LA VERA RELIGIONE
CAPITOLO I
Molte profezie hanno preceduto la venuta di Cristo. Compimento delle profezie.
SOMMARIO: La dimostrazione della vera religione ha come fondamento l’esistenza della provvidenza: 69-70. Molte profezie sulla venuta di Cristo furono pronunciate: 71. Negandole i pagani noi siamo convinti delle profezie su Cristo, dai libri dei Giudei. I Giudei sono diventati i custodi dei nostri libri: 72-73. I popoli pagani credono in Cristo, annunciato dai profeti ebrei: 74. Cita molte profezie: 75-76. E si avverarono: 77-78.
69.(De util. cred. 16,34). Crede anche ai testi della sacra Scrittura dell’Antico e Nuovo Testamento, che riteniamo canonici, da cui ha avuto origine la fede, della quale vive il credente 51 e mediante la quale procediamo senza dubitare finché siamo in cammino lontani dal Signore 52…Se infatti la divina Provvidenza non presiede alle cose umane, non c’è affatto motivo di preoccuparsi per la religione.
70. (De vera rel. 7,13). Il caposaldo di questa religione è costituito dalla storia e dalla profezia del manifestarsi nel tempo della divina Provvidenza per la salvezza del genere umano, che doveva essere restituito alla sua condizione originaria in vista della vita eterna.
71. (Serm. 379,2). Giovanni fu inviato davanti a Cristo nostro Signore. Nel corso dei secoli precedenti furono mandati anche Profeti, che non mancarono di predicare il Cristo e di annunciarne la venuta: stava per giungere un Giudice così alto che doveva essere preceduto da molti annunciatori. Addirittura dagli esordi dell’umanità Cristo venne incessantemente annunciato, e non si possono neppure enumerare tutte le profezie della sua venuta,
72. (In Io. ev. tr. 35,7). Nella profezia troviamo gli argomenti per rispondere agli attacchi dei Pagani. Chi è Cristo? domanda il pagano. Rispondiamo: E’ colui che fu annunciato dai profeti. E lui: Chi sono i profeti? Citiamo Isaia, Daniele, Geremia e gli altri santi profeti; diciamo quanto tempo prima di lui siano venuti, di quanto precedettero il suo avvento. Questa è la nostra risposta: I profeti sono venuti prima di lui e hanno predetto la sua venuta. E se qualcuno di loro domanda: Quali profeti? Noi possiamo citare quelli che ci vengono citati ogni giorno. E lui: Chi sono questi profeti? Noi potremmo rispondere: coloro che hanno predetto anche tutte queste cose alle quali assistiamo. Il pagano allora dirà: Queste cose ve le siete inventate voi; le avete viste già realizzate e le avete scritte nei vostri libri come fossero predizioni del futuro. A questo punto, contro gli avversari pagani ricorriamo alla testimonianza di altri avversari. Tiriamo fuori i libri dei Giudei e rispondiamo: Essi sono avversari della nostra fede come voi; appunto per questo sono stati dispersi tra i popoli onde avessimo argomenti dagli uni contro gli altri. Tirino fuori, i Giudei, il rotolo di Isaia e vediamo se non è proprio lì che io leggo: Come pecora fu condotto al macello, e come agnello muto tra le mani del tosatore, non aprì bocca. Nella umiliazione è stato consumato il suo giudizio; le sue piaghe ci hanno guariti; tutti noi come pecore ci sbandammo, e lui fu consegnato alla morte per i nostri peccati (Is 53, 5-8).
73. (En in Ps. 56,9). Quando infatti vogliamo mostrare ai pagani che la venuta di Cristo era stata profetizzata, porgiamo loro queste pagine. E perché gli ostinati contro la fede non dicano che le abbiamo scritte noi cristiani, inventando le profezie insieme con il Vangelo che predichiamo, per far sembrare profetizzato ciò che annunziamo, noi rigettiamo le loro obiezioni mostrando che tutti gli scritti nei quali si profetizza Cristo sono presso i giudei, che tutti questi libri sono in possesso dei giudei. Presentiamo i codici dei nemici, per confondere altri nemici. Di quale obbrobrio si sono dunque ricoperti i giudei! Il giudeo custodisce il codice per il quale il cristiano crede. Sono divenuti i nostri portalibri, come quei servi che portano i codici dietro ai loro padroni. I servi si affaticano portandoli, i padroni progrediscono leggendoli.
74. (C. Faust. Man. 13,3). A voi non piace il Cristo preannunciato dagli Ebrei; eppure tutti i popoli pagani, presso i quali voi ritenete che la profezia ebraica non goda di alcuna autorità, credono nel Cristo proprio come è preannunciato dalla profezia ebraica. E ciò avviene ovviamente accettando il Vangelo che Dio, secondo l’Apostolo, aveva inviato attraverso i suoi profeti nelle sacre Scritture là dove si parla del suo figlio creato per lui della stirpe di Davide secondo la carne 4. Di qui le parole del profeta Isaia: Sarà la radice di Iesse che sorgerà per sanare i Gentili: in lei spereranno le genti 5. E ancora: Ecco che la Vergine concepirà e partorirà un figlio e lo chiameranno col nome di Emmanuel 6 che significa ” Dio con noi “ 7.
75. (C. adv. Leg. et Proph. II 3,12). Altrettanto poco intende costui, tanto è inesperto, il passo in cui sta scritto: prima gli Apostoli, poi i Profeti 59. Ritiene infatti che prima degli Apostoli non vi fossero Profeti, non capendo che l’Apostolo ha qui voluto ricordare quei Profeti che vennero dopo la venuta di Cristo. Chi li vuole conoscere legga gli Atti degli Apostoli 60 e ciò che l’Apostolo dice ai Corinzi: I Profeti parlino in due o tre 61. Ma se non vi furono Profeti prima degli Apostoli, chi furono quelli per mezzo dei quali Dio antecedentemente promise il Vangelo riguardante il Figlio suo nato dalla stirpe di Davide secondo la carne 62? Chi era colui che disse: la pietra scartata dai costruttori è divenuta testata d’angolo 63? Chi era colui che disse: Il tuo trono, Dio, dura per sempre; è scettro giusto lo scettro del tuo regno. Ami la giustizia e l’empietà detesti: per questo Dio, il tuo Dio, ti ha consacrato con l’olio di letizia, a preferenza dei tuoi eguali 64? In che modo Dio, il cui trono è nei secoli dei secoli, viene consacrato con l’olio da Dio, se non in Cristo Gesù, che per la stessa unzione prese il nome di Cristo? Infatti crisma significa unzione e Cristo è l’Unto. Chi era colui che disse ciò che lo stesso Cristo dice che era stato predetto su di lui: disse il Signore al mio Signore: siedi alla mia destra, finché io ponga i tuoi nemici come sgabello ai tuoi piedi 65? E conferma che Davide disse questo nello Spirito, in quello Spirito che costui nega fosse sulla terra prima della venuta del Signore. Cos’è ciò che dice l’Apostolo: Dice a sua volta Isaia: Spunterà il germoglio di Iesse, colui che sorgerà a reggere le Genti, in lui le Genti spereranno 66? E quale era lo Spirito che per mezzo di Isaia predisse tanto tempo prima: Egli portava i nostri peccati, e per causa nostra egli soffriva…Ciò ed altre cose ancora che sarebbe lungo citare….Guardando nelle visioni notturne, ecco apparire, sulle nubi del cielo, uno, simile ad un figlio di uomo; giunse fino al vegliardo e fu presentato a lui, che gli diede potere, gloria e regno; tutti i popoli, nazioni e lingue lo serviranno; il suo potere è un potere eterno, che non tramonta mai, e il suo regno è tale che non sarà mai distrutto 70?… Chi ha ispirato tutte queste e molte altre cose che hanno preannunciato Cristo e la Chiesa e che ora vediamo avverarsi, o che speriamo si avverino in conformità con gli scritti evangelici ed apostolici, se lo Spirito di Dio prima della venuta di Cristo non era sulla terra? O se la venuta di Cristo non fu annunciata dai Profeti di Israele, come costui dichiara vaneggiando, chi può provare che Cristo fu inviato se si nega che era stato annunciato nelle profezie?
76. (De fide rerum quae non vid. 4,7). Non avete visto ciò che fu predetto e si è avverato della resurrezione di Cristo, secondo quanto il Salmo gli fa dire anzitutto riguardo al suo traditore e poi ai suoi persecutori: Uscivano fuori e tutti insieme sparlavano di uno solo; tutti i miei nemici contro di me mormoravano, contro di me meditavano il mio male; una parola iniqua contro di me hanno fatto circolare 18. Ove, per far vedere che nulla valse loro uccidere chi sarebbe risorto, continuò dicendo: Chi dorme non potrà forse rialzarsi? 19 E poco dopo, avendo predetto, mediante la stessa profezia, del suo stesso traditore ciò che sta scritto anche nel Vangelo 20: Chi mangiava il mio pane, alzò sopra di me il calcagno 21, cioè, mi calpestò, subito aggiunse: Ma tu, o Signore, abbi pietà di me e resuscitami, e io li ripagherò 22. Ciò si è avverato: Cristo dormì e si risvegliò, ossia resuscitò;
77. (Ep. 137,4,16). Venne anche Cristo: nella sua nascita, nella sua vita, nelle sue azioni, nelle parole, nella sua passione, nella sua morte, risurrezione e ascensione si adempiono tutti i vaticini dei Profeti 22.
