto che su di lui, come su di una pietra, è fondata la Chiesa·274. È l’interpretazione che vien tradotta in canto corale nei versi del beatissimo Ambrogio laddove del gallo dice: Al suo canto quello stesso che è pietra della Chiesa ha cancellato la sua colpa·275. So però di aver in seguito ed assai spesso·276 interpretato diversamente le parole del Signore: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa·277. Ho inteso cioè che su questa pietra significasse: su colui che Pietro ha testimoniato con le parole: Tu sei il Cristo, figlio del Dio vivo·278, e che pertanto Pietro, per aver ricevuto il suo nome da questa pietra, rappresentasse la persona della Chiesa che è edificata su questa pietra e ha ricevuto le chiavi del regno dei cieli·279. Non è stato detto all’Apostolo: “·tu sei pietra·”, ma: tu sei Pietro. La pietra era dunque Cristo·280, ed è per averlo testimoniato, come lo testimonia tutta la Chiesa, che Simone ebbe il nome di Pietro. Scelga il lettore quale delle due opinioni sia la più probabile.
1305. (En. in Ps. 103 s.3,2). Pietro èla pietra e la pietra è la Chiesa
1306. (In Io. ev. tr. 7,14). E’ una gran cosa che gli abbia mutato nome, e di Simone abbia fatto Pietro? Pietro deriva da pietra, e la pietra è la Chiesa: nel nome di Pietro, dunque, era raffigurata la Chiesa. Chi è più sicuro di colui che costruisce sulla pietra?
1307. (Serm. 146 1,1). Dalla lettura odierna la Carità vostra ha notato che cosa sia stato detto a Pietro dal Signore col domandargli: Mi ami? A lui quello rispondeva: Signore, tu sai che ti amo. Questo una seconda, questo una terza volta; ed alle singole frasi di quello che dava la risposta, il Signore diceva: Pasci i miei agnelli. Cristo, che pasceva anche Pietro, raccomandava a Pietro di pascere i suoi agnelli. Pietro infatti che prova poteva dare al Signore soprattutto ora che aveva immortale il corpo ed era sul punto di salire al cielo? Quasi a dirgli: Mi ami? Dimostra in questo che mi ami: Pasci le mie pecore 1. Perciò, fratelli, ascoltate con docilità che siete le pecore di Cristo, perché anche noi ascoltiamo con timore: Pasci le mie pecore. Se noi guidiamo al pascolo e abbiamo timore per le pecore, le pecore stesse come devono temere per sé? Perciò a noi deve spettare la cura, a voi l’obbedienza; a noi la vigilanza pastorale, a voi l’umiltà del gregge. Quantunque anche noi, che ci troviamo a parlare da un luogo più alto sotto i vostri occhi, ci troviamo, con il timore, sotto i vostri piedi, dopo che sappiamo che rischio comporti rendere ragione di questa sede quasi eccelsa.
1308. (Serm. 295 2.2). Fra questi, quasi ovunque non altri che Pietro meritò di impersonare la Chiesa intera. Proprio per il fatto di impersonare da solo tutta la Chiesa, meritò di ascoltare: Ti darò le chiavi del regno dei cieli 6 . Non ricevette infatti queste chiavi un solo uomo, ma la Chiesa nella sua unità. …4.4 A ragione, anche dopo la risurrezione, il Signore proprio a Pietro affidò le sue pecore da pascere. Non è infatti che, fra gli Apostoli, egli solo meritò di pascere le pecore del Signore: ma quando Cristo si rivolge ad uno solo, vuol dare risalto all’unità; in primo luogo a Pietro, perché è il primo degli Apostoli. Simone di Giovanni – dice il Signore – mi ami tu? 18 Quello risponde: Ti amo . E interrogato di nuovo, di nuovo risponde. Interrogato per la terza volta quasi non sia creduto, si rattrista. … Infine, superato quel turbamento, così risponde: Signore, tu sai tutto, tu sai che ti amo 19 … Non ti rattristare, Apostolo, rispondi una volta, rispondi di nuovo, rispondi una terza volta. Tre volte vinca la confessione nell’amore, perché tre volte nel timore fu vinta la presunzione. Bisogna sciogliere tre volte quello che tre volte è stato legato. Sciogli per amore quello che avevi legato per timore. Ma infine il Signore, una prima, una seconda e una terza volta, affidò le sue pecore a Pietro.
1309. (En. in Ps. 108,1). Ed infatti, come si dicono alcune cose che propriamente sembrano riguardare solo l’apostolo Pietro e che pure non hanno un significato compiuto se non sono riferite alla Chiesa, di cui egli è riconosciuto figura e rappresentante in forza del primato che ebbe sui discepoli
1310. (C. Faust. XXII 70). Cosa c’è dunque di strano se Pietro dopo questo peccato fu costituito pastore della Chiesa, così come Mosè dopo aver colpito l’Egiziano fu costituito capo della Sinagoga? (Trad. Sartirana)
CAPITOLO V
I successori di Pietro nel primato e autorità suprema della Sede Romana.
SOMMARIO. Agostino espone il catalogo dei vescovi romani. I Donatisti sono precisi nella linea della successione. Manca loro il particolare dell’Apostolicità. Non appartengono perciò alla Chiesa Cattolica. Nella Chiesa Cattolica Romana sempre si esercitò il primato della cattedra apostolica: 1311-1315. Nella causa dei Pelagiani i Padri del Concilio Milevitano ricorrono al Supremo Pontefice. Aurelio e altri tre insieme ad Agostino, scrivono al Papa Innocenzo chiedendo che la Sede Apostolica dichiari l’eresia di Pelagio. Con il giudizio definitivo della Santa Sede la causa è terminata. Sono stati risolti tutti i dubbi: 1316-1319. Nella cattedra dell’unità, la verità espose la dottrina. Chiunque cozza contro il muro dell’autorità della madre Chiesa, va in frantumi. Il privilegio dell’infallibilità resta nell’aiuto divino. Cristo capo della Chiesa governa il suo corpo dal cielo. Le eresie sono uscite da lei, come tralci inutili, invece la Chiesa rimane nella radice della sua vite. Ha ottenuto il massimo dell’autorità: 1320-1327.
1311. (Ep. 53 1,2). Se infatti si dovesse considerare la successione regolare dei vescovi che si succedono uno dopo l’altro, con tanta maggiore certezza e vantaggio dovremmo cominciare a contare dallo stesso Pietro, al quale, come rappresentante di tutta la Chiesa, il Signore disse: Su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le porte dell’inferno non la vinceranno 5. A Pietro infatti successe Lino, a Lino Clemente, a Clemente Anacleto, ad Anacleto Evaristo, ad Evaristo Sisto, a Sisto Telèsforo, a Telèsforo Igino, a Igino Aniceto, ad Aniceto Pio, a Pio Sotère, a Sotère Alessandro, ad Alessandro Vittore, a Vittore Zefirino, a Zefirino Callisto, a Callisto Urbano, a Urbano Ponziano, a Ponziano Antero, ad Antero Fabiano, a Fabiano Cornelio, a Cornelio Lucio, a Lucio Stefano, a Stefano Sisto, a Sisto Dionigi, a Dionigi Felice, a Felice Eutichiano, a Eutichiano Gaio, a Gaio Marcello, a Marcello Eusebio, a Eusebio Milziade, a Milziade Silvestro, a Silvestro Marco, a Marco Giulio, a Giulio Liberio, a Liberio Damaso, a Damaso Siricio, a Siricio Anastasio. In questa serie di successioni non si trova alcun vescovo donatista. Ma i Donatisti all’improvviso mandarono dall’Africa un prete da loro ordinato, il quale, come vescovo d’un piccolo numero di Africani, propagò a Roma la setta chiamata dei Montesi o dei Cutzupiti.
1312. (Ps. c. part. Don.235). | come forma hanno i rami | già recisi dalla vite. |
Ma a che serve aver la forma | se del ceppo non vivete? | |
O fratelli, su, venite: | innestatevi alla vite. | |
Che dolore è veder voi | che recisi a terra siete! | |
Tutti i vescovi elencate, | fin di Pietro dalla sede, | |
e nell’ordine dei Padri | il succedersi vedete. | |
È la pietra che non vincon | dell’inferno porte altere 22. | |
Voi che amate la pace | giudicate or la verità. |
1313. (C. epist. manich. 4,5). mi mantiene fermo la successione dei sacerdoti sulla stessa sede di Pietro apostolo, al quale il Signore affidò da pascere le sue pecore dopo la risurrezione, fino al presente episcopato;
1314. (Ep. 232,3). . Molti si sono separati dalla radice della comunione cristiana la quale si diffonde per tutto il mondo con una propagazione sicura attraverso le sedi degli Apostoli e la successione dei vescovi; ora voi vedete senza dubbio costoro come sarmenti secchi, da noi chiamati eresie e scismi,
1315. (Ep. 43 3.7). Cartagine era pure vicina ai paesi d’oltremare e celeberrima per la sua chiara fama: aveva quindi un vescovo di sì grande autorità, che poteva pure non considerare affatto la moltitudine dei nemici che avrebbero potuto cospirare contro di lui, dal momento che si vedeva unito per mezzo di lettere di comunione non solo alla Chiesa di Roma, in cui fu sempre in vigore il primato della cattedra apostolica, ma anche alle Chiese di tutte le altre regioni dalle quali il Vangelo è arrivato alla stessa Africa; bastava ch’egli fosse pronto a parlare in propria difesa, qualora i suoi avversari avessero tentato di alienargli quelle Chiese.
1316. (Ep. 176,5). Noi d’altronde crediamo che con l’aiuto di Dio nostro Signore misericordioso, il quale si degna di guidarti nei provvedimenti da prendere e di esaudire le tue preghiere, coloro che hanno idee tanto erronee e pericolose si sottometteranno all’autorità della Santità tua, ricavata dall’autorità delle Sacre Scritture, al fine di poterci rallegrare della loro conversione anziché addolorarci della loro perdizione…. Scriviamo alla Santità tua dalla Numidia ove siamo riuniti in concilio seguendo l’esempio della Chiesa di Cartagine e dei nostri colleghi d’episcopato della provincia di Cartagine, i quali – a quanto abbiamo saputo – hanno scritto su questa medesima faccenda alla Sede apostolica che la Beatitudine tua occupa gloriosamente.