78. (Serm. Morin 8,1). Pensate alle molte cose che si sono compiute da quelle predette da Signore, e non dubitate di quelle che restano da compiersi. Sì che abbiano il Signore debitore, ma è stato lui stesso a prometterlo e da noi non ha preteso niente; si fece debitore con la sua promessa, il suo documento autentico è la Sacra Scrittura. E poi, se si degnasse di farsi le ragioni con noi, quanto ci ha già restituito!…Ascolta le promesse, e sappi vedere il compimento. E’ stato promesso che Cristo sarebbe venuto nella carne, generato da una vergine, e ambedue le cose si sono avverate. Guarì i malati, rese l’udito ai sordi, cacciò i demoni, comandò ai venti e ai mari, e risuscitò i morti: fece queste cose divine. Sopportò i limiti umani: ebbe fame, ebbe sete, fu legato, preso a schiaffi, sputato, sospeso a un legno, fu crocifisso, colpito da una lamcia. Aggiungi le dimostrazioni divine: morì e risuscitò. Tutte queste cose furono predette dai profeti prima che accadessero, e sono state viste avverarsi; e ancora altre si compiranno. I popoli credono, gli infedeli si convertono, i fedeli diventano migliori, si predica ovunque il regno dei cieli, si fa penitenza dei mali commessi, si mescola la zizania con il grano, esistono eretici e scismatici, di abbandonano i templi pagani, si rompono gli idoli, le sacrileghe immagini sacre sono cancellate dalla Città, la Chiesa si accresce: ovunque tritico e zizania. (Trad. Sartirana)
CAPITOLO II
Cristo fece molti miracoli perché gli uomini credessero in Lui.
SOMMARIO: Definizione di miracolo. Il miracolo è una azione divina, sia che lo faccia Dio direttamente, siva attraverso altri: 79-82. Cristo operò molti miracoli, perché gli uomini credessero in Lui: 83-84. Il Cristo annunciato dai profeti fece miracoli più grandi dei loro. I miracoli di Cristo dimostrano la sua divinità: 85-87. Poiché molte altre opere hanno convinto per la tenacia di Cristo, Cristo fece cose insolite perché la mente fosse orientata al Dio invisibile: 88-89. La resurrezione di Cristo è il più grande di tutti i miracoli. I Giudei si persero nelle loro obiezioni: 90-93. Il Padre fece risorgere il Figlio e il Figlio risorse: 94
79. (De ut. cred. 16,34). allora non si deve perdere la speranza che esista una qualche autorità, costituita da Dio stesso, sulla quale appoggiarci, come su un solido gradino, per elevarci verso Dio. Ora, questa autorità, se si prescinde dalla ragione che, come spesso abbiamo detto, molto difficilmente è compresa dagli stolti nella sua purezza, ci tocca in due modi: in parte con i miracoli, in parte con la moltitudine di quelli che la seguono. È indubitabile che il sapiente non ha bisogno di nessuna di queste cose. Ma ora per noi si tratta di riuscire ad essere sapienti, cioè di aderire alla verità, cosa che di certo è irrealizzabile per un animo abbietto….Chiamo miracolo tutto ciò che appare oltremodo difficile o insolito, che va al di là delle aspettative o delle facoltà di chi ne rimane sorpreso. In questo genere di cose niente è più adatto al popolo e, in particolare, agli uomini stolti di ciò che è avvertito mediante i sensi. Ma, dal canto loro, i miracoli si dividono in due specie: ve ne sono alcuni, infatti, che provocano solo meraviglia; altri invece che ispirano anche gratitudine e benevolenza. Infatti, se qualcuno vede un uomo che vola si meraviglia soltanto, dal momento che la cosa non porta allo spettatore altro vantaggio all’infuori dello spettacolo in se stesso. Se qualcuno invece, affetto da una malattia grave e incurabile, guarisce immediatamente non appena ne è stato dato l’ordine, proverà per la sua guarigione, nei confronti di colui che lo ha guarito, un amore superiore alla meraviglia. Di questo genere sono i fatti accaduti nel tempo in cui Dio si mostrava, per quanto era consentito, agli uomini come vero uomo: furono guariti gli ammalati, purificati i lebbrosi; agli zoppi fu restituita la capacità di camminare, ai ciechi la vista, ai sordi l’udito 21. Gli uomini di quel tempo videro l’acqua cambiata in vino, una folla di cinquemila persone saziata con cinque pani, i mari attraversati a piedi, i morti che risuscitavano. Alcuni di questi miracoli erano di aiuto al corpo con beneficî ben manifesti, altri invece alla mente con segni meno espliciti, ma tutti giovavano agli uomini, a testimonianza della maestà divina. Così allora l’autorità divina faceva muovere verso di sé le anime erranti dei mortali. Perché, mi dirai, queste cose ora non avvengono? Perché esse non toccherebbero nessuno, se non fossero straordinarie; e non sarebbero straordinarie, se fossero consuete. Immagina un uomo che veda e percepisca per la prima volta l’alternanza del giorno e della notte, l’ordine perfettamente costante degli astri, il succedersi delle quattro stagioni durante l’anno, la caduta e la rinascita delle fronde sugli alberi, l’infinita forza dei semi, la bellezza della luce, la varietà dei colori, dei suoni, degli odori, dei sapori; supponi che possiamo parlare con lui: resterebbe stupito e quasi sommerso dai miracoli. Noi invece non facciamo più caso a tutte queste cose; non perché ci sia facile conoscerle (non c’è infatti niente di più oscuro delle loro cause), ma di certo perché ne facciamo esperienza continuamente. Quei miracoli, dunque, sono stati compiuti nel più opportuno dei momenti, così che, riunita ed ampliata per mezzo loro la moltitudine dei credenti, l’autorità si rivolgesse in modo utile agli stessi costumi.
80. (In Io. ev. tr. 8,9). Ora, il miracolo che egli stava per compiere, era opera della sua divinità, non della sua debolezza: egli operava in quanto era Dio, non in quanto era nato debole…La madre esigeva un miracolo ed egli, accingendosi a compiere un’opera divina, sembra insensibile ai sentimenti di tenerezza filiale. E’ come se dicesse: Quel che di me compie il miracolo, non l’hai generato tu: tu non hai generato la mia divinità;
81. (De civ. Dei XXI 8,2-5). Il portento dunque non avviene contro natura ma contro quella natura che a noi si manifesta…5. Come dunque non fu impossibile a Dio creare le nature che volle creare, così non gli è impossibile trasformarle, perché le ha create, in quel che vuole.
82. (ib. X 12). Si deve credere inoltre che i vari miracoli compiuti o mediante gli angeli o con altra forma dell’intervento divino in modo che inculchino il culto e la religione dell’unico Dio, in cui soltanto è la felicità, sono operati veramente da loro o mediante loro che ci amano secondo verità e pietà, con l’intervento di Dio che opera in loro.
83. (De vera rel. 16,31). Con i miracoli Egli suscitò la fede nel Dio che era, con la passione nell’uomo che impersonava.
84. (De ut. cred. 14,32). Quale altro effetto, infatti, provocano così grandi e così numerosi miracoli, quando egli stesso diceva che li compiva soltanto perché si credesse in Lui?
85. (Ep. 137, 4,13). Ma tanto Mosè che tutti gli altri Profeti sommamente veritieri predissero Cristo Signore, gli tributarono grande gloria e preannunziarono ch’egli sarebbe venuto non come uno uguale o superiore a loro rispetto alla suddetta potenza taumaturgica, ma addirittura come Dio, Signore dell’universo, fatto uomo per amore degli uomini. Cristo medesimo volle poi compiere tali miracoli perché non si verificasse l’assurdo che ciò che aveva compiuto per mezzo dei Profeti non lo compisse egli in persona. Nondimeno doveva pur fare qualcosa di singolare: nascere dalla Vergine, risorgere dai morti, ascendere al cielo. Non so cosa possa aspettarsi di più chi crede che questo sia poco per un Dio 16.
86. (ib. 137 4,14). Penso infatti che si esigano tali prodigi quali il Verbo avrebbe dovuto fare dopo aver assunto la natura umana. In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio, e tutte le cose furono create per mezzo di lui 17…Siccome dunque non conveniva che creasse un mondo nuovo, operò prodigi nuovi e straordinari nel mondo. Un uomo nato da una Vergine, risorto dai morti a vita eterna ed esaltato al di sopra dei cieli, non è forse un’opera superiore alla creazione del mondo? Può darsi che a questo punto rispondano di non credere che ciò sia accaduto. Che cosa potrebbe quindi essere fatto per uomini che disprezzano ciò ch’è troppo piccolo e non credono a ciò ch’è troppo grande? Si crede alla risurrezione dei morti solo perché lo fecero altri, ma. è piccola cosa per Iddio; che il corpo di Lui sia stato generato dalla Vergine e che dalla morte sia stato innalzato nella vita eterna al di sopra del cielo, non lo si crede perché nessuno fece altrettanto e perché ciò è possibile solo a Dio. Ecco perché ciascuno ammette di buon grado le cose che reputa per lui facili non a farsi ma a comprendersi, mentre stima falsità e menzogne quelle che vanno oltre la sua intelligenza 18. Non essere simile a costoro, te ne scongiuro.
87.(ib. 137 2,8). Ora tutto ciò, se si cerca una ragione, non sarà più meraviglioso; se si desidera un esempio, non sarà più una cosa unica. Dobbiamo ammettere che Dio possa operare qualche cosa che noi dobbiamo confessare di non poter penetrare. In tali fatti l’intera spiegazione risiede nella potenza di Colui che li opera.
88. (In Io. ev. tr. 24,1). miracoli compiuti da nostro Signore Gesù Cristo, sono opere divine, che sollecitano la mente umana a raggiungere Dio attraverso le cose visibili. Siccome Dio non è una realtà che si possa vedere con gli occhi, e siccome i suoi miracoli, con i quali regge il mondo intero e provvede ad ogni creatura, per la loro frequenza finiscono per passare inosservati, al punto che quasi nessuno si accorge dell’opera di Dio che anche nel più piccolo seme appare mirabile e stupenda; Dio si è riservato, nella sua misericordiosa bontà, di compiere a tempo opportuno talune opere fuori del normale corso degli avvenimenti naturali, affinché, quanti hanno fatto l’abitudine alle cose di tutti i giorni, rimanessero impressionati, vedendo, non opere maggiori, ma insolite. Governare il mondo intero, infatti, è un miracolo più grande che saziare cinquemila persone con cinque pani (cf. Gv 6, 5-13). Tuttavia, di quel fatto nessuno si stupisce, di questo gli uomini si stupiscono, non perché sia più grande, ma perché è raro. Chi, infatti, anche adesso nutre il mondo intero, se non colui che con pochi grani crea le messi? Cristo operò, quindi, come Dio. Allo stesso modo, infatti, che con pochi grani moltiplica le messi, così nelle sue mani ha moltiplicato i cinque pani. La potenza era nelle mani di Cristo; e quei cinque pani erano come semi, non affidati alla terra, ma moltiplicati da colui che ha fatto la terra. E’ stato dunque offerto ai sensi tanto di che elevare lo spirito, è stato offerto agli occhi tanto di che impegnare l’intelligenza, affinché fossimo presi da ammirazione, attraverso le opere visibili, per l’invisibile Iddio; ed elevati alla fede, e mediante la fede purificati, sentissimo il desiderio di vedere spiritualmente, con gli occhi della fede, l’invisibile, che già conosciamo attraverso le cose visibili.
89. (Serm. 126 4,5). Ha compiuto tali opere e fu disprezzato da molti, più intenti non a considerare quanto grandi fossero le opere che compiva, ma a vedere quanto fosse insignificante chi le faceva, come a dire tra sé: Tali opere sono divine, ma costui è un uomo. Tu noti dunque due cose: le opere di Dio e l’uomo. Se le opere di Dio possono essere compiute soltanto da Dio, bada che non si celi Dio nell’uomo. Osserva, ripeto, le cose che hai sotto gli occhi, credi a quello che non vedi. Non ti ha abbandonato chi ti ha chiamato a credere. Sebbene ti comandasse di ritenere per certo ciò che non puoi vedere, tuttavia non ti ha lasciato tale da non vedere nulla, tanto che tu possa credere ciò che non vedi. Le stesse cose create sono forse segni di poco rilievo, prove deboli della presenza del Creatore? E’ venuto perfino, ha operato miracoli. Non potevi vedere Dio, potevi vedere l’uomo. Dio si è fatto uomo perché nelle unità delle due nature tu avessi a che vedere e che credere.
90. (In Io. ev. tr. 91,3). E però supera tutti i prodigi il fatto che il terzo giorno dopo che era stato messo a morte, usci vivo dal sepolcro con la sua carne, e con essa, vinta ormai per sempre la morte, ascese al cielo;
91. (En. In Ps. 40,1). Vedendo dunque i Giudei che la folla seguiva la sua autorità e la divinità della maestà resa manifesta dai suoi miracoli, vedendo, ripeto, tutto questo i Giudei (dai quali lo stesso Signore trasse lo spunto per la parabola in quanto essi avevano detto: Qui è l’erede; venite, uccidiamolo, e nostra sarà l’eredità 3) ebbene costoro dissero a se stessi cioè tra di loro, poiché questa è la voce del loro pontefice Caifa: vedete che una grande folla lo segue, e tutti vanno dietro a lui; se gli concederemo di vivere, verranno i Romani, e distruggeranno a noi il paese e la nazione. Conviene che muoia un uomo solo piuttosto che perisca tutta la nazione…Tuttavia essi, vedendo il popolo andare dietro di lui, dissero: Quando morirà e perirà il nome di lui ; cioè, quando lo uccideremo, ormai il suo nome non sarà più sulla terra, né un morto potrà più sedurre nessuno; ma nella stessa sua morte gli uomini comprenderanno che seguivano un uomo, e che non c’era in Lui speranza di salvezza; abbandoneranno il suo nome e più non sarà. Ebbene è morto; ed il suo nome non è perito, ma è stato seminato; è morto; ma è stato il seme, che morendo, di continuo fa sorgere le messi 5 . Quando dunque il Signore nostro Gesù Cristo fu glorificato, cominciarono molto di più ed in modo molto più numeroso gli uomini a credere in lui;
92. (Serm. 247,2). Vediamo ora quale argomento offra al nostro discorso il brano letto quest’oggi. Il testo stesso infatti costituisce per noi un richiamo, e in certo qual modo ci interpella a esporvi come mai il Signore – che risorse con un corpo dotato di una consistenza che gli consentiva di essere non solo veduto ma anche toccato dai discepoli – potesse apparire agli stessi a porte chiuse. Ci sono alcuni che da questo fatto sono talmente frastornati, che vacillano, o quasi, in quanto, contro i miracoli operati da Dio, vorrebbero contrapporre i pregiudizi delle loro argomentazioni. Ragionano così: se era corpo, se era carne e ossa, se risorse dal sepolcro ciò che era stato appeso al patibolo, come poté passare attraverso porte chiuse? Se era cosa impossibile – dicono – è da concludersi che non è accaduto. Se invece la cosa gli fu possibile, in che modo glielo fu? Se comprendessi in che modo sia avvenuto, non sarebbe più un miracolo; e se non lo vuoi comprendere come miracolo, non ti manca molto perché tu neghi il fatto stesso della resurrezione dal sepolcro. Volgi il pensiero ai miracoli compiuti dal tuo Signore fin dagli inizi, spiegami il perché di ciascuno. L’uomo non interviene e la Vergine concepisce. Spiegami come una vergine abbia potuto concepire senza il concorso del maschio. Dove vien meno la ragione lì costruisce la fede. Eccoti un miracolo nella concezione del Signore, ma ascoltane un altro nel di lei parto: partorisce da vergine e vergine rimane. Fin da allora, quindi, ben prima che risorgesse, il Signore nascendo passò per delle porte chiuse. Ti volgi a me e mi chiedi: Se passò attraverso porte chiuse, dove sono in lui le doti proprie di un corpo? Ti rispondo: Se camminò sul mare, come la mettiamo col peso del corpo? Ma questo il Signore lo fece in quanto era Signore. Ebbene, quando risorse forse che cessò di essere Signore? E che dire poi del potere per il quale concesse anche a Pietro di camminare sulle acque 2 ? Un tal potere era in Cristo per la sua divinità, in Pietro c’era la fede per eseguire l’ordine; ma Cristo possedeva di per sé un tale potere, Pietro l’aveva perché Cristo gli venne in aiuto. Ho però timore che, se ti metterai a scandagliare con cuore umano le componenti dei miracoli, finisca col perdere la fede. Ma non sai che a Dio nulla è impossibile? Se pertanto qualcuno viene a dirti: Se è passato per delle porte chiuse non era corpo, rispondigli argomentando in senso opposto: Tutt’altro, se lo si poté toccare, doveva essere un corpo; se poté mangiare doveva essere un corpo. Queste cose le operò per un miracolo, non perché tale è l’ordine della natura.