1317. (Ep. 177 n. 1.3.19). Abbiamo inviato alla Santità tua due lettere di due concilii, cioè della provincia di Cartagine e della Numidia, sottoscritte da un gran numero di vescovi,… la famiglia del Cristo,… aspetta con ansia, con timore e tremore l’aiuto del Signore anche tramite la carità della Santità tua….3. Non si tratta del solo Pelagio, che forse si è corretto (e Dio voglia che sia così) ma di molti altri sparsi ovunque; essi con le loro verbose discussioni trascinano le anime deboli e ignoranti come se fossero accalappiate e con i loro sproloqui stancano perfino le anime forti e ferme nella fede. La tua Santità dovrebbe chiamarlo a Roma, esaminarlo attentamente chiedendogli qual è la grazia di cui parla, in modo che ammetta, se pur già lo ammette, che da essa siamo aiutati a evitare il peccato e a vivere santamente; oppure dovrebbe trattare la faccenda con lui per corrispondenza epistolare. Qualora poi si scoprisse che Pelagio per ” grazia ” intende quella insegnata dalla vera dottrina ecclesiastica e apostolica, solo allora la Chiesa dovrebbe assolverlo senza scrupolo, senza sotterfugi o equivoci e noi dovremmo rallegrarci della sua giustificazione….19. Quanto agli altri errori rinfacciati a Pelagio e quanto al modo con cui questi s’è difeso, la Beatitudine tua può esaminarlo nei Verbali ecclesiastici e farsene così un’idea precisa. La bontà amabilissima del tuo cuore ci perdonerà sicuramente d’avere inviato alla Santità tua una lettera forse più lunga di quanto avresti desiderato. Noi non pretendiamo con ciò d’ingrossare la sovrabbondante sorgente della tua scienza riversandovi il rigagnolo di quella nostra ma, nella dolorosa prova di questo frangente, da cui preghiamo che ci liberi Colui al quale diciamo: Non ci far soccombere alla tentazione 64, noi desideriamo solo sapere se anche il nostro rigagnolo, per quanto esiguo, scaturisce dalla medesima sorgente dalla quale sgorga anche il tuo cosi abbondante; ecco che cosa desideriamo che incontri la tua approvazione e che tu ci risponda per consolarci riguardo alla comunione della medesima unica grazia.
1318. ( Serm. 131,10). . Appunto a proposito di questa causa, sono già stati inviati alla Sede Apostolica gli Atti di due Concili; ne abbiamo avuto di ritorno anche i rescritti. La causa è finita: voglia il cielo che una buona volta finisca anche l’errore.
1319. (C. duas epist. Pel. II 3,5). con la lettera del papa Innocenzo di beata memoria, con la quale ogni dubbio sulla questione era stato spento.
1320. (Ep. 190 6,22). Pelagio e Celestio… Con l’aiuto del Salvatore, che protegge la sua Chiesa,.. sono stati condannati in tutto il mondo Cristiano…
1321. (Ep. 105 5,16). In realtà le cose che insegnano non sono loro ma di Dio, il quale ha stabilito sulla cattedra dell’unità la vera dottrina.
1322. (Serm. 294,18.17). Questo è in potere dell’autorità della madre Chiesa, questo concede il canone di verità stabilito: chiunque cozza contro questa forza, contro questo muro inespugnabile ne resta annientato.
1323. (De symb. ad cath. 6,14). Ma la stessa Chiesa è santa, una, vera, cattolica, che combatte contro tutte le eresie; combattere può, ma non essere vinta. Tutte le eresie sono uscite da lei ma come gli inutili tralci tagliati via dalla vite. Essa rimane sulla sua radice, nella sua vite, nella sua carità. Le porte degli inferi non prevarranno su di lei 40.
1324. (Serm. 341 4,5). Alcuni fratelli deboli sono stati turbati dalla questione degli Ariani, ma per misericordia del Signore la fede cattolica ha vinto. Egli infatti non ha abbandonato la sua Chiesa e se ha lasciato che fosse temporaneamente turbata, lo ha fatto perché stesse sempre in rapporto di supplica con lui e da lui fosse rinsaldata come su ferma roccia.
1325. (De nupt. et concup. I 20,22). nessuna novità eretica può distruggere o mutare nella Chiesa di Cristo, perché il capo regge e aiuta l’intero suo corpo, piccoli e grandi.
1326. (En in Ps. 56,1). Il capo è il nostro Salvatore,… Il suo corpo è la Chiesa: non questa o quella in particolare, ma quella che è diffusa in tutto il mondo.
1327. (De ut. cred. 17,35). Considerando, dunque, un aiuto di Dio così grande, un progresso ed un esito altrettanto grande, esiteremo a metterci al sicuro nel grembo della sua Chiesa, che, dalla sua istituzione come Sede apostolica, attraverso la successione dei vescovi fino al riconoscimento del genere umano, malgrado le invettive degli eretici – che peraltro sono stati condannati in parte dal giudizio del popolo stesso, in parte dall’autorevolezza dei concili, in parte anche dalla grandiosità dei miracoli- ha ottenuto il massimo grado di autorità? Rifiutarle questo ruolo preminente di certo è indice di somma empietà o di una sconsiderata arroganza.
CAPITOLO VI
La Chiesa come società visibile, una e cattolica.
SOMMARIO. Vari nomi della Chiesa. Si chiama Chiesa anche l’edificio dove i fedeli si riuniscono, e anche la stessa riunione di fedeli. La Chiesa diffusa in tutto il mondo è il Corpo Mistico di Cristo, ovvero società con la quale diventiamo il corpo del Figlio di Dio: 1328-1333. La Religione Cristiana crebbe dopo il battesimo di Cristo, quando cominciò ad avere i discepoli. La fede è stata definita con la resurrezione di Cristo. La Chiesa ebbe inizio il giorno di Pentecoste, quando discese lo Spirito Santo. Molte migliaia la Chiesa convertì nel suo corpo e col battesimo aderirono al capo Cristo. La Chiesa cominciando da Gerusalemme si diffuse a tutti i popoli. La pietra indicata dal monte, cioè Cristo, è diventata un grande monte e ha riempito la terra. La Chiesa è la città posta sopra il monte. Visibile a tutti. Il carisma delle lingue ha designato l’universalità della Chiesa. I Donatisti hanno soltanto due lingue, il latino e il punico. Dall’unità cattolica argomenta contro i Donatisti: 1334-1340.
1328. (Quaest. in Hept. III q.80). L’edificio che viene chiamato chiesa, anche quando non avesse le mura, si chiama ugualmente chiesa. (Trad. Sartirana)
1329. (Quaest. in Hept. III q.57,3). L’usanza del parlare quotidiano è invalsa a far sì che si dice: ” andare in chiesa “, o ” rifugiarsi nella chiesa ” solo di uno che sia andato o si sia rifugiato in quel luogo e nelle sue pareti in cui è contenuta la comunità della Chiesa.
1330. (In Io ev. tr. 6,6). Cosa siamo noi? O cosa siete voi? Che cosa se non la chiesa di Dio, che è conosciuta da tutti? (Trad. Sartirana)
1331. (En. in Ps. 127 n.3). Un unico uomo, Cristo, sono i cristiani insieme col loro capo che ascese al cielo. Non lui un individuo singolo e noi una moltitudine, ma noi, moltitudine, divenuti uno in lui che è uno. Cristo dunque, capo e corpo, è un solo uomo. E qual è il corpo di Cristo? La sua Chiesa.
1332. (ib. 56,1). Il Cristo totale è capo e corpo: voi lo sapete bene. Il capo è il nostro Salvatore… Il suo corpo è la Chiesa: non questa o quella in particolare, ma quella che è diffusa in tutto il mondo.
1333. (Serm. 71 17,28). A lui infatti spetta l’azione… in virtù della quale diventiamo l’unico corpo dell’unico Figlio di Dio.
1334. (De civ. Dei XVIII 54,1). Anche se non fissiamo l’inizio di questo evento storico alla sua nascita, perché da bambino e da fanciullo non aveva discepoli, tuttavia quando iniziò ad averli, si manifestarono mediante la sua presenza fisica la dottrina e la religione cristiana, cioè dopo che fu battezzato nel fiume Giordano con la funzione ministeriale di Giovanni. Perciò parlando di lui la profezia aveva premesso: Dominerà da un mare all’altro, dal fiume fino ai confini della terra 231. Perciò prima che subisse la Passione e risuscitasse dai morti, la fede non era stata ancora stabilita per tutti. Fu stabilita nella risurrezione del Cristo, … Quindi nel risolvere il problema prendiamo le mosse da quel tempo, soprattutto perché allora fu mandato anche lo Spirito Santo,
1335. (C. Cresc. Donat. IV 54,64). Lì, infatti, Cristo non solo ha sofferto, ma è anche risorto; di là è salito al cielo e lì nel giorno di Pentecoste ha inviato lo Spirito Santo dal cielo su centoventi uomini riuniti insieme per colmarli di lui; là un giorno accolse nel suo corpo tremila credenti e un altro giorno cinquemila che si erano convertiti; da lì la Chiesa si diffuse e si diffonde con i suoi frutti a tutta la Giudea e alla Samaria e a tutti gli altri popoli del mondo intero. Predisse questo ai suoi discepoli e nell’imminenza dell’ascensione al cielo disse loro: Voi mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra 55. Questa, dunque, è la Chiesa che comincia da Gerusalemme e si espande con una fecondità così palese fra tutte le genti, da obbligarti a confessare che ” grazie alla Provvidenza divina il mondo intero ogni giorno si volge al nome cristiano “;
1336. (Serm. 116 7,7). I popoli ascoltino, abbraccino la fede; si moltiplichino i fedeli, dal sangue dei martiri nasca la sposa del Signore imporporata del loro sangue 25. Per opera di essa inoltre quanti altri fedeli si sono aggiunti, quante altre membra si sono unite al capo e ancora adesso sono unite e credono! Anch’essi hanno ricevuto il battesimo come lo riceveranno altri, e altri ancora verranno dopo di noi.
1337. (In epist. Io. tr. I,13). Poiché chi odia il proprio fratello sta nelle tenebre e cammina nelle tenebre e non sa dove va. Che gran cosa, fratelli miei; fate attenzione, ve ne preghiamo. Chi odia il proprio fratello cammina nelle tenebre e non sa dove va, perché le tenebre l’hanno accecato (1 Gv 2, 11). Chi è più cieco di coloro che odiano i propri fratelli? E lo vedete che sono ciechi poiché sono andati a sbattere contro la montagna…. Questa pietra che è stata staccata dal monte senza concorso di mano umana non è forse il Cristo, nato dalla stirpe regale di Giuda, senza concorso di uomo? Non è lui quella pietra che ha infranto tutti i regni del mondo, cioè tutte le dominazioni degli idoli e dei demoni? Non è lui quella pietra che, cresciuta fino a divenire un gran monte, ha riempito tutto l’universo (cf. Dn 2, 34-35)?… Quando gli uomini vogliono, ad esempio, vedere la luna nuova, dicono: Ecco la luna, eccola là; se poi sono presenti persone incapaci di individuarla e che dicono: dove è?, allora si alza il dito perché la vedano…. E’ cosí che noi o fratelli, mostriamo la Chiesa? Non è cosa visibile chiaramente? Non ha essa raccolto nel suo seno tutte le genti? Non si verifica la promessa fatta tanti anni or sono ad Abramo: che le genti sono benedette nel suo seme (cf. Gn 22, 18)? La promessa fu fatta ad un solo credente, ed il mondo si è riempito di migliaia di credenti. Ecco il monte che copre tutta la superficie della terra: ecco la città della quale fu detto: Non può una città, edificata su una cima, restare nascosta (Mt 5, 14). Ma quelli vengono a urtare contro la montagna…. Negli ultimi giorni, sarà visibile il monte della casa del Signore, stabilito sulla cima delle montagne. C’è qualcosa più visibile di una montagna? Ma ci sono anche monti sconosciuti, perché occupano uno spazio limitato della terra…. Ma il monte di cui parliamo non è come questi, perché esso occupa tutta la superficie della terra; di esso si dice: E’ collocato sulla cima dei monti. Esso dunque sorpassa le cime di tutti gli altri monti. E tutte le nazioni accorreranno verso di esso, dice Isaia (Is 2, 2). Chi può sbagliare sentiero su questo monte?… Chi non conosce la città che sorge sulla sua cima? Non meravigliatevi se esso è ignorato da coloro che odiano i fratelli: costoro infatti camminano nelle tenebre, e non sanno dove vanno, perché le tenebre hanno accecato i loro occhi. Essi non vedono il monte: c’è motivo di meravigliarsene, dal momento che non hanno occhi? Ma perché non hanno occhi? Perché le tenebre li hanno accecati. Ne abbiamo una prova? Sì: essi odiano i loro fratelli; urtatisi coi loro fratelli d’Africa, si separano da tutti gli altri, perché non sopportano per la pace di Cristo quelli che essi infamano, e sopportano, per sostenere Donato, quelli che essi condannano.