93. (En in Ps. 63,15). Dissero loro [i giudei]: Vi diamo del denaro; dite però che, mentre voi dormivate, sono venuti i suoi discepoli e lo hanno portato via 36. Sono davvero venuti meno escogitando trame insensate! Cosa dici mai, o astuzia infelice? Tanto lontano dalla luce del piano salvifico [di Dio] ti sei spinta e in così profonda malvagità e scaltrezza sei sprofondata, da affermare: Dite pure che, mentre voi dormivate, sono venuti i suoi discepoli e lo hanno portato via? Adduci dei testimoni addormentati! Tu davvero dormivi! Tu avevi perso il cervello escogitando tali cose! Se dormivano, che cosa avevano potuto vedere? E, se non avevano visto niente, come puoi prenderli per testimoni?
94. (In Io. ev. tr. 47,7). pensate, dico, che qui sia come venuta meno la sua potenza, tanto che poté morire, ma poi non poté risorgere? Così infatti potrebbero suonare queste parole a chi le consideri con poca attenzione. Io mi sono coricato, cioè mi sono coricato perché ho voluto io; e mi sono alzato, perché? perché il Signore mi sorregge. Vorrebbe dire allora che tu, da te stesso, non eri capace di alzarti? Se tu non ne fossi stato capace, non avresti detto: Ho il potere di dare la mia vita e il potere di riprenderla (Gv 10, 18). In altro passo del Vangelo si dice che non è soltanto il Padre a risuscitare il Figlio, ma è anche il Figlio a risuscitare se stesso: Distruggete questo tempio , – disse – e in tre giorni lo farò risorgere. E l’evangelista osserva: Egli parlava del tempio del suo corpo (Gv 2, 19 21). Doveva infatti risuscitare ciò che moriva;
CAPITOLO III
I miracoli e le profezie sono motivi di credibilità della religione cristiana.
SOMMARIO: Alcuni ridono della religione cristiana, perché obbliga a credere alle cose invisibili. Quelli che parlano così non si rendono conto che molti credono a fatti e storie che personalmente non hanno visto: 95-97. I miracoli degli Apostoli. I primi cristiani erano portati a credere dai miracoli: 98-104. Noi abbiamo edificato la nostra fede con il compimento di tante profezie: 105-107. I Giudei hanno i testimoni scritti, noi abbiamo il Cristo stesso: 108-109.
95. (De fide r. q. n. vid. 1,1). Vi sono alcuni i quali ritengono che la religione cristiana debba essere derisa piuttosto che accettata, perché in essa, anziché mostrare cose che si vedono, si comanda agli uomini la fede in cose che non si vedono. Dunque, per confutare coloro ai quali sembra prudente rifiutarsi di credere ciò che non possono vedere, noi, benché non siamo in grado di mostrare a occhi umani le realtà divine che crediamo, tuttavia dimostriamo alle menti umane che si devono credere anche quelle cose che non si vedono. E, in primo luogo, a coloro che la stoltezza ha reso così schiavi degli occhi carnali che giudicano di non dover credere ciò che con quelli non scorgono, va ricordato quante cose non solo credano ma anche conoscano, che pure non possono vedere con tali occhi. Già nel nostro animo, che è di natura invisibile, ce ne sono innumerevoli.
96. (ib. 2,4). Se questa fede fosse eliminata dalle vicende umane, chi non si avvede di quanto scompiglio si determinerebbe in esse e di quale orrenda confusione ne seguirebbe?… Tralascio di dire quante cose della pubblica opinione, della storia ovvero di luoghi in cui non sono mai stati credano coloro che ci riprendono per il fatto che crediamo ciò che non vediamo, e come essi non dicano ” non crediamo perché non abbiamo visto “.
97. (ib. 3,4). Se, dunque, con il non credere ciò che non possiamo vedere crollerà la stessa umana società, perché verrebbe a mancare la concordia, quanto più è necessario prestare fede alle realtà divine, sebbene siano realtà che non si vedono? Se non si prestasse loro fede, non l’amicizia di un uomo qualsiasi ma la stessa suprema religione sarebbe violata, in modo che ne consegue la somma infelicità.
98.De vera rel. 25,47). La seconda questione da considerare riguarda la diversità di pareri sorta tra gli uomini intorno al culto dell’unico Dio. Sappiamo che i nostri antenati, con quella gradualità della fede per cui dalle cose temporali si risale a quelle eterne, hanno seguito (né potevano fare diversamente) i miracoli visibili e lo hanno fatto in modo che tali miracoli non sono stati più necessari ai posteri. Infatti, una volta che la Chiesa cattolica si è diffusa stabilmente per tutta la terra, non fu consentito che quei miracoli durassero fino ai nostri giorni, perché l’anima non andasse sempre alla ricerca delle cose visibili e il genere umano, con l’abitudine di vedere miracoli, non si intiepidisse per ciò che, visto la prima volta, si era infiammato. D’altra parte, non c’è dubbio per noi che si deve credere a coloro che, pur predicando cose accessibili a pochi, tuttavia riuscirono a persuadere i popoli a seguirli.
99. (Ep. 232,6). Perché allora, quando si predicava Cristo crocifisso 4, per confermare e redarguire lo scherno delle folle, gli storpi camminavano, i muti riacquistavano la favella, i sordi l’udito, i ciechi la vista, i morti tornavano in vita.
100. (De cat. rud. 23,41). A partire dal quel giorno i discepoli, annunciando Cristo con fede piena, compivano nel suo nome molti miracoli 219; tanto che, passando Pietro e toccando con la sua ombra un morto, questi risuscitò 220.
101. (Ep. 137 4,16). Riempiti quindi dello Spirito Santo, parlano subito nelle lingue di tutti i popoli, ne, confutano con coraggio gli errori, predicano la verità apportatrice della salvezza eterna,… La predicazione della santa e vera religione è accompagnata da prodigi e miracoli convenienti.
102. (De cat. rud. 24,45). Dunque tutti questi eventi, come li leggiamo predetti moltotempoprima, così ugualmente li riconosciamo avvenuti. Per i primi cristiani, non vedendoli ancora verificati, erano necessari i miracoli per credere; per noi, che li vediamo compiuti nel modo in cui li leggiamo nei Libri [sacri], dove sono stati riportati ben prima che accadessero (là venivano predette tutte le cose future che ora si vedono presenti), per noi dunque, edificati nellafede 246,
103. (Serm. 88,1). Ma poiché non si credeva alle realtà che non si vedevano, mediante questi miracoli temporali confermava la fede nelle realtà che non si vedevano.
104. (De civ. Dei X 32,2). Il Mediatore stesso presente nel mondo e i suoi Apostoli, che rivelavano ormai la grazia del Nuovo Testamento, dichiararono più apertamente le cose che nei tempi precedenti erano state figurate e significate in forma più misteriosa in considerazione della ripartizione delle epoche del genere umano, come Dio sapiente volle stabilirla. I segni degli straordinari interventi divini erano una conferma….Non si manifestarono soltanto visioni angeliche e non si udirono soltanto parole di messaggeri celesti, ma anche per opera di uomini di schietta pietà con la parola di Dio furono scacciati dal corpo e dai sensi degli uomini gli spiriti immondi, furono guariti i difetti fisici e le malattie, gli animali selvaggi della terra e dell’acqua, i volatili, gli alberi, gli elementi e le stelle eseguirono gli ordini divini, le forze dell’inferno si arresero, i morti tornarono in vita 207. Si passano sotto silenzio i fatti straordinari riguardanti personalmente il Salvatore, soprattutto quelli della nascita e della resurrezione. Nel primo presentò soltanto il mistero della maternità verginale, nell’altro il modello di quelli che risorgeranno alla fine.
105. (ib. XXII 8,1). Perché, obiettano, quei miracoli che andate dicendo siano avvenuti, ora non avvengono più? 33. Potrei rispondere che sono stati necessari prima che il mondo credesse, affinché il mondo credesse. Chi per credere va ancora in cerca di prodigi, è egli stesso un prodigio perché non crede, mentre il mondo crede. Però lo dicono affinché si creda che quei miracoli non sono avvenuti. Come si spiega dunque che con tanta fede si canta da ogni parte che Cristo è stato elevato al cielo con la carne? Come si spiega che in tempi addottrinati, i quali rifiutano tutto ciò che è inattendibile, il mondo ha creduto senza miracoli a fatti incredibili perché troppo meravigliosi? Diranno forse che sono stati credibili e perciò sono stati creduti? E allora perché essi non credono? È quindi molto semplice il nostro dilemma: o da un fatto incredibile, perché fuori dell’esperienza, hanno suscitato la fede altri fatti incredibili, che tuttavia avvenivano ed erano nell’esperienza; ovvero un fatto così credibile, da non aver bisogno di miracoli per essere evidenziato, confuta l’eccessiva mancanza di fede di costoro. Direi questo per ribattere i più sciocchi. Difatti non possiamo negare che sono avvenuti molti miracoli, i quali dimostrerebbero quell’unico grande salvifico miracolo, per cui Cristo è salito al cielo con la carne con cui era risorto. È stato tutto scritto nei medesimi libri assolutamente veri: i fatti che sono avvenuti e per quale verità da credere sono avvenuti. Essi furono palesi per suscitare la fede; essi molto più evidentemente sono palesi mediante la fede che hanno suscitato. Sono letti fra i popoli affinché siano creduti, ma non si leggerebbero fra i popoli se non fossero creduti. Difatti anche al presente avvengono miracoli nel suo nome, sia mediante i sacramenti, sia attraverso le preghiere e il culto dei santi, ma non sono divulgati con la medesima notorietà al punto da avere una fama come quella.
106. (Ep. 232 3.4). La divina Scrittura non ha taciuto nessuna di tutte le cose che i nostri padri ricordano essere state compiute verso il genere umano nei tempi passati, e inoltre tutte le cose che vediamo noi e le tramandiamo ai posteri, le cose per lo meno che riguardano la ricerca e l’osservanza della vera religione. Tutte queste cose però si svolgono perfettamente, come è stato predetto che si sarebbero svolte. Voi vedete senza dubbio il popolo dei Giudei strappato dalla propria sede, disperso e sparpagliato in quasi tutte le contrade. Così pure l’origine e gli sviluppi del medesimo popolo, la perdita del regno e la dispersione per ogni parte della terra si sono avverati come erano stati predetti. Voi vedete senza dubbio che, per mezzo del Cristo, nato in modo singolare dalla loro stirpe, la Chiesa cattolica s’è appropriata e ha conservato la parola e la Legge di Dio proveniente da quello stesso popolo. Tutti questi fatti li leggiamo preannunciati come noi li vediamo avverati. Molti si sono separati dalla radice della comunione cristiana la quale si diffonde per tutto il mondo con una propagazione sicura attraverso le sedi degli Apostoli e la successione dei vescovi; ora voi vedete senza dubbio costoro come sarmenti secchi, da noi chiamati eresie e scismi, li vedete vantarsi della sola forma esterna della loro origine, grazie al nome di Cristiani ch’essi portano: tutto è stato previsto, predetto e scritto. Voi vedete senza dubbio i templi degli idoli in parte caduti in rovina, senza che nessuno li ripari, in parte abbattuti o chiusi, in parte adibiti ad altri usi; gli stessi idoli spezzati o bruciati, nascosti o distrutti. Inoltre perfino le potestà di questo mondo che una volta perseguitavano il popolo cristiano per difendere questi idoli, sono state vinte e soggiogate dai Cristiani, non già resistendo, bensì morendo. Voi li potete vedere, questi poteri, rivolgere le loro leggi e la forza coercitiva della loro autorità contro gli stessi idoli, a causa dei quali prima uccidevano i Cristiani; potete vedere il capo supremo del più famoso degli imperi deporre il diadema e pregare presso la tomba di Pietro il pescatore…Tutti questi avvenimenti sono stati predetti da tempi remotissimi dalle Scritture divine, che vanno ormai per le mani di tutti. Tanto più salda è la fede con cui ci rallegriamo che tali avvenimenti si siano avverati, quanto più grande è l’autorità delle Scritture in cui troviamo che sono stati predetti solennemente.
107.(Serm. 113A ; Denis 24,9). Tenete dunque ben a mente, fratelli, le promesse di Dio nostro Signore e in base al numero delle sue promesse calcolate quante ne ha già adempiute. Cristo non era ancora nato ma era già stato promesso nella Scrittura; la promessa riguardante lui fu adempiuta e nacque. Ancora non aveva patito, non era ancora risorto; ma anche ciò fu adempiuto; dopo aver patito ed essere stato crocifisso, risuscitò. La sua passione è il nostro guadagno, il suo sangue è il nostro riscatto. Ascese al cielo come aveva promesso: ed anche ciò lo adempì. Diffuse il Vangelo per tutto il mondo: volle che i Vangeli fossero quattro, perché mediante il numero quattro fosse indicato il mondo intero, dall’Oriente all’Occidente, dal Settentrione al Meridione. Volle avere dodici Apostoli perché apparissero distribuiti in certo qual modo a tre a tre per [ciascuna delle] quattro [parti del mondo]; poiché il mondo è stato chiamato nella Trinità, nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo. Adempì questa promessa; inviò il Vangelo, come aveva predetto: Quanto sono belli i piedi di coloro che annunciano il Vangelo e la pace, che annunciano buone notizie 14, come aveva predetto: Non vi sono parole né discorsi dei quali non si oda la voce. Il loro suono si è diffuso per tutta la terra e le loro parole sino ai confini della terra 15. Come aveva detto, così lo inviò: il Vangelo viene raccontato per tutto il mondo. Anche la Chiesa soffrì da principio la persecuzione; Dio adempì la predizione che ci sarebbero stati dei martiri. Leggi l’impegno scritto: Preziosa agli occhi del Signore la morte dei suoi servi fedeli 16. Suscitò anche i martiri poiché anch’essi egli aveva predetto. Che cosa di poi doveva adempirsi? Lo adoreranno tutti i re della terra 17. Abbracciarono la fede cristiana anche i re, i quali in principio avevano fatto i martiri con la persecuzione; vediamo dunque anche adesso che i re son diventati credenti. Adempì anche un’altra predizione, che cioè sarebbero stati fatti a pezzi gl’idoli per ordine dei capi di Stato, per ordine dei quali in principio i cristiani venivano uccisi. Ha eliminato anche gl’idoli poiché l’aveva predetto: Anche degl’idoli dei pagani sarà fatta giustizia 18. Poiché dunque, fratelli, Dio ha mantenuto tante promesse, perché non gli crediamo? È forse Dio un debitore incapace? Se non ci avesse ancora mantenuto affatto alcuna promessa, avremmo dovuto crederlo un debitore idoneo dal momento che ha fatto il cielo e la terra; egli infatti non era destinato a diventar povero per cui non avrebbe avuto il mezzo per pagare il debito, né può ingannare essendo la Verità in persona. Oppure è forse Dio una potenza così limitata che gli possa capitare di non avere il tempo di mantenere le promesse?.
108. ( De fide r. q. n. vid. 5-6,8-9). A meno che per caso gli infedeli non ritengano che siano state scritte dai cristiani in modo che queste cose, che essi già credevano, avessero un peso maggiore in fatto di autorità, col ritenere che fossero state promesse prima che accadessero…9. Se hanno questo sospetto, esaminino attentamente i libri dei Giudei, nostri nemici. Vi leggeranno tutte le cose che abbiamo ricordato e troveranno che sono state preannunciate riguardo a Cristo, nel quale crediamo, e alla Chiesa, che vediamo dall’inizio faticoso della fede fino alla beatitudine sempiterna del regno. Ma, quando leggono, non si meraviglino se coloro che detengono questi libri non comprendono tali cose a causa delle tenebre dell’inimicizia. Che essi non avrebbero capito, infatti, era stato predetto dagli stessi profeti; e dunque era necessario che questo, come tutto il resto, si avverasse e che, secondo un segreto ma giusto giudizio di Dio, subissero la pena che avevano meritato.
109. (En in Ps. 58 s. 1,22). E se, talvolta, qualche pagano avrà dei dubbi, quando noi gli parleremo delle profezie che si riferiscono a Cristo (tanta è la loro evidenza che si resta stupefatti!), e se, attonito, penserà che siano state scritte da noi, noi proveremo, attraverso i codici dei giudei, che tali cose sono state predette molto tempo prima.
CAPITOLO IV
La vita della Chiesa fermentò irrigata dal sangue dei martiri.
SOMMARIO: I martiri sono i testimoni di Dio. Chi sono i veri martiri? Quelli che soffrono per l’ingiustizia. E’ la causa che fa il martire, non la pena. Da Dio ebbero l’aiuto, perché potessero morire per la vera religione. Dunque dogmaticamente è la causa che fa il martire: 110-113. Apologeticamente è il martire che fa la causa. Gli Apostoli “arieti del gregge santo” sparsero il sangue per Cristo. I martiri testimoniano la verità. I martiri sono morti perché la vera religione potesse crescere: 114-117. Atrocità dei tormenti fisici e morali: 118-121. La vite della Chiesa tanto più cresceva quanto veniva irrigata dall’ abbondante sangue dei martiri: 122-124. Agostino inveisce contro i martìri dei Donatisti: 125.
110. (In ep. Io. ad Parth. tr. I 2). Forse alcuni di voi, fratelli, ignari di greco, non sanno quale significato ha in greco il termine testimonio, termine comunissimo del vocabolario religioso. Il greco chiama martiri quelli che il latino chiama testimoni…Questi, dando testimonianza sia di quanto videro, come di quanto udirono da testimoni oculari, sopportarono tutte le sofferenze del martirio perché quella testimonianza spiacque agli uomini contro i quali era diretta. I martiri sono i testimoni di Dio. Dio volle avere come suoi testimoni gli uomini affinché a sua volta gli uomini abbiano come loro testimone Dio stesso.