1338. (En. in Ps. 57,9). È apparsa la città posta sopra il monte, la città che non può essere nascosta. La lucerna destinata ad illuminare tutti coloro che sono nella casa è stata posta sul candelabro 33 . A chi è nascosta, infatti, la Chiesa di Cristo? Dove è nascosta la verità di Cristo? Non è forse, costei, quel monte che crebbe da una piccolissima pietra e riempì l’intera faccia della terra 34 ?
1339. (In epist. Io. tr. II,2). Perché occorreva che il Cristo patisse e risorgesse? Perché in tutti i confini della terra si ricorderanno del Signore e a lui si rivolgeranno e tutte le nazioni si prosterneranno al suo cospetto (Sal 21, 28). Anche qui il salmo, affinché comprendiate che Cristo doveva patire e risorgere, aggiunge dell’altro per attirare la nostra attenzione sopra la sposa, dopo averla attirata sopra lo sposo. Dice dunque: La penitenza e la remissione dei peccati saranno predicati nel suo nome fra tutte le genti, incominciando da Gerusalemme (Lc 24, 47). Fratelli, sentendo queste parole, fissatele bene nella memoria. Nessuno può dubitare che la Chiesa non sia presente in tutto il mondo; nessuno può dubitare che essa ha avuto inizio da Gerusalemme ed ha raggiunto tutte le nazioni. Abbiamo conosciuto il campo dove fu piantata la vite: quando questa ormai è cresciuta, non riconosciamo più il campo, avendolo essa tutto ricoperto. Da dove ha preso l’avvio? Da Gerusalemme. Dove è giunta? A tutte le genti. Poche ne mancano, ma presto le raggiungerà tutte. Frattanto mentre giunge a tutte, l’agricoltore ha ritenuto necessario tagliare alcuni rami inutili, che produssero eresie e scismi…. E’ manifesto a tutti che Cristo è morto,… anche la Chiesa si mostra a tutti chiaramente, poiché nel suo nome viene predicata la penitenza e la remissione dei peccati a tutti i popoli. Da dove la Chiesa ha avuto inizio? Da Gerusalemme. Colui che sentendo queste cose non vede la grande montagna e chiude gli occhi davanti alla luce che brilla sul candelabro, è uno stolto ed uno sciocco ed è senz’altro un cieco.
1340. (ib. tr. II,3). Cristo volle che vi restassero i suoi discepoli per inviare ad essi, qui, lo Spirito Santo. La Chiesa prese le mosse appunto là dove stavano insieme centoventi persone. Il loro numero di dodici si era decuplicato. Stavano dunque insieme centoventi persone e venne lo Spirito Santo e riempì tutto il luogo… Essi incominciarono a parlare in lingue diverse, come lo Spirito dava loro di parlare (At 2, 4). Ciascuno dei presenti che erano Giudei provenienti da popoli diversi, riconosceva il proprio linguaggio e tutti si meravigliarono che persone non istruite e rozze avessero imparato non una o due lingue ma quelle addirittura di tutti i popoli. Si mostrava così che laddove tutte le lingue risuonavano, tutte avrebbero aderito alla fede. Ma costoro che amano tanto Cristo e non vogliono aver nulla a che fare con la città che l’uccise, onorano Cristo a loro modo, dicendo che egli ha dato la preferenza a due sole lingue, la latina e la punica, cioè l’africana. Cristo si sarebbe dunque legato a due sole lingue? Quelle che sono usate nel partito di Donato, dove non se ne conoscono altre? Stiamo all’erta, o fratelli, e consideriamo invece il dono dello Spirito di Dio; crediamo quanto di lui fu detto in precedenza, facendo sì di veder realizzato quanto già fu predetto nel salmo: Non c’è lingua, non ci sono parole di cui non si è sentito il suono (Sal 18, 4)…. Perché è avvenuto ciò? Perché egli ha posato la sua dimora nel sole (Sal 18, 6), cioè sotto gli occhi di tutti. Questa dimora è la sua carne, cioè la sua Chiesa, ch’è posta sotto la luce del sole, non nelle tenebre della notte ma nella chiarezza del giorno. Perché allora quelli non lo riconoscono? Ritornate con la mente alla lettura,… e vedete perché non lo riconoscono: Chi odia suo fratello cammina nelle tenebre e non sa dove va, perché le tenebre hanno accecato i suoi occhi (1 Gv 2, 11). Sentiamo dunque ciò che segue, affinché non rimaniamo nelle tenebre. Come non trovarci nelle tenebre? Amando i fratelli. Quale la prova che amiamo i fratelli? Questa: che non rompiamo l’unità ed osserviamo la carità.
CAPITOLO VII
Continuazione degli argomenti precedenti.
SOMMARIO. Continuazione della discussione con i Donatisti. Tutti i fedeli parlano la stessa lingua nell’unità della fede. L’ eresia è la voce discorde nel coro di Cristo. Lo scisma ha origine dalla superbia, dall’invidia, e da futili discussioni. Gli eretici violano l’unità della fede, gli scismatici offendono la carità: 13411-1347. La Chiesa universale è vergine per la purezza della fede. I Donatisti divisero la Chiesa: nella parte dei Donatisti la vergine è corrotta. La spartizione in quattro della veste di Cristo denota l’universalità della Chiesa. La tunica integra invece esprime l’unità della Chiesa. Perché la Chiesa viene chiamata cattolica?: 1348-1353. Profezie sulla cattolicità della Chiesa. Quasi ogni pagina della Scrittura non annuncia se non la Chiesa diffusa in tutto il mondo. Le profezie si compiono nella Cattolica (Chiesa). La via apologetica della cattolicità. L’universalità dimostra dunque la vera Chiesa, affinché attraverso la Chiesa che vediamo (sposa e corpo) crediamo in Cristo (sposo e capo) che non vediamo. Gli eretici, quelli di qua e quelli di là, non vedono niente da nessuna parte. La vite cresce, i tralci staccati seccano. Come potrà la Chiesa universale perdere l’eredità e restare sola in Africa? Non resta che lasciare ai Donatisti di digerire le argomentazioni. Esortazione perché entrino bnella Chiesa cattolica: 1352-1362.
1341. (C. Cresc. III 3,3). noi contestiamo due vostri comportamenti errati: uno, il vostro errore sulla questione del battesimo; l’altro, che vi siete separati da quelli che su questo punto professano la verità.
1342. (En in PS. 54,11). Per colpa degli uomini superbi furono divise le lingue; grazie agli umili Apostoli le lingue sono state riunificate. Lo spirito di superbia diversificò le lingue; lo Spirito Santo le ha riunificate. Quando, infatti, venne lo Spirito Santo sopra i discepoli, essi cominciarono a parlare in tutte le lingue e furono compresi da tutti 43 . Le lingue, che erano state divise, furono riunite in una sola. Ne consegue che, se ancora incrudeliscono i pagani, è bene che le loro lingue siano divise. Vogliono una sola lingua? Vengano alla Chiesa! In essa troveranno che, pur restando invariata la diversità delle lingue della carne, una sola è ormai, nella fede del cuore, la lingua dell’umanità. Sommergili, o Signore, e dividi le loro lingue.
1343. (Serm. 268,1). Parlava ogni singola persona le lingue di tutti i popoli: è l’unità della Chiesa nelle lingue di tutti i popoli. Ecco, anche con questo fatto viene raccomandata l’unità della Chiesa cattolica diffusa in tutto il mondo.
1344. (C. Iul. I 14). Non c’è motivo pertanto che tu ti appelli ai vescovi dell’Oriente. Anch’essi sono cristiani e una sola è la fede delle due parti della terra: la fede cristiana.
1345. (En in PS 149,7). Lodino il suo nome in coro. Che cosa rappresenta il coro? Molti sanno cosa sia un coro, anzi, dal momento che parliamo in [questa] città, lo sanno quasi tutti. Il coro è un complesso di cantori che cantano insieme. Se cantiamo in coro dobbiamo cantare d’accordo. Quando si canta in coro, anche una sola voce stonata ferisce l’uditore e mette confusione nel coro stesso. Se la voce di uno che canta in maniera inopportuna disturba l’accordo dei cantanti, non disturberà l’eresia con le sue stonature l’accordo delle voci che lodano Dio? Ormai tutto il mondo è un coro di Cristo: e questo coro di Cristo canta in perfetta armonia dall’oriente all’occidente.
1346. (C. epist. Parm. III 5,28). Non c’è, quindi, nessuna sicurezza di unità, tranne la Chiesa proclamata dalle promesse di Dio, la quale, essendo stata posta sul monte, come si è detto, non può restare nascosta, ed è quindi necessario che sia conosciuta in tutte le regioni della terra. Teniamo come punto fermo ed incrollabile, che i buoni non possono separarsi da essa;… Sicché, in qualunque regione della terra sono avvenuti o avvengono o avverranno gli scismi, le altre regioni della terra, che sono lontane e che non sanno se essi sono veramente avvenuti e perché sono avvenuti, e che, ciononostante, restano nel vincolo dell’unità con il mondo, hanno la stessa ferma certezza che a farlo non possono essere stati che individui pazzi per il tumore della superbia o insani per il livore dell’invidia o corrotti dalla comodità secolare o perversi per il timore carnale.
1347. (De fide et symb. 10,21). Ma gli eretici, poiché hanno idee errate intorno a Dio, tradiscono la fede stessa; gli scismatici a loro volta, con le loro ingiuste separazioni, rompono con la carità fraterna, benché credano le stesse verità che noi crediamo. Perciò la Chiesa cattolica non comprende né gli eretici, perché ama Dio, né gli scismatici, perché ama il prossimo.