111. (Ep. 185 2,9). Gli autentici martiri sono invece quelli a proposito dei quali il Signore afferma: Beati quelli che soffrono persecuzioni a causa della giustizia 18; non sono quindi coloro che sono perseguitati a causa dell’ingiustizia e spezzano empiamente l’unità cristiana, ma quelli che sono perseguitati a causa della giustizia…La pena dei martiri può esser simile a quella degli empi, ma diversa è la causa.
112. (En in Ps. 34 s. 2,13).Prendi a cuore il mio giudizio, Dio mio e mio Signore, secondo la mia causa. Non secondo la mia pena, ma secondo la mia causa: non secondo ciò che con me ha in comune il ladrone, ma secondo ciò che io ho in comune con i beati che subiscono persecuzioni a cagione della giustizia 42. Perché ben distinta è questa causa. La pena, infatti, è uguale per i buoni come per i cattivi. Ciò che fa i martiri non è il supplizio, ma la causa. Se infatti fosse il castigo a fare i martiri, tutte le miniere sarebbero piene di martiri, tutte le catene trascinerebbero dei martiri, e sarebbero coronati tutti coloro che sono colpiti dalla spada. Si
113. (De civ. Dei IV 29). Era necessario l’aiuto di Dio che inviasse uomini santi e autenticamente religiosi, i quali subissero la morte per la vera religione affinché le false scomparissero dal mondo.
114. (Serm. 311,2). I beati Apostoli, primi “arieti” del gregge santo, videro lo stesso Signore Gesù pendente dalla croce, soffrirono per lui che moriva, si ritrassero spaventati davanti a lui risorto, lo amarono nella sua potenza e dettero anch’essi il sangue in cambio di quello che avevano visto versare. Considerate, fratelli, la portata dell’evento per il quale degli uomini furono inviati in tutto il mondo ad annunziare, di un uomo morto, che era risuscitato ed era asceso al cielo, ed a causa di tale annunzio soffrirono tutto ciò che il mondo dissennato imponeva loro: perdite, esilio, carcere, tormenti, fiamme, belve, croci, morte. Non so io il perché di questo? O che, fratelli miei, Pietro moriva per una gloria personale, oppure presentava se stesso? Uno moriva perché fosse un altro ad essere onorato; uno veniva messo a morte perché fosse un altro a ricevere adorazione. Potrebbe far questo se non per l’ardore della carità e l’assoluta certezza della verità? Avevano avuto sotto gli occhi quanto dicevano: come avrebbero infatti affrontato la morte per un evento da loro non visto? Dovevano smentire ciò che avevano veduto. Non lo fecero; portarono l’annunzio di un morto che sapevano vivo. Sapevano per quale vita dovevano disprezzare la vita; sapevano per quale felicità tolleravano l’infelicità di una vita che ha fine, in vista di quali ricompense non facevano caso alle perdite. La loro fede non si poteva equiparare al mondo intero. Avevano ascoltato: Qual vantaggio avrà l’uomo se guadagnerà il mondo intero, e poi perderà la propria anima? 1 L’attrattiva del mondo non fu una remora per loro che procedevano alacremente, così pure, per loro, di passaggio verso altra regione, le cose transitorie; per quanto sia e comunque sia luminosa la felicità da lasciare qui senza poter trasferirla nell’altra vita, verrà la volta che anche quanti ora sono in vita devono lasciarla quaggiù.
115. (Serm. 128 2,3). I martiri non sono forse i testimoni di Cristo e coloro che rendono testimonianza alla verità? Eppure, se riflettiamo con maggiore diligenza, allora che quei martiri rendano testimonianza, è egli stesso a rendersi testimonianza. Infatti egli è appunto presente nei martiri perché possano rendere testimonianza alla verità.
116. (De civ. Dei VIII 27,1). Veneriamo, è vero, le loro tombe, in quanto furono uomini di Dio e combatterono fino alla morte fisica per la verità affinché fosse riconosciuta la vera religione nella confutazione delle false dovute alla leggenda.
117. (Serm. 273 2,2). Avete ascoltato gli interrogatori dei persecutori, avete ascoltato le risposte dei confessori durante la lettura della passione dei santi. Fra le altre, quali le parole del beato Fruttuoso vescovo? Ad un tale che gli si raccomandava perché lo ricordasse e pregasse per lui, rispose: “È necessario che io preghi per la Chiesa cattolica, diffusa dall’Oriente all’Occidente”. Infatti, chi è che prega per le singole persone? Eppure chi prega per tutti non trascura nessuno dei singoli.
118. (De civ. Dei XXII 6,1). E chi è stato interdetto di dichiarare dèi Romolo o Ercole o altre simili personalità e ha preferito morire anziché non dichiararlo? Oppure qualche popolo onorerebbe fra i suoi dèi Romolo, se non lo costringesse la paura del nome romano? Chi potrebbe invece calcolare quanti hanno preferito essere uccisi con grande, disumana spietatezza anziché negare che Cristo è Dio? Quindi il timore, sia pure di una leggera indignazione, costringeva alcune città soggette al diritto romano a onorare Romolo come un dio. Invece la paura, non tanto di un leggero sdegno dell’animo, ma di grandi e varie pene e della morte stessa, che più delle altre si paventa, non ha potuto distogliere un grande numero di martiri, fra tutti i popoli della terra, dall’onorare ma anche dal professare Cristo come Dio. E in quel tempo la città di Dio, sebbene fosse esule in cammino sulla terra e avesse schiere di grandi popoli, non combatté per la salvezza nel tempo contro i propri persecutori pagani, ma piuttosto, per raggiungere la salvezza eterna, non oppose resistenza. Venivano incatenati, imprigionati, flagellati, torturati, bruciati, sbranati e crescevano di numero. Per loro combattere per la salvezza era lo stesso che disprezzare la salvezza per amore del Salvatore.
119. (ib. XXII 9). Che cosa dimostrano i miracoli se non la fede con cui si annunzia che Cristo è risorto nella carne ed è salito al cielo con la carne? I martiri stessi furono martiri di questa fede, cioè testimoni di questa fede. Offrendo la testimonianza di questa fede sopportarono con coraggio un mondo assai nemico e crudele e lo vinsero non con la resistenza ma con la morte. Per questa fede sono morti coloro che dal Signore possono ottenere miracoli poiché sono stati uccisi per il suo nome.
120. (En in Ps. 47,13). Che cosa fecero le tentazioni dei persecutori ai martiri…che l’amore per Cristo e per la verità li conduceva al martirio? Ebbero maggior forza gli occhi dei loro parenti che piangevano che non le violenze dei persecutori. I figli quanti ne trattenevano perché non soffrissero il martirio! Quante spose si abbracciavano ai ginocchi dei loro sposi affinché non le lasciassero vedove! Quanti figli cercavano di impedire ai genitori di morire, come sappiamo e leggiamo nella passione di santa Perpetua! Tutte queste cose sono accadute. Ma quando mai le lacrime, fluenti pur coll’impeto che volete, sono riuscite ad estinguere la fiamma dell’amore 60?
121. (Serm. Denis 16,5). Ma il persecutore assicura: Porto via il cibo, porto via la veste. Fu l’addentrarsi nella lotta, il nemico si accaniva con più impeto: si andò oltre il superfluo, si giunse a ciò che è necessario. Da me non stare lontano, poiché l’angoscia è vicina 19 . Niente è così vicino alla sua anima quanto il suo corpo; nel corpo soffri la fame e la sete e il bruciore: ivi voglio vederti, martire autentico, testimone di Dio. Guarda, egli dice, guarda. Chi ci potrà separare dall’amore di Cristo? 20 Che cos’è che minacci? Porto via il cibo, porto via la veste. La tribolazione? l’angoscia? la fame? la nudità? 21 Gli si incuta timore per un altro verso. Allontano l’amico, ti uccido sotto gli occhi i tuoi più cari, truciderò la moglie e i figli. Uccidi, uccidi? Non negano, e non uccidi. Che vuol dire? perché non mi atterrisci quanto alla mia persona, vuoi farmi temere per i miei? Purché non rinneghino, tu non uccidi i miei; che se dovessero rinnegare, tu uccidi degli estranei. Insista ancora il persecutore, e infierisca e dica: Se non t’importa dei tuoi, proprio te strapperò a questa luce. A questa luce: alla luce eterna forse? A quale luce mi strappi? a quella che ho in comune con te. Non è grande quella che vedi anche tu. Io per non perdere questa luce non rinnegherò la luce. Era la luce vera 22. So a chi mi rivolgo: Poiché in te è la sorgente della vita, nella tua luce vedremo la luce 23 . Priva pure della vita, priva della luce: avrò la vita, avrò la luce. Avrò la vita dove non posso avere in te chi me ne priva; avrò quella luce che, non direi tu, ma neppure tenebra alcuna possa sottrarmi. Vinse il martire. O che c’è dell’altro da cui doverci attendere la visione di una lotta più ardua? No. Minacci la morte, infierisca sulla sanità del corpo, scavi con gli uncini, travagli con le torture, bruci con le fiamme, esponga alle fiere: anche qui è vinto. Com’è che è vinto? Perché in tutte queste cose siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati 24.