1348. (In Io ev. tr. 13 12,13). perché vi ho fidanzati a un solo sposo, per presentarvi a Cristo quale vergine pura. Che cosa temi dunque? perché sei geloso? Temo – egli risponde – che, come il serpente con la sua astuzia sedusse Eva, così le vostre menti si lascino corrompere, sviandosi dalla semplicità e dalla purezza nei riguardi di Cristo (2 Cor 11, 2-3). La Chiesa tutta intera viene chiamata vergine…. Le altre membra, conservano la verginità, ma nello spirito. Cos’è la verginità dello spirito? Una fede integra, una speranza solida, una carità sincera. Era questa la verginità che l’Apostolo, geloso per lo sposo, temeva venisse corrotta dal serpente…. 13. Cosa possiamo rispondere, o fratelli, quando gli eretici si vantano di avere anch’essi delle vergini, e non poche? Vediamo se amano lo sposo, perché si possa dire che questa verginità è davvero custodita. Per chi è custodita? E’ custodita per Cristo, si risponde. Vediamo se è per Cristo, o se è per Donato; lo potete vedere subito. Ecco, vi presento lo sposo, anzi egli stesso si presenta. Giovanni gli rende testimonianza: E’ lui che battezza. O tu che sei vergine, se a questo sposo serbi la tua verginità, perché corri da quell’altro che dice: Sono io che battezzo, quando l’amico del tuo sposo dice: E’ lui che battezza? Inoltre, al tuo sposo appartiene tutto il mondo; perché allora ti lasci corrompere per una parte sola? Chi è lo sposo? Dio è il re di tutta la terra (Sal 46, 8). Il tuo sposo è padrone di tutto perché ha comperato tutto. Guarda a quale prezzo ha comperato e capirai che cosa ha comperato. Quale prezzo ha pagato? Il suo sangue. Dove l’ha dato, dove ha versato il suo sangue? Nella passione. Non canti forse al tuo sposo, … in quel tempo nel quale è stato redento tutto il mondo: Mi hanno trafitto mani e piedi, possono contare tutte le mie ossa; essi mi stanno a guardare; si sono divise le mie vesti, ed hanno tirato a sorte la mia tunica (Sal 21, 17-19)?Se tu sei la sposa, riconosci la tunica del tuo sposo. Qual è la tunica che è stata tirata a sorte? Interroga il Vangelo, vedi a chi sei stata data in sposa, vedi da chi hai ricevuto il dono nuziale. Interroga il Vangelo, … Era lì la sua tunica. Ma come era fatta? Era senza cucitura, intessuta tutta d’un pezzo dall’alto in basso. Eche cosa significa questa tunica, intessuta tutta d’un pezzo dall’alto, se non la carità? che cosa significa se non l’unità? Considera bene questa tunica, che neppure i persecutori di Cristo osarono dividere. Infatti, dissero tra di loro: Non dividiamola, ma tiriamola a sorte (Gv 19, 23-24). Tieni conto di ciò che hai udito nel salmo. I persecutori non han voluto stracciare la tunica, i cristiani dividono la Chiesa.
1349. (ib. 14,16.17). Ma che dire, o fratelli? Vediamo più esplicitamente quel che Cristo acquistò. Egli comprò allorché pagò il prezzo. Per quanta parte del mondo lo diede? Se lo ha dato solo per l’Africa, possiamo essere donatisti; senza doverci chiamare donatisti ma semplicemente cristiani, se Cristo ha comprato soltanto l’Africa: sebbene anche in Africa non vi siano soltanto donatisti. Ma egli, nell’atto di acquistare, dichiarò ciò che stava comprando…. Ascoltate che cosa acquistò sulla croce: Si ricorderanno e si volgeranno al Signore gli estremi confini della terra, e cadranno in ginocchio davanti a lui tutte le famiglie dei popoli: perché suo è il regno, e su tutte le nazioni egli dominerà (Sal 21, 28-29). Ecco quello che acquistò. Ecco, Dio re di tutta la terra è il tuo sposo. Perché allora vuoi ridurre a pochi panni uno che è così ricco? Riconoscilo, egli ha comprato tutto; e tu gli dici: qui è la tua parte! Oh, se tu piacessi veramente al tuo sposo! se tu non parlassi così perché sei corrotta e, quel che è peggio, non nella carne ma nel cuore! Tu ami un uomo al posto di Cristo; tu ami uno che dice: Sono io che battezzo. E non dai retta all’amico dello sposo che dice: E’ lui che battezza (Gv 1, 33);… E’ quindi evidente, fratelli miei, che a costoro nulla giova conservare la verginità, praticare la continenza, fare elemosine: tutte queste cose che nella Chiesa vengono raccomandate, ad essi non giovano, perché fanno a pezzi l’unità, cioè la tunica della carità…. E’ quindi evidente, fratelli miei, che a costoro nulla giova conservare la verginità, praticare la continenza, fare elemosine: tutte queste cose che nella Chiesa vengono raccomandate, ad essi non giovano, perché fanno a pezzi l’unità, cioè la tunica della carità….17. Vediamo, allora, se ha la carità. Potrei crederlo, se non avesse diviso l’unità.
1350. (ib tr. 118,4). Qualcuno si domanderà che cosa significhi la divisione delle vesti in quattro parti e il sorteggio della tunica. La veste del Signore Gesú Cristo, divisa in quattro parti, raffigura la sua Chiesa distribuita in quattro parti, cioè diffusa in tutto il mondo, che appunto consta di quattro parti e che gradualmente e concordemente realizza la sua presenza nelle singole parti. E’ per questo motivo che, altrove, il Signore dice che invierà i suoi angeli per raccogliere gli eletti dai quattro venti (cf. Mt 24, 31), cioè dalle quattro parti del mondo: oriente, occidente, aquilone e mezzogiorno. Quanto alla tunica tirata a sorte, essa significa l’unità di tutte le parti,… Qualcuno si domanderà che cosa significhi la divisione delle vesti in quattro parti e il sorteggio della tunica. La veste del Signore Gesú Cristo, divisa in quattro parti, raffigura la sua Chiesa distribuita in quattro parti, cioè diffusa in tutto il mondo, che appunto consta di quattro parti e che gradualmente e concordemente realizza la sua presenza nelle singole parti. E’ per questo motivo che, altrove, il Signore dice che invierà i suoi angeli per raccogliere gli eletti dai quattro venti (cf. Mt 24, 31), cioè dalle quattro parti del mondo: oriente, occidente, aquilone e mezzogiorno. Quanto alla tunica tirata a sorte, essa significa l’unità di tutte le parti,
1351. (C. litt. Pet. II 38,90-91). Petiliano: ” Se voi dite di avere la Cattolica, sapete che catholicos è un vocabolo greco, che significa unico o tutto. Ma voi non siete nel tutto, perché vi siete ritirati in un partito… . 91. Agostino: Per la verità della lingua greca io ho imparato pochissimo, anzi quasi niente; eppure non credo di essere spudorato se dico di sapere che olon non significa uno solo, ma tutto, e kaq_olon, secondo il tutto, donde l’appellativo di Cattolica, come dice il Signore: Non spetta a voi sapere i tempi o i momenti che il Padre ha posto in suo potere; ma riceverete su di voi la potenza dello Spirito Santo, e mi sarete testimoni in Gerusalemme e in tutta la Giudea e nella Samaria e fino agli estremi confini della terra 153. Ecco perché si chiama Cattolica. Ma voi andate ad urtare ad occhi così chiusi contro il monte che, secondo la profezia di Daniele, crebbe da una piccola pietra e riempì tutta la terra 154, da dirci che ci siamo ritirati in un partito e non siamo in quel tutto, la cui comunione si diffonde in tutta la terra.
1352. (De vera rel. 7,12). Dobbiamo attenerci alla religione cristiana e alla comunione della sua Chiesa, che è cattolica ed è chiamata tale non solo dai suoi membri, ma anche da tutti i suoi nemici. Lo vogliano o no, infatti gli stessi eretici e i sostenitori di scismi, quando parlano non fra loro ma con gli estranei, chiamano cattolica soltanto la Chiesa cattolica. Del resto, non riuscirebbero a farsi comprendere se non la distinguessero con il nome con cui è designata da tutto il mondo.
1353. (Ep. 93 7,23). Tu poi hai l’impressione di fare un ragionamento sottile quando spieghi che la denominazione di ” Cattolica ” è stata data alla Chiesa non per il fatto che la comunione di tutti i Cristiani è sparsa in tutto il mondo, ma dal fatto che osserva tutti i Comandamenti di Dio e tutti i Sacramenti! Ma, anche ammesso che la Chiesa venga denominata ” Cattolica ” forse perché conserva realmente intatto l’intero patrimonio della verità rivelata (sebbene alcune particelle di essa si trovino pure nelle diverse eresie), noi, come argomento per dimostrare che la vera Chiesa è quella diffusa tra tutti i popoli, non ci serviamo di tale denominazione, ma delle promesse di Dio, come pure delle numerose e chiare profezie della sacra Scrittura!
1354. (Serm. 46,33). Citami una sola riga della Scrittura che sia favorevole allo scisma di Donato. Ascolta invece le innumerevoli testimonianze in prò della Chiesa universale. Chi potrà contarle? chi esaurirle? Tuttavia, tanto per ricordarne qualcuna, odi la Legge, il testamento primitivo di Dio. Nella tua discendenza saranno benedette tutte le genti 137. Nel salmo: Chiedi a me, e io ti darò in eredità le genti, i confini della terra in tuo possesso 138. Si ricorderanno e si volgeranno al Signore tutti i confini della terra, e lo adoreranno tutte le famiglie delle genti, poiché suo è il dominio e lui governerà le genti 139. Cantate al Signore un cantico nuovo; cantate al Signore, [o uomini di] tutta la terra 140. E: Lo adoreranno tutti i re della terra, tutte le genti lo serviranno 141. Chi sarà in grado di citare [tutti i passi]? Non c’è pagina, si può dire, in cui non si parli di Cristo e della Chiesa diffusa su tutta la terra.
1355. (Ep. ad cathol. c-. Donat. 19,59). E’ necessario predicare la conversione e la remissione dei peccati a tutte le nazioni, incominciando da Gerusalemme 200. Questo sta scritto nella Legge, nei Profeti e nei Salmi, come attesta lui stesso 201. Questo è stato raccomandato dalla sua bocca, e noi lo crediamo. Queste sono le prove della nostra causa, questi i fondamenti, gli argomenti.
1356. (En. in Ps 147,19). Difatti la Chiesa si dilaterà finché non si sia estesa a tutte le lingue. Com’è cresciuto ciò che voi avete abbandonato! Possedete insieme con noi le regioni dove si è spinta, e perverrete con noi anche a quelle regioni che ancora non ha raggiunte. Io parlo tutte le lingue: te lo posso dire con tutta franchezza. Sono nel corpo di Cristo, sono nella Chiesa di Cristo. Ora, se il corpo di Cristo già al presente parla tutte le lingue, anch’io sono là dove si parlano tutte le lingue. Mia è la lingua greca, la lingua siriaca, la lingua ebraica; mia è la lingua di tutte le genti perché io sono nell’unità di tutte le genti.
1357. (Serm. 238,3). . Eccoti quindi lo sposo: Bisognava che il Cristo patisse e il terzo giorno risuscitasse dai morti. Sta’ saldo in ciò che riguarda il capo; ma ascolta anche quanto è detto del corpo. Cos’è infatti quel che ci siamo proposti di dimostrare? Che, dopo aver ascoltato lo sposo, riconosciamo i segni distintivi della sposa. E che nel suo nome fossero predicati la conversione e il perdono dei peccati. Dove? A cominciare da che luogo? fino a che limite? A tutte le genti cominciando da Gerusalemme 6. Ecco com’è la sposa. Che nessuno ti spacci racconti favolosi! che gli eretici furibondi cessino dall’abbaiare dietro gli angoli! La Chiesa è diffusa per l’universo tutto intero: tutte le nazioni rientrano nell’ambito della Chiesa. Che nessuno vi inganni! Tale è la vera Chiesa, tale è la Cattolica. Cristo noi non l’abbiamo veduto, ma la Chiesa la vediamo. Abbiamo fede in lui! Diversamente da noi, gli Apostoli vedevano Cristo e credevano nella Chiesa. Una cosa la vedevano, nell’altra credevano; e questo vedere una cosa e in un’altra credere capita anche a noi, ma in senso inverso. Essi vedevano Cristo e credevano nella Chiesa che non vedevano; noi vediamo la Chiesa e dobbiamo credere in Cristo che non vediamo. Aderendo saldamente a ciò che vediamo, giungeremo a vedere colui che ora non vediamo. Ne segue che dobbiamo conoscere bene lo sposo e la sposa, che identifichiamo a dovere riconoscendoli attraverso le loro tavole. In tal modo sarà esclusa ogni controversia riguardo a nozze così sante.
1358. (Serm. 46, 18). Non che gli eretici siano tutti in ogni parte della terra, ma di eretici ce ne sono dovunque in tutta la terra. Gli uni qui, gli altri là, ma non c’è luogo che ne sia esente, al segno che gli stessi eretici non si conoscono fra loro. Una setta in Africa, un’altra in Oriente, un’altra ancora in Egitto o in Mesopotamia, tanto per far degli esempi. In luoghi diversi diverse eresie, ma generate tutte dalla stessa madre: la superbia, come unica è anche la nostra madre, la Chiesa cattolica, che ha generato tutti i cristiani fedeli sparsi in tutto il mondo. Né c’è da stupirsi che l’orgoglio produca disgregazione, mentre l’amore produce unità. Orbene, questa madre che è la Chiesa cattolica, e il pastore che la regge, in ogni luogo ricerca gli smarriti, rafforza i deboli, cura i malati, fascia gli spezzati, eretici distinti gli uni dagli altri, al segno che non si conoscono fra loro. La Chiesa al contrario li conosce tutti poiché è a contatto con tutti. Vi fo degli esempi. La setta di Donato è in Africa, mentre gli eunomiani in Africa non ci sono. Ebbene, qui nell’Africa insieme con la setta di Donato c’è la Chiesa cattolica. Gli eunomiani sono in oriente, dove non c’è lo scisma donatista. Ebbene, in oriente insieme con gli eunomiani c’è la Chiesa cattolica. Questa Chiesa infatti è come una vite: sviluppandosi si è estesa per tutto il mondo 71; gli eretici al contrario sono rami inutili e quindi, appunto perché infruttuosi, sono stati recisi dalle forbici dell’agricoltore. La vite è stata potata, non tagliata alle radici, mentre i rami secchi, tagliati, sono rimasti sul luogo della potatura.
1359. (Ep. 49,3). Ti chiedo dunque che non ti dispiaccia di rispondere per qual motivo – ammesso che tu lo conosca – è accaduto che Cristo abbia perduta la sua eredità sparsa per tutta la terra e rimasta confinata d’improvviso nella sola Africa, anzi neppure nell’intera Africa. Certo la Chiesa Cattolica è pure in Africa, poiché Dio volle e predisse che fosse in tutte le parti della terra, ma il vostro partito, che prende nome da Donato, non esiste in quelle località in cui furono indirizzare le lettere e vi si svolse la predicazione e l’attività degli Apostoli.
1360. (Ep. ad cathol. c. Donat. 25,75). Ma voi, fondandovi su tante testimonianze, molto evidenti, della Legge, dei Salmi, del Signore stesso e degli Apostoli, circa la Chiesa santa di Dio, diffusa in tutto il mondo, esigete da costoro che vi mostrino chiare testimonianze dei Libri canonici sull’Africa, relative al partito di Donato. Non è, infatti, assolutamente possibile, come ho già detto, che una Chiesa, destinata a scomparire tanto presto da tutte le nazioni, come essi dicono e come Dio non voglia, sia stata proclamata con tutte queste testimonianze, con tanta sublimità e tanta certezza, mentre di questa che essi considerano loro e che, come dicono, rimarrà fino alla fine, si sia taciuto.
1361. (In ep. Io. tr. II,3). Quando diciamo a questa gente: Se siete cristiani cattolici, dovete essere in comunione con quella Chiesa dalla quale il Vangelo è diffuso in tutto il mondo; quando diciamo loro: dovete essere uniti alla vera Gerusalemme,
1362. (In Io. ev. tr. 6,15). Vieni, la colomba ti chiama, con i suoi gemiti ti chiama. E’ a voi che mi rivolgo, o miei fratelli: Chiamate gemendo, non polemizzando; chiamate pregando, chiamate invitando cordialmente, chiamate facendo penitenza; dalla vostra carità comprendano che siete in pena per loro. Sono certo, fratelli miei, che se vedranno il vostro dolore, rimarranno confusi e torneranno alla vita. Vieni, dunque, vieni e non temere. Devi temere se non vieni; anzi più che temere, dovresti piangere. Vieni, sarai contento se verrai; gemerai, sì, nelle tribolazioni della peregrinazione, ma gioirai nella speranza. Vieni dove è la colomba, cui è stato detto: Unica è la mia colomba, l’unica di sua madre (Ct 6, 8). Vedi l’unica colomba sul capo di Cristo, e non vedi le lingue nell’universo mondo? E’ il medesimo Spirito che si manifesta per mezzo della colomba, e si manifesta per mezzo delle lingue: e se è il medesimo Spirito, quello che si manifesta per mezzo della colomba e per mezzo delle lingue, vuol dire che lo Spirito Santo è stato elargito al mondo intero, dal quale ti sei isolato per gracchiare insieme al corvo invece di gemere insieme alla colomba. Vieni, dunque.
CAPITOLO VIII
La Chiesa è santa anche se non tutti i suoi membri sono santi.
SOMMARIO. Chiesa santa è corpo di Cristo capo, Chiesa è santa, Chiesa è dei Santi, la Chiesa è cattolica. Santi sono i suoi sacramenti; santa la sua dottrina. La santità morale fiorisce anche in molti membri della Chiesa. La santità è argomento di verità della Chiesa: 1363-1369. In quanto la chiesa è santa, non può ammettere la dottrina dei Donatisti e dei Pelagiani, per quanto siano ancora membri giusti della Chiesa. Altri sono nella Chiesa, e anch’essi sono la stessa casa di Dio, altri poi per quanto non facciano parte della compagine della casa e società fruttifera, tuttavia appartengono alla casa. I buoni e i cattivi sono mescolati, saranno separati nel giudizio del littore, come i pesci buoni dai cattivi. La Chiesa tuttavia non viene macchiata dai peccati dei membri. Spiritualmente, o col cuore, siamo separati dai cattivi, quando non lo siamo anche con il corpo: 1370-1383. La Chiesa, che in questo secolo tollera che i cattivi siano mescolati ai buoni. è una cosa sola con la Chiesa del secolo futuro, che sarà costituita di giusti. La Chiesa gerarchica è una sola con il corpo mistico di Cristo: 1384-1390. Ai Donatisti offre un arguto dilemma: 1391-1392.
1363. (De div. quaest. 83, q.69,10). Come infatti il corpo, pur essendo uno, ha molte membra e tutte le membra del corpo, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche Cristo 334. Non ha detto: così anche di Cristo, ma: così anche Cristo, mostrando che si può giustamente parlare anche del Cristo totale, cioè il capo con il suo corpo, che è la Chiesa. In molti passi della Scrittura troviamo che si parla di Cristo in modo da intenderlo con tutte le sue membra,.. non solo del Figlio, capo della Chiesa, ma anche di tutti i santi insieme a lui, che sono uno in Cristo,.
1364. (En in Ps. 111,1). Corpo del Signore, nel significato più pieno, è infatti la santa Chiesa, che ha il suo Capo in cielo dove è asceso.
1365. (Serm. 4,11,11). Non circoscrivete la Chiesa, fratelli, a quei soli che dopo la venuta e la nascita del Signore cominciarono ad essere santi; perché tutti coloro che furono santi appartengono alla medesima Chiesa.
1366. (Serm. 214,11). Inoltre onorate, amate, predicate la santa Chiesa, madre vostra, come la santa città di Dio, la celeste Gerusalemme.
1367. (En. in Ps. 149,3). la Chiesa dei santi è la Chiesa cattolica; non è Chiesa dei santi la chiesa degli eretici. È Chiesa dei santi quella che Dio prefigurò con simboli prima che fosse visibile in se stessa, e poi mostrò a tutti perché tutti la vedessero. La Chiesa dei santi fu prima racchiusa in codici scritti, ora è diffusa fra le genti. La Chiesa dei santi fu un tempo solo oggetto di lettura; ora la si legge e la si vede.
1368. (De bapt. Don. I 14,22). : Non è il vostro battesimo che noi accettiamo: il battesimo non è né degli scismatici e né degli eretici, ma di Dio e della Chiesa, ovunque lo si trovi e dovunque lo si porti. Di vostro avete solo i sentimenti malvagi, la condotta sacrilega e l’empio scisma.
1369. (De ut. cred. 17,35). I costumi poi, quali che siano, influiscono tanto sulle menti umane che possiamo con più prontezza biasimare e condannare come riprovevole quanto in essi c’è di perverso – cosa che accade quasi sempre per il prevalere di desideri sfrenati – che abbandonarlo o cambiarlo. Ritieni forse una decisione di poco conto per le vicende umane che non solo pochi dottissimi uomini discutano, ma anche tutta una folla incolta di uomini e di donne, appartenenti a tanti e diversi popoli, creda e proclami che nulla di terreno, nulla di celeste, infine nulla di ciò che si percepisce con i sensi deve essere adorato al posto di Dio, al quale ci si deve accostare con il solo intelletto?. E che la continenza arrivi fino al più povero dei nutrimenti fatto solo di pane e di acqua, che i digiuni si prolunghino non per un giorno soltanto ma anche per più giorni di seguito; che la castità giunga fino alla rinuncia del coniuge e della prole, che la pazienza fino a non curarsi delle croci e delle fiamme, che la liberalità fino alla distribuzione dei patrimoni ai poveri, che, infine, il disprezzo di tutto questo mondo si spinga fino al desiderio della morte? Pochi fanno queste cose, meno ancora le fanno bene e con saggezza, ma i popoli le prendono in considerazione, i popoli le approvano, i popoli le favoriscono, i popoli infine le amano:
1370. (De haer. 88). Giungono perfino alla bestemmia di dire che la vita dei giusti su questo mondo non ha assolutamente alcun peccato, e che la Chiesa di Cristo, in questa sua condizione mortale, risulta formata da costoro, così da essere completamente senza macchia e ruga 26, come se non fosse la Chiesa di Cristo colei che in tutto il mondo grida a Dio: Rimetti a noi i nostri debiti 27.
1371. (De bapt. c. Don. VII 51,99). 99. Fatte queste considerazioni, penso di non essere temerario nel dire che alcuni sono talmente nella casa di Dio, da essere essi stessi casa di Dio: quella che si dice edificata sulla pietra 137, che è chiamata unica colomba 138, Sposa bella senza macchia né ruga 139, giardino chiuso, fonte sigillata, pozzo d’acqua viva, paradiso con i frutti dei suoi alberi 140, e che ha anche ricevuto le chiavi e il potere di sciogliere e legare 141…. Questa casa è detta anche grano che porta frutto con pazienza, o il trenta o il sessanta o il cento per uno 147. Questa casa è significata nei vasi d’oro e di argento 148, di pietre preziose e di legni immarcescibili. A questa casa è detto: Sopportandovi a vicenda con amore, cercando di conservare l’unità dello spirito nel vincolo della pace 149, e: Santo è il tempio di Dio che siete voi 150. Essa è certamente formata dai fedeli buoni e dai santi servi di Dio, dispersi dappertutto, ma legati, per l’unione degli spiriti, nella stessa comunione dei sacramenti; sia che si conoscano di vista e sia che non si conoscano. Gli altri invece sono nella casa, non però in modo di appartenere all’organismo della casa e alla società della giustizia fruttuosa e pacifica 151, ma nel modo in cui si dice che la paglia sta in mezzo al frumento. In effetti, non possiamo negare che anche essi sono nella casa, se l’Apostolo dice: In una grande casa non vi sono solo vasi d’oro e di argento, ma anche di legno e di coccio. E alcuni servono per usi nobili, altri, invece, per usi spregevoli 152. Di questo incalcolabile numero, fa parte non solo la folla che sta dentro, che opprime il cuore dei santi, che sono pochi in confronto alla grande moltitudine; ma anche quelli che hanno rotte le reti, cioè le eresie e gli scismi, si trovano tra coloro che vanno considerati più fuori che dentro la casa, e dei quali è detto: Sono usciti da noi, ma non erano dei nostri 153. Sono infatti più separati quanti, lo sono anche col corpo, di quanti stando all’interno, vivono in modo carnale e animale, e sono separati spiritualmente.