122. (En. in Ps. 40,1). Quando dunque il Signore nostro Gesù Cristo fu glorificato, cominciarono molto di più ed in modo molto più numeroso gli uomini a credere in lui; e le sue membra cominciarono a udire ciò moltiplicati i Cristiani,.. almeno imparate la terza volta: Cristo è morto ed il suo nome non è perito: morti sono i martiri, e moltiplicata ancor di più si è la Chiesa, mentre si diffonde fra tutte le genti il nome di Cristo. Colui che ha predetto la sua morte e la sua risurrezione, che ha predetto la morte dei suoi martiri e la loro corona, Egli stesso ha predetto il futuro della sua Chiesa; se per due volte ha detto la verità, avrà forse mentito la terza volta?
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123. (De cat. rud. 24,44). Ma quella vite – come era stato profetato 240 e dallo stesso Signore preannunciato 241 – estendeva per tutto il mondo i suoi tralci fruttiferi, si sviluppava con tanta maggior abbondanza quanto più era irrigata dal fertile sangue dei martiri. Di fronte a coloro che innumerevoli morivano a difesa della verità della loro fede in ogni regione della terra, gli stessi re che li perseguitavano, piegata la cervice superba, cedettero e si volsero alla conoscenza e alla venerazione di Cristo
124. (De vera rel. 3,5). Dopo tanto sangue, tanti roghi, tante croci di martiri, le chiese infatti sono sorte con tanta maggiore fertilità ed abbondanza fin tra le popolazioni barbare. Ormai più nessuno si meraviglia delle migliaia di giovani e fanciulle che rinunciano al matrimonio per vivere castamente; mentre Platone, che aveva fatto lo stesso, si dice che fosse tanto condizionato dalle perverse idee del suo tempo da far sacrifici alla natura, quasi per purificarsi da un atto peccaminoso…Se è accaduto tutto ciò, perché dunque sbadigliamo ancora per le gozzoviglie di ieri e ricerchiamo i segni della volontà divina negli animali sacrificati? E perché, quando si viene ad una discussione, preferiamo avere la bocca che risuona del nome di Platone piuttosto che il cuore ripieno della verità ?
125. (C. Gaud. I 27,30). Se voi voleste essere martiri di Cristo ai piedi dell’altare, non vi sacrifichereste al demonio dandovi fuoco. Chi, in fondo, può rallegrarsi di questo vostro fanatismo se non il diavolo, che ve lo ispira, e i suoi partigiani? È lui che gettava quel ragazzo, di cui parla il Vangelo 55, ora nell’acqua ora nel fuoco; è lui che precipitò il branco dei porci e lo sommerse tra i flutti 56. È lui che con la più audace delle tentazioni suggerì allo stesso Signore di gettarsi giù dal pinnacolo del tempio 57. Senza dubbio voi appartenete al diavolo, poiché praticate nei vostri suicidi questi tre tipi di morte: l’acqua, il fuoco, il precipizio. Ora, se la demenza non vi toglie del tutto l’uso della ragione, la citazione stessa che tu hai fatto del Libro santo vi dovrebbe tener lontani da questo tipo di morte che vi infliggete. Che cosa dicono infatti le anime dei martiri ai piedi dell’altare di Dio? Fino a quando, Signore, non farai giustizia e non vendicherai il nostro sangue sopra gli abitanti della terra? Esse domandano che sia vendicato il loro sangue, certamente su coloro che l’hanno fatto versare: quando mai sugli altri? Per questo il vostro sangue sarà vendicato su di voi.
CAPITOLO V
Nel nome di un solo crocifisso il genere umano divenne universale.
SOMMARIO. Stupenda conversione dei popoli. E questo fu annunciato: 126. Nel nome di un solo crocifisso il genera umano divenne universale. La stessa Chiesa Cattolica, nella quale si sono avverate tante profezie è diventata un grande segno di credibilità:127-129. O la religione Cristiana si è propagata a causa dei miracoli, o la stessa propagazione è il più grande miracolo: 130. Santità della dottrina. Agostino con eloquenza proclama la Chiesa Maestro della vera sapienza universale: 131-133. Grande autorità della Chiesa Cattolica e della religione Cristiana: Gli Apostoli, accolto Cristo, cedettero nella Chiesa; noi accolta la Chiesa, crediamo in Cristo. Il Cristo totale, capo e corpo, è Cristo e Chiesa: 134-135. E’ da custodire la religione Cristiana e la Chiesa Cattolica:136. Che cosa deve avere di più caro il Cristiano nella Chiesa Cattolica. Esortazione per farne parte: 137-138.
126. (Ep. 137 4,13). Riempiti quindi dello Spirito Santo, parlano subito nelle lingue di tutti i popoli, ne, confutano con coraggio gli errori, predicano la verità apportatrice della salvezza eterna, esortano a pentirsi dei peccati della vita passata, promettono perdono in virtù della grazia di Dio. La predicazione della santa e vera religione è accompagnata da prodigi e miracoli convenienti. Contro di loro si scatena la crudeltà degli infedeli, ma essi sopportano le persecuzioni già predette, sperano nelle promesse, insegnano i comandamenti. Pochi di numero, si spargono per il mondo, convertono i popoli con una facilità meravigliosa, crescono in mezzo ai nemici, diventano più numerosi a causa delle persecuzioni, attraverso le angustie delle afflizioni si espandono fino agli estremi confini della terra. Ignorantissimi, d’infima estrazione sociale, pochissimi, vengono ad un tratto illuminati, nobilitati, moltiplicati di numero. Sottomettono a Cristo splendidi ingegni, forbitissimi oratori e dotti acuti e fecondi, ricchi di mirabile esperienza, e li indirizzano a predicare la dottrina della vera religione e della salvezza…Frattanto contro la Chiesa di Cristo freme di rabbia l’incredulità delle empie nazioni pagane. Ma essa trionfa con la pazienza e confessando, in mezzo alla ferocia degli avversari, la sua fede inconcussa. Come poi seguì il sacrificio della Verità rivelata, ch’era velata a lungo dalle promesse espresse sotto forma di prefigurazioni simboliche, quei sacrifici, coi quali il sacrificio di Cristo veniva prefigurato, vengono tolti di mezzo con la distruzione dello stesso tempio…Lo stesso popolo ebraico, reprobo per la sua infedeltà, sradicato dalle proprie sedi, viene disperso in tutte le parti del mondo, affinché porti dovunque i Libri Santi e in tal modo la testimonianza della profezia, con cui Cristo e la Chiesa erano stati preannunziati, venisse fatta conoscere dagli stessi avversari affinché non si credesse che l’avessimo inventata noi per la circostanza, tanto più che in quei libri era stato anche predetto che i Giudei non avrebbero creduto. I templi, le statue dei demoni e i riti sacrileghi a poco a poco e con alterna vicenda, secondo le predicazioni delle profezie, vengono abbattuti. Pullulano, come era stato preannunciato, le eresie contro il nome di Cristo coprendosi del nome di Cristo per stimolare la ricerca scientifica della santa religione. Tutte queste cose, come si legge che furono predette, così si vedono adempiute e si attende che se ne debbano compiere ancor tante e molto importanti fra quelle che restano. Qual è dunque l’anima bramosa d’eternità e pensosa di fronte alla brevità della vita presente che vorrà lottare contro la luce sublime di questa divina autorità?
127. (De fide r. q. n. vid. 4,6-7). Se queste cose non si rivelassero così evidenti che gli occhi dei nemici non trovano in quale parte volgersi per evitare di essere colpiti da tale evidenza e di essere da essa costretti ad ammetterle manifestamente; allora forse a buon diritto potreste dire che non vi vengono mostrati indizi di sorta, visti i quali possiate credere anche quelle cose che non vedete. Ma se queste cose che vedete sono state predette molto tempo prima e si sono compiute con tanta chiarezza; se la verità stessa vi si mostra sia con i suoi effetti antecedenti sia con quelli che ne sono seguiti, perché crediate quello che non vedete, o resti dell’infedeltà, vergognatevi per le cose che vedete…7. Guardate me, vi dice la Chiesa; guardate me, che vedete, ancorché non vogliate vedere. Coloro, infatti, che in quei tempi, in terra di Giudea, furono fedeli, appresero direttamente, come realtà presenti, la meravigliosa nascita da una vergine, la passione, la resurrezione, l’ascensione di Cristo, e tutte le cose divine da Lui dette e fatte. Tutto ciò voi non l’avete visto; è per questo che vi rifiutate di credere. Guardate dunque queste cose, prestate attenzione a queste cose, pensate a queste cose che vedete, che non vi sono narrate come fatti del passato, che non vi sono preannunziate come eventi del futuro, ma vi sono mostrate come realtà del presente. Vi pare una cosa vana o insignificante, e ritenete che non sia un miracolo divino o che lo sia ma di poco conto che, nel nome di un crocifisso, accorre tutto il genere umano?