1372. ( De fide. r. q. n. v. 8,11). Non vi ingannino… all’interno stesso della Chiesa cattolica, i cattivi cristiani, che sono nemici tanto più nocivi quanto più intimi. Perché neppure su questo punto, per non lasciare i deboli nel turbamento, la profezia divina tacque, laddove, nel Cantico dei Cantici, lo sposo parlando alla sposa, cioè Cristo Signore alla Chiesa, dice: Come un giglio in mezzo alle spine, così la mia amata in mezzo alle figlie 32. Non disse in mezzo alle estranee, ma in mezzo alle figlie: chi ha orecchi per intendere, intenda 33. E, quando la rete gettata in mare e piena di pesci di ogni genere, come dice il santo Vangelo, viene tratta a riva, cioè alla fine del mondo, essa si separi dai pesci cattivi col cuore non con il corpo, cioè cambiando i cattivi costumi e non rompendo le sante reti. In modo che i giusti, che ora sembrano mescolati con i reprobi, non ricevano una pena ma una vita eterna, quando sulla spiaggia comincerà la separazione 34.
1373. (En in Ps. 30 II,3). Sembra infatti che ci sia una certa confusione, dato che tutti si dicono cristiani, sia quelli che vivono bene sia quelli che vivono male: tutti sono contrassegnati da un unico carattere, tutti accedono ad uno stesso altare, tutti sono lavati dallo stesso battesimo, tutti pronunziano la medesima “orazione domenicale”, tutti prendono parte alla celebrazione degli stessi misteri.
1374. (Serm.l 354,2). Ma se sono molti a ricevere il sacramento del suo corpo, non tutti quelli che lo ricevono avranno presso di lui il luogo promesso ai suoi membri. Quasi tutti riconoscono il sacramento del suo corpo, perché tutti insieme prendono il cibo nei suoi pascoli; ma verrà chi li dividerà ponendo alcuni alla destra, altri alla sinistra.
1375. (De bapt. c. Don. VII 47,93). Io credo che costui chiami comunione quella relativa all’unione con la colomba, in quanto non v’è dubbio che nella partecipazione dei sacramenti, essi erano in comunione con gli eretici, non giudicando nessuno e non allontanando dal diritto della comunione chi aveva un’opinione diversa 122. Ma quale che sia stato il senso del suo intervento, non si fa fatica a ribattere le sue parole.
1376. (ib VII 52,100). anche quelli che sono nella casa, per la comunione dei sacramenti, in modo tale da esserne fuori per la diversità della loro condotta.
1377. (ib. VI 3,5). Ora, che il battesimo lo abbiano, lo diano e lo ricevano i malvagi che non hanno mai migliorato la loro vita, noi lo abbiamo dimostrato chiaramente, ritengo, sia dalle Scritture canoniche che dalle lettere di Cipriano. E che essi non appartengono alla santa Chiesa di Dio, anche se sembrano dentro, lo dimostra chiaramente il fatto, che sono avari, rapaci, usurai, invidiosi, malevoli, e altre cose simili; mentre la Chiesa è la colomba unica 9, pudica e casta, la Sposa senza macchia, né ruga 10, il giardino chiuso, la fonte sigillata, il paradiso coi frutti degli alberi, e altre cose simili 11. Il che non si intende se non nei buoni, nei santi e nei giusti, cioè, non solo in quelli che hanno lo Spirito Santo.
1378. (De doct. chr. III 32). La seconda regola riguarda il corpo del Signore nelle sue due sezioni. Effettivamente non lo si sarebbe dovuto chiamare così, poiché in realtà non è corpo del Signore quello che non sarà eterno con lui. Si sarebbe dovuto dire: Il corpo del Signore vero e quello frammisto, oppure: quello vero e quello fittizio, o cose del genere. In realtà bisogna affermare che non solo nell’eternità ma anche al presente gli ipocriti non sono con lui, sebbene sembrino far parte della sua Chiesa. Sotto questo profilo la presente regola poteva anche esprimersi con la dizione: la Chiesa nella sua mescolanza. Ma questa regola esige un lettore attento poiché la Scrittura, sebbene parli ormai ad una diversa categoria di persone, sembra parlare, quasi, a quegli stessi cui stava parlando prima, o che parli degli stessi (mentre da quel punto in poi parla di altri), quasi che per la mescolanza e comunione dei sacramenti che si ha nel tempo, sia unico il corpo dell’una e dell’altra categoria.
1379. (En in Ps. 138,27). Ecco ora come replica il corpo di Cristo, cioè la Chiesa: Cos’hanno da rinfacciarmi i superbi con le loro calunnie? Come possono i peccati degli altri costituire per me una macchia per la quale si vedono costretti a separarsi [da me]… Come fanno essi, che sono peggiori [degli altri], a pretendere che io mi separi anche esternamente dai cattivi? Consentirò che, intervenendo prima della mietitura, venga sradicato insieme con la zizzania anche il [buon] grano 88? Rinuncerò, prima che giunga il tempo della vagliatura 89, a quella costanza che mi fa sopportare la [presenza anche della] pula? Lascerò squarciarsi le reti della pace e dell’unità, prima che ogni specie di pesci venga tratta alla spiaggia perché siano separati gli uni dagli altri 90, come avverrà alla fine del mondo? O che son forse proprietà dei cattivi i sacramenti che ricevo? o son forse io in comunione con loro consentendo alla loro vita [perversa] e alle loro azioni [malvage]?… Non è forse vero piuttosto che, consumato dallo zelo per la tua casa, vedevo quegli insensati e me ne struggevo 91? Non è forse vero che, di fronte ai peccatori che abbandonavano la tua legge 92, mi sentivo pieno di disappunto? Chi sono infatti i tuoi nemici se non coloro che dalla vita che conducono lasciano intravedere quanto odiano la tua legge?… Ebbene, se io odiavo tutta questa gente malvagia, come fanno i nemici (che son poi coloro che nella vanità conquistano le loro città), come fanno – dico – ad imputare a me i peccati di coloro che io odiavo e di fronte ai quali mi sentivo struggere di zelo per la casa di Dio? Stando però così le cose, come la mettiamo con quell’Amate i vostri nemici 93? Forse che, avendo detto: I vostri, avrà escluso quelli di Dio? Dice ancora: Fate del bene a quelli che vi odiano. Non dice: Coloro che odiano Dio. Per questo motivo avrà il salmista potuto dire: Non ho forse io odiato coloro che odiavano te, Signore?
1380. (En. in Ps. 138,26). Continua poi a descriverci cosa accada in questo frattempo, nel periodo cioè che segue la sua resurrezione, mentre lui è presso il Padre. Ci narra dei patimenti che qui in terra soffre nel suo corpo che è la Chiesa per la mescolanza dei peccatori e per le lacerazioni operate dagli eretici.
1381. (Serm. 62 4,7). Siate dunque corpo di Cristo, non afflizione del corpo di Cristo.
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1382. (In epist. Io. tr. III,4). Tutti gli eretici, tutti gli scismatici sono usciti dalle nostre file, sono usciti cioè dalla Chiesa. Non ne uscirebbero se fossero dei nostri. Non erano dunque dei nostri già prima di uscire. Ma se già prima di uscire non erano dei nostri, molti ce ne sono dentro, che pur non essendo ancora usciti, sono anticristi…. Anticristo è colui che si rivela contrario a Cristo. Ma chi dobbiamo intendere come contrario di Cristo? Ammaestrati da Giovanni voi capite che soltanto gli anticristi possono uscire dalla Chiesa. Chi non è contrario a Cristo non può in nessun modo uscire dalla Chiesa. Chi non è contrario a Cristo, si trova unito al suo corpo e ne è ritenuto un membro.
1383. (In Io.ev. tr. 26,13). I fedeli dimostrano di conoscere il corpo di Cristo, se non trascurano di essere il corpo di Cristo. Diventino corpo di Cristo se vogliono vivere dello Spirito di Cristo…. S’avvicini, creda, entri a far parte del Corpo, e sarà vivificato. Non disdegni d’appartenere alla compagine delle membra, non sia un membro infetto che si debba amputare, non sia un membro deforme di cui si debba arrossire. Sia bello, sia valido, sia sano, rimanga unito al corpo, viva di Dio per Iddio; sopporti ora la fatica in terra per regnare poi in cielo.
1384. (Ep. 142,1). Il vostro ingresso nella Chiesa ci ha colmati di gioia: ma non vi rattristi la nostra assenza, poiché siamo nella Chiesa che, sebbene per grazia di Dio sia estesa per ogni dove e diffusa in tutto il mondo, tuttavia è l’unico, grande corpo di un solo e grande Capo, il quale è il Salvatore medesimo,… Perciò, o miei dilettissimi, rimaniamo fedeli con fermezza di mente e di cuore sotto un Capo così eccelso, in un corpo tanto glorioso, nel quale siamo membra gli uni degli altri 3. Per conseguenza anche se mi trovassi lontano, in regioni remotissime, saremmo insieme in Colui dal cui corpo non dovremmo allontanarci mai. Se infatti abitassimo in una sola casa, diremmo certo di stare insieme: quanto più siamo insieme allorché siamo uniti in un solo corpo! D’altronde la Verità in persona attesta che noi siamo nella medesima casa, poiché la Sacra Scrittura, che chiama la Chiesa corpo di Cristo, dice allo stesso modo che la Chiesa è casa di Dio 4.
1385. (Brevic. coll. cum Don. III 10,19). inoltre accusavano i Cattolici di aver affermato l’esistenza di due Chiese: una che attualmente ha nel proprio seno una mescolanza di cattivi, l’altra che non li avrà più dopo la resurrezione: come se i santi, che dovranno regnare un giorno con Cristo, non fossero gli stessi che ora tollerano i cattivi per amor suo vivendo santamente!
1386. (ib. III c.10 n.20). Quanto alla loro calunnia sulle due Chiese, i Cattolici la confutarono mettendo in maggior rilievo ciò che avevano più volte affermato, e cioè che questa Chiesa, la quale attualmente annovera anche i cattivi, per loro non è estranea al regno di Dio, in cui non vi sarà più mescolanza di cattivi, ma è l’identica Chiesa, una e santa, di cui è diversa la condizione in questo tempo e in quello futuro: ora ha in sé una mescolanza di cattivi, allora non l’avrà più;.. come non vi sono due Cristi, perché prima egli è morto e dopo non morirà più. Si parlò anche dell’uomo esteriore e dell’uomo interiore, che, benché siano espressione di due realtà diverse, tuttavia non si può dire che si tratti di due uomini: tanto meno si può parlare di due Chiese, poiché si tratta degli stessi individui, che ora, essendo buoni, tollerano la mescolanza con i cattivi e muoiono per risuscitare, ma un giorno non conosceranno più né mescolanza con i cattivi né alcuna forma di morte!
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1387. (In Io. ev. tr. 124,5). La Chiesa conosce due vite, che le sono state rivelate e raccomandate da Dio, delle quali una è nella fede, l’altra nella visione; una appartiene al tempo della peregrinazione, l’altra all’eterna dimora; una è nella fatica, l’altra nel riposo; una lungo la via, l’altra in patria; una nel lavoro dell’azione, l’altra nel premio della contemplazione; una che si tiene lontana dal male e compie il bene, l’altra che non ha alcun male da evitare ma soltanto un grande bene da godere; una combatte con l’avversario, l’altra regna senza contrasti;
1388. (Serm. 46,30). Riandiamo a Pietro. Nell’atto di affidare a lui, come a persona distinta, le proprie pecore, Cristo volle immedesimarlo con sé, sicché, consegnando a lui le pecore, il Signore restasse sempre il capo e Pietro rappresentasse il corpo, cioè la Chiesa, e tutt’e due, come lo sposo e la sposa, fossero due in una sola carne 126.
1389. (Serm. 149 6,7). Infatti in molti passi delle Scritture è chiaro che Pietro rappresenti la Chiesa; soprattutto in quel passo dove è stato detto: A te darò le chiavi del regno dei cieli. Tutto ciò che avrai legato sulla terra, sarà legato anche in cielo; e tutto ciò che avrai sciolto sulla terra, sarà sciolto anche in cielo 10. Forse che Pietro ricevette queste chiavi e Paolo non le ricevette? Le ricevette Pietro e non le ricevettero Giovanni e Giacomo, e gli altri Apostoli? Oppure non sono queste le chiavi della Chiesa dove ogni giorno sono rimessi i peccati? Ma poiché come segno Pietro rappresentava la Chiesa, quel che fu dato a lui solo, fu dato alla Chiesa. Perciò Pietro rappresentava la Chiesa; la Chiesa è il corpo di Cristo.
1390. (In Io. ev. tr. 46,7). Così abbiamo visto anche chi è il mercenario. E chi è il lupo, se non il diavolo? E che cosa è stato detto del mercenario? Vedendo venire il lupo fugge; perché non sono sue le pecore, e a lui non importa niente di esse (Gv 10, 12-13). Forse che faceva così l’apostolo Paolo? Certamente no. O forse Pietro? Certamente no. Forse gli altri apostoli, eccezion fatta di Giuda, il figlio della perdizione? No davvero. Allora essi erano pastori? Certamente. Ma non c’è un solo pastore? L’ho già detto: erano pastori perché membra del Pastore.
1391. (C. Cresc. Don. II 37,46). Voi affermate che la Chiesa è scomparsa dalla faccia della terra a causa del contagio dei peccatori africani e che i suoi resti sono sopravvissuti nella setta di Donato, come nel frumento separato dalla zizzania e dalla paglia. In tal modo contraddite in pieno Cipriano, il quale afferma che né la mescolanza con i peccatori fa scomparire i buoni dalla Chiesa, né i cattivi possono essere separati dalla massa dei buoni prima del tempo del giudizio divino.
1392. (De bapt. Don. III 2,3). Di conseguenza, se al tempo di Cipriano, la comunione coi cattivi ha fatto perire la Chiesa, la comunione dei Donatisti non ha un’origine. Se invece non l’ha fatta perire, essi non hanno alcuna giustificazione per il loro scisma. E si aggiunga, che non seguono né l’esempio di Cipriano, poiché hanno infranto il vincolo dell’unità, e né il suo concilio, poiché hanno accettato il battesimo dei Massimianisti.
CAPITOLO IX
Chiesa e Stato.
SOMMARIO. Origine divina della potestà civile. Se non c’è una giustizia completa, gli stati sono grandi aggregazioni di ladri. Il potere del principe deve servire a dilatare il culto di Dio (vero). Benignità quasi connaturale in Agostino: 1393-1398. Poiché nessuno alla fede deve essere obbligato controvoglia, Agostino nei primi anni della controversia con i Donatisti cercava di richiamare all’ unità con la ragione e la persuasione, con il dialogo e le lettere. Poi però, Agostino cessò, viste le numerose conversioni per timore delle leggi imperiali ottenute, e per la circostanza applicò a questa decisione le parole del Vangelo “compellere oportet intrare “ : 1399-1408.
1393. (De civ. Dei V 1). Al contrario gli imperi umani sono determinati direttamente dalla divina provvidenza.
1394. (C. Faust. XXII).Né infatti ha (il principe) verso quelli (soldati) alcuna potestà, se non gli fosse data dall’alto: Non esiste potere se non da Dio. (Rom. 13,1).
1395. (De civ. Dei IV 4). Se non è rispettata la giustizia, che cosa sono gli Stati se non delle grandi bande di ladri?… Con finezza e verità a un tempo rispose in questo senso ad Alessandro il Grande un pirata catturato. Il re gli chiese che idea gli era venuta in testa per infestare il mare. E quegli con franca spavalderia: “La stessa che a te per infestare il mondo intero; ma io sono considerato un pirata perché lo faccio con un piccolo naviglio, tu un condottiero perché lo fai con una grande flotta” 5.
1396 (ib. V 24). Infatti noi non affermiamo che sono felici alcuni imperatori cristiani perché hanno regnato più a lungo o perché hanno lasciato con una morte non violenta il potere ai figli… Li consideriamo felici al contrario se esercitano il potere con giustizia, se in mezzo agli encomi degli adulatori e agli inchini servili dei cortigiani non s’insuperbiscono e se si ricordano di essere uomini; se pongono il potere al servizio della maestà di Dio per estendere il suo culto; se temono amano e onorano Dio; se amano di più il suo regno in cui non temono di avere rivali;
1397. (Ep. 105, 3,11). Questo ci comandano gli imperatori, questo ci comanda pure Cristo, dato che, quando essi comandano il bene, è Cristo stesso a comandarlo per mezzo loro.
1398. (Ep. 34 1). Dio solo, cui son palesi i segreti del cuore umano, sa che quanto io amo la pace cristiana altrettanto sono addolorato delle azioni sacrileghe di coloro che, in modo indegno ed empio, persistono nella rottura di questa pace. Dio sa pure che questo mio dolore nasce da un sentimento di pace e che non agisco per costringere alcuno a tornare contro sua volontà nella comunione della Chiesa Cattolica, ma affinché a tutti gli erranti appaia chiara la verità, e, una volta resa manifesta mediante il nostro ministero con l’aiuto di Dio, persuada da se stessa a farsi abbracciare e seguire.
1399. (Ep. 23,7). E non farò questo finché i soldati sono qui perché nessuno di voi creda ch’io abbia voluto trattare la questione con maggior tumulto di quello che vorrebbe la causa della pace; bensì dopo la partenza dei soldati, affìnché tutti gli uditori comprendano che il mio proposito non è quello che degli uomini vengano costretti contro la loro volontà ad aderire alla comunione di qualcuno, ma che la verità diventi ad essi chiara attraverso una ricerca condotta con la massima tranquillità. Per parte nostra cesserà il terrore rappresentato dal potere temporale, cessi anche per parte vostra il terrore diffuso dalle bande dei Circoncellioni. Trattiamo la cosa concretamente, razionalmente, basandoci sulla autorità delle Sacre Scritture; quieti e tranquilli, per quanto ci è possibile, domandiamo, cerchiamo, bussiamo 14, affinché possiamo ottenere e trovare e ci si apra. Chissà che non avvenga che, assecondando il Signore i nostri sforzi e le nostre preghiere concordi, cominci a sparire dalle nostre terre un obbrobrio e un’empietà così grande delle regioni africane.
1400. (Retr. II 5). Vi sono due miei libri che hanno questo titolo: Contro il partito di Donato·30. Nel primo avevo detto di non approvare che degli scismatici fossero costretti alla comunione dalla forza di un potere secolare·31. Questo era allora il mio pensiero·, poiché non avevo ancora sperimentato quali nefandezze avrebbero osato se impuniti e quanto potesse loro giovare, per cambiare in meglio, un rigido controllo.
1401. (C. litt. Petil. II 83.183-184). 183. Petiliano: Se fosse lecito costringere uno con la legge, sia pure a fare il bene, voi stessi, miseri, avreste dovuto essere costretti alla nostra purissima fede. Ma lungi, lungi dalla nostra coscienza, costringere uno alla nostra fede!.. 184. Agostino: Certo, nessuno deve essere costretto a venire alla fede, controvoglia; Dio, tuttavia, con la sua severità, o meglio, con la sua misericordia, suole punire l’infedeltà con il flagello delle tribolazioni. E che? Il fatto che una vita perfetta si sceglie per libera volontà, per questo una pessima condotta non si punisce con perfetta legalità? Comunque, la disciplina vindice di una vita malvagia, è invertita; essa non arriva se non quando si è disprezzata la dottrina di una vita buona. Se dunque contro di voi sono state emanate delle leggi, esse non vi costringevano a fare il bene, ma vi proibivano di fare il male. Nessuno infatti può fare il bene, se non lo sceglie e non lo ama: e questo dipende dalla libera volontà. Il timore delle pene, invece, anche se non suscita il gusto di una buona coscienza, trattiene almeno la cattiva cupidigia nell’intimo del pensiero. Ma chi ha emanato contro di voi leggi, che reprimevano la vostra audacia? Non sono stati quelli che, come dice l’Apostolo, non è senza motivo che portano la spada; essi infatti sono ministri di Dio e vindici di ira verso chi fa il male 284? Tutta la questione, quindi, sta in questo: sapere se voi siete senza peccato; voi a cui il mondo rinfaccia il sacrilegio di un grave scisma. Se trascurate di esaminare questa questione, parlate a vuoto e, pur vivendo come briganti, vi vantate di morire come martiri. E poiché temete il rigore della legge, la reazione della gente, o siete impari per resistere, non dico contro tanta gente, ma contro tante nazioni cattoliche, vi gloriate perfino di essere mansueti perché non costringete nessuno a passare al vostro partito…. Non sono stati forse questi fatti che vi hanno costretto a subire anche le leggi di cui vi lagnate? Leggi che, se anche sono molto meno severe di quanto meriti il vostro delitto, sono però importanti? Ma è proprio vero che i vostri Circoncellioni, che militano in bande furiose sotto il vostro comando, non ci caccerebbero con le loro violente incursioni da tutte le nostre campagne, se noi non trattenessimo nelle città come ostaggi voi che, comunque non volete sopportare, se non per timore, almeno per pudore, la presenza del pubblico e il rimprovero delle persone oneste? Non dire, quindi: Lungi, lungi dalla nostra coscienza spingere uno ad entrare nella nostra fede. Voi infatti, lo fate dove potete; e dove non lo fate, è perché non potete: o per paura delle leggi o per paura dell’odiosità, o per l’opposizione della moltitudine.