128. (ib. 3,5). Però sbagliano di molto quelli che ritengono che noi crediamo in Cristo senza nessun indizio su di Lui. Quali indizi, infatti, sono più chiari delle cose che ora constatiamo che sono state predette e si sono realizzate?. Voi, dunque, che escludete l’esistenza di indizi perché dobbiate credere, relativamente a Cristo, quelle cose che non avete viste, considerate quelle che vedete. La Chiesa stessa, con parole di materno amore, vi conforta : ” Io, che vedete con meraviglia fruttificare e crescere per tutto il mondo 1, un tempo non fui quale ora mi ravvisate”. Ma, nel tuo seme saranno benedette tutte le genti 2. Quando Dio benediceva Abramo, prometteva me: io infatti mi diffondo fra tutte le genti nella benedizione di Cristo. Che Cristo è il seme di Abramo 3 lo attesta l’ordine di successione delle generazioni. Per riassumere in breve, Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò dodici figli, dai quali è scaturito il popolo di Israele. Giacobbe stesso, anzi, ebbe il nome di Israele. Tra questi dodici figli generò Giuda, da cui è derivato il nome dei Giudei, fra i quali è nata la Vergine Maria, che partorì il Cristo 4. Ed ecco, in Cristo, cioè nel seme di Abramo, vedete che sono benedette tutte le genti e ne restate stupiti; eppure esitate ancora a credere in lui, nel quale piuttosto avreste dovuto temere di non credere. Mettete in dubbio o rifiutate di credere che una vergine abbia partorito, quando piuttosto dovreste credere che così si addiceva a Dio di nascere come uomo? Sappiate, infatti, che anche questo fu predetto mediante il profeta: Ecco una vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiameranno Emmanuele, che vuol dire “ Dio è con noi “ 5.
129. (ib. 7,10). Del resto, anche se riguardo a Cristo e alla Chiesa non vi fossero state tante testimonianze precedenti, chi non dovrebbe sentirsi spinto a credere che la divina chiarezza all’improvviso ha cominciato a risplendere per il genere umano quando vediamo che, abbandonati i falsi dèi e distrutte dappertutto le loro statue, demoliti i templi o destinati ad altri usi ed estirpati tanti vani riti dalla ben radicata consuetudine umana, un solo vero Dio è invocato da tutti? E tutto ciò è accaduto per mezzo di un uomo deriso dagli uomini, catturato, legato, flagellato, schiaffeggiato, vituperato, crocefisso, ucciso. Per diffondere il suo insegnamento scelse come discepoli uomini semplici e senza esperienza, pescatori e pubblicani: essi annunziarono la sua resurrezione e ascensione, affermando di averla vista, e, riempiti di Spirito Santo, fecero risuonare questo messaggio in tutte le lingue, pur senza averle imparate. E tra quanti li ascoltarono alcuni credettero, altri non credettero, opponendosi ferocemente alla loro predicazione. In tal modo, in presenza di credenti capaci di lottare per la verità fino alla morte, non contraccambiando con i mali ma sopportandoli, e di vincere non con l’uccidere ma con il morire, il mondo si è talmente mutato in questa religione, i cuori dei mortali, uomini e donne, piccoli e grandi, dotti e ignoranti, sapienti e stolti, potenti e deboli, nobili e non nobili, di rango elevato e umili, si sono così ben convertiti a questo Vangelo e la Chiesa si è diffusa tra tutte le genti ed è cresciuta in modo tale che contro la stessa fede cattolica, non spunta nessuna setta perversa, nessun genere di errore che sia così ostile alla verità cristiana da non aspirare e ambire a gloriarsi del nome di Cristo. Di certo, non si consentirebbe a tale errore di diffondersi sulla terra, se la stessa opposizione non servisse da stimolo per la sana disciplina. Quel crocifisso come avrebbe potuto realizzare cose così grandi, se non fosse Dio fattosi uomo? E tutto ciò, anche se non avesse predetto mediante i Profeti nessuna di queste cose future. Ma, dal momento che un così grande mistero di amore è stato preceduto dai suoi profeti e araldi, dalle cui voci divine fu preannunciato ed è avvenuto così come è stato preannunciato, chi sarebbe così folle da dire che gli Apostoli hanno mentito su Cristo, quando ne annunciarono la venuta così come era stata predetta dai profeti, i quali non tacquero neppure gli eventi che sarebbero veramente accaduti riguardo agli Apostoli? Di essi infatti avevano detto: Non vi è idioma e non vi è discorso in cui non si senta la loro voce; in tutta la terra si sparge il loro strepito e sino ai confini del mondo le loro parole 31. Ciò di certo lo vediamo avverato in tutto il mondo, anche se non abbiamo ancora visto Cristo in carne. Chi pertanto, a meno che non sia accecato da una strana pazzia o non sia duro e inflessibile per una singolare caparbietà, si rifiuterà di credere alle Sacre Scritture, che predissero la fede di tutto il mondo?
130. (De civ. Dei XXII 5). E il modo stesso, col quale il mondo ha creduto, se vi si riflette attentamente, appare più incredibile. Cristo, con le reti della fede, sul mare di questo mondo, ha mandato pochissimi pescatori, non istruiti nelle discipline liberali e inoltre, per quanto attiene agli insegnamenti dei pagani, del tutto incolti, non acculturati nella grammatica, non muniti nella dialettica, non ampollosi nella retorica, eppure ha preso molti pesci di ogni specie e tanto più degni di meraviglia quanto più rari e perfino gli stessi filosofi…Se poi non credono che per mezzo degli Apostoli di Cristo sono stati operati quei miracoli affinché si credesse a loro, che annunziavano la sua risurrezione e ascensione al cielo, a noi basta soltanto questo grande miracolo: che senza miracoli il mondo l’ha creduto.
131. (De vera rel. 3,4-5). Ora, appunto, è accaduto, e i libri e i monumenti lo celebrano, che da una sola regione della terra, nella quale soltanto si onorava l’unico Dio e in cui soltanto avrebbe potuto nascere un tale uomo, sono stati inviati in ogni parte della terra alcuni uomini eletti , i quali hanno suscitato il fuoco dell’amore divino con le loro opere virtuose e con la loro predicazione e, dopo aver consolidato quell’insegnamento veramente salvifico, hanno lasciato ai posteri le terre ricolme di luce. Per non parlare di eventi passati a cui qualcuno potrebbe anche non credere, oggi tra le genti e i popoli si annunzia: In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di Lui e niente senza di Lui 1. E, per far sì che questa verità sia compresa, amata e goduta, di modo che l’anima sia risanata e l’occhio della mente si rinvigorisca per accogliere una luce così grande, agli avari si dice: Non accumulate tesori sulla terra, dove la tignola e la ruggine consumano, e dove i ladri scassinano e rubano; accumulate invece tesori nel cielo, dove né la tignola né la ruggine consumano, e dove i ladri non scassinano né rubano. Perché là dov’è il tuo tesoro, ivi sarà anche il tuo cuore 2; ai lussuriosi: Chi semina nella carne, dalla carne raccoglierà corruzione; mentre chi semina nello spirito, dallo spirito raccoglierà vita eterna 3; ai superbi: Chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato 4; agli iracondi: Hai ricevuto uno schiaffo, porgi l’altra guancia 5; ai litigiosi: Amate i vostri nemici 6; ai superstiziosi: Il regno di Dio è in mezzo a voi 7; ai curiosi: Non cercate le cose che si vedono, ma quelle che non si vedono; quelle che si vedono infatti sono temporanee, quelle che non si vedono eterne 8; e infine si dice a tutti: Non amate il mondo e ciò che è del mondo, perché tutto quello che è nel mondo è concupiscenza della carne, concupiscenza degli occhi e superbia mondana 9….5. Queste massime oggi vengono lette ai popoli in tutto il mondo e sono ascoltate con la più schietta venerazione. Dopo tanto sangue, tanti roghi, tante croci di martiri, le chiese infatti sono sorte con tanta maggiore fertilità ed abbondanza fin tra le popolazioni barbare. Ormai più nessuno si meraviglia delle migliaia di giovani e fanciulle che rinunciano al matrimonio per vivere castamente; mentre Platone, che aveva fatto lo stesso, si dice che fosse tanto condizionato dalle perverse idee del suo tempo da far sacrifici alla natura