1402. (C. epist. Parm I 10,16). Oppure diranno che, se anche dimostriamo loro di essere in uno scisma sacrilego, e che, se per questa follia non diventano martiri, non spetta comunque agli Imperatori reprimere e punire gli errori? Ma con questo che intendono dire? Che di una religione corrotta e falsa le autorità non si debbono occupare? Ma noi abbiamo già detto molto dei pagani, e perfino dei demoni, visto che subiscono tante persecuzioni da parte degli Imperatori. O non piace neppure questo? Perché allora, i Donatisti distruggono dove possono i loro templi, e non cessano di fare tali azioni con la furia dei loro circoncellioni o di rivendicarle? O è più giusta la violenza privata che la vigilanza imperiale?… che ne pensano i Donatisti, che ritengono giusto che gli Imperatori puniscano il delitto di idolatria? Se poi non vogliono neppure questo, perché ammettono che è giusto esercitare la durezza delle leggi contro le stregonerie, mentre contro gli eretici e gli empi scismi non vogliono ammetterla, malgrado l’autorità dell’Apostolo li annoveri tra i frutti dell’iniquità? Oppure non permettono neanche che le autorità della istituzione umana si curino di questi frutti? Perché allora porta la spada colui che è chiamato ministro di Dio e vindice della sua ira verso i malfattori 22?
1403. (C, Cresc. III 51,56). . Quando i re vivono nell’errore, promulgano leggi contrarie alla verità per favorire direttamente l’errore; quando essi sono nella verità, legiferano similmente contro l’errore e a vantaggio della verità stessa; così le leggi cattive provano i buoni, le leggi buone emendano i cattivi. Il malvagio re Nabucodonosor pubblicò un editto inesorabile: adorare la sua statua; poi, ravvedutosi, emanò una legge severa che proibiva di bestemmiare il vero Dio 68. Ecco come i re, obbedendo agli ordini divini 69, servono Dio in quanto re: ordinando nel loro regno il bene e vietando il male, non solo nell’ambito della società umana, ma anche in ciò che concerne la religione divina.
1404. (Ep. 93 5,17). In ciò mi sono dovuto arrendere agli esempi messi sotto i miei occhi dai miei colleghi. Dapprima ero del parere che nessuno dovesse essere condotto per forza all’unità di Cristo, ma si dovesse agire solo con la parola, combattere con la discussione, convincere con la ragione, per evitare d’avere tra noi come finti cattolici coloro che avevamo già conosciuti tra noi come critici dichiarati. Questa mia opinione però dovette cedere di fronte a quella di coloro che mi contraddicevano non già a parole, ma che mi portavano le prove dei fatti. Mi si adduceva innanzitutto in contrario l’esempio della mia città natale che, mentre prima apparteneva interamente al partito donatista, s’era poi convertita alla Chiesa cattolica per paura delle sanzioni imperiali…. Così pure era avvenuto di molte altre città, di cui mi si citava il nome… innumerevoli fedeli avrebbero voluto essere cattolici già da tempo, spinti dall’evidenza della verità, ma per paura dei loro consorti rimandavano di farlo di giorno in giorno!.. Quanti perciò credevano in buona fede che la vera Chiesa fosse la setta di Donato, essendo divenuti apatici e ritrosi per pigrizia mentale a conoscere la verità cattolica, a causa d’una cieca sicurezza!.
1405. ( Ep. 105 2,5). Vedete dunque che siete proprio voi a insorgere con la violenza contro la pace di Cristo e che patite non per Cristo, ma per la vostra iniquità. E qual pazzia è mai la vostra che, mentre vivete da malfattori e vi comportate da briganti, quando subite le pene meritate, reclamate l’aureola di martiri? Se dunque voi con la vostra personale arroganza costringete così violentemente le persone a cadere o a rimanere nell’errore, quanto più abbiamo noi il dovere di servirci delle autorità pienamente legittime che, secondo la sua profezia, Dio ha assoggettato a Cristo, per resistere ai vostri furori? Solo così, anime sventurate, una volta affrancate dalla vostra tirannide, vengono tratte fuori dall’inveterata falsità e si abituano all’aperta verità. Quanto poi alla vostra affermazione secondo cui noi costringeremmo all’unità persone che non la vogliono, esistono invece in realtà molti che desiderano esservi costretti per liberarsi, almeno così, dal vostro potere dispotico, come ci confessano prima e dopo la loro conversione.
1406. (Ep. 138 2,14). Però bisogna usare molti accorgimenti, ricorrendo anche al castigo dei riottosi, con un’asprezza per, così dire benigna: si deve badare alla loro utilità più che alla loro volontà. Fu questa saggezza che gli scrittori romani elogiarono con somma eloquenza nel capo dello Stato 24. Per questo motivo un padre, nel correggere per quanto duramente si voglia il figlio, non perde mai il suo affetto di padre; egli tuttavia, nonostante la sua ripugnanza e la pena che prova, corregge chi a suo giudizio deve essere risanato anche suo malgrado e con dolore. Se quindi lo Stato terreno osservasse i precetti di Cristo, neppure le guerre stesse si farebbero senza quella benevolenza, in modo che si provvederebbe più facilmente ai vinti in vista d’una società pacificata nell’amore e nella giustizia. Colui infatti al quale si toglie la possibilità di fare il male è vinto con proprio vantaggio; poiché non v’è nulla di più infelice della felicità dei peccatori, da cui è alimentata l’impunità penale, e la volontà del male, come un nemico interno, è rafforzata.
1407. (Serm. 112 8). Il servo, ch’era stato mandato, riferì al padrone: Signore, è stato eseguito il tuo ordine, ma a tavola c’è ancora posto. Esci – gli rispose – e va’ per i sentieri e lungo le siepi, e spingi a entrare quanti ne troverai 30. Non aspettare che si degnino di venire quelli che troverai, non aspettarli; ma spingili a entrare… Dalle piazze e dalle vie andarono i popoli: vengano dai sentieri e dalle siepi gli eretici e gli scismatici. Spingili a entrare. Qui troveranno la pace poiché quelli che costruiscono siepi cercano le divisioni. Vengano trascinati via dalle siepi, vengano separati a forza dalle spine. Sono attaccati alle siepi e non vogliono esserne spinti via. “Entreremo – si dice – di nostra propria volontà”. Non è questo che ha ordinato il Signore: Costringeteli ad entrare, disse. Di fuori ci sta la costrizione, dentro nascerà la volontà.
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1408.. (Ep. 185 24). Da questo si comprende anche quanto sia a proposito l’affermazione di S. Paolo che dice: Siamo anche pronti a punire ogni disubbidienza, quando la vostra obbedienza sarà perfetta 60. Per lo stesso motivo, il Signore stesso prima fece chiamare gli invitati al suo grande banchetto, poi li fece entrare a forza; avendogli poi detto i servi: Signore, il tuo comando è stato eseguito e c’è ancora posto; andate per le strade e lungo le siepi – rispose– e costringete ad entrare tutti quelli che incontrerete 61. Nei fedeli condotti alla Chiesa solo con metodi persuasivi si ravvisa compiuta la prima forma d’ubbidienza; nei secondi, che furono costretti, si vede l’uso dei mezzi coercitivi contro i disubbidienti. Che significa infatti: Costringeteli ad entrare, mentre prima era stato detto: Conduceteli qua, ed era stato risposto: Il tuo comando è stato eseguito ed ancora c’è posto?… Di conseguenza, se quelli che la Chiesa trova lungo i sentieri e le siepi, cioè nell’eresia e nello scisma, sono forzati ad entrare nel suo seno in virtù dell’autorità ricevuta per grazia di Dio, nel tempo opportuno, tramite sovrani religiosi e fedeli, coloro che son colpiti dalle leggi imperiali non devono mormorare perché dalla Chiesa son forzati ad entrare, ma considerare lo scopo per cui son forzati. Il banchetto del Signore è l’unità del corpo di Cristo, non solo nel sacrificio dell’altare, ma anche nel vincolo della pace 63.
1409. (Ep. 100 2). Tu quindi nell’istruire processi riguardanti la Chiesa, anche se riconosci quanto sia fatta segno a infami ingiurie e quanto ne sia rattristata, dimentica, per favore, che hai il potere di condannare a morte e ricordati invece della mia raccomandazione. Non avere a sdegno, onorando e dilettissimo figlio, che da te imploriamo la sopravvivenza per coloro per i quali imploriamo dal Signore la resipiscenza. Oltre al fatto che non dobbiamo allontanarci mai dal proposito di vincere il male col bene 3, la tua Prudenza consideri pure che nessuno, all’infuori degli ecclesiastici, ha l’incombenza di presentarti delle cause ecclesiastiche. Se quindi pensate d’applicare la pena di morte per simili colpe, ci distogliereste dal denunciare i colpevoli al vostro tribunale. Se i nemici della Chiesa venissero a sapere questo nostro intendimento, agirebbero con maggior audacia dei briganti allo scopo di sterminarci; noi ci sentiremmo allora costretti apertamente a preferire d’essere da loro uccisi anziché denunciarli ai vostri tribunali per farli condannare a morte!
1410. (Ep. 93 5,18). Orbene, a tutti costoro giovò assai lo stato d’ansia suscitato da quelle leggi, nel promulgare le quali i principi servono a Dio col timore 44; giovò talmente, che oggi alcuni esclamano: ” Già da tempo volevamo fare ciò; sia quindi ringraziato Dio che ci ha offerto l’occasione di fare finalmente ora questo passo, troncando dilazioni e ritardi “. Altri esclamano: ” Già da tempo sapevamo che questa è la verità, ma eravamo trattenuti da non so quale assuefazione; sia quindi ringraziato Dio, che ha spezzato i nostri imbarazzi e ci ha trasportati nell’unione della pace “. Altri esclamano: ” Non sapevamo che la verità fosse da questa parte e non desiderevamo neppure conoscerla; fu il timore a farci rivolgere il pensiero e gli sforzi a conoscerla. Abbiamo cioè temuto che, senza guadagnare i premi eterni, saremmo stati colpiti pure con la perdita dei beni temporali. Sia dunque ringraziato il Signore, che ha scosso la nostra indolenza col pungolo della paura, affinché almeno l’apprensione per i castighi c’inducesse una buona volta ad esaminare ciò di cui non ci eravamo preoccupati mai, quando eravamo lasciati tranquilli”. Altri esclamano: ” Noi avevamo paura d’entrare nella Chiesa cattolica a causa delle false chiacchiere, né avremmo potuto costatarne la falsità se non vi fossimo entrati: e non vi saremmo entrati, se non vi fossimo stati costretti. Ringraziamo dunque il Signore, che, mediante la sferza, ha eliminato i motivi della nostra esitazione, e con prove di fatto ci ha mostrato quanto menzognere ed infondate fossero le fandonie sparse dalle false dicerie contro la Chiesa. Ora siamo convinti della falsità delle accuse lanciate dagli autori di questa eresia, dal momento che i loro posteri ne hanno inventate tante altre, ugualmente false ed anche peggiori”. Altri infine esclamano: ” Pensavamo che non avesse alcuna importanza professare la fede di Cristo in una parte o in un’altra: ringraziamo quindi il Signore che ci ha ricongiunti alla Chiesa strappandoci allo scisma, mostrandoci che al solo unico Dio si conviene perfettamente l’obbligo di adorarlo nell’unità “.
1411. (Ep. 185 6,21). Chi potrebbe dubitare ch’è certo meglio condurre gli uomini all’amore di Dio con l’istruzione e la persuasione, piuttosto che costringerveli col timore o col dolore del castigo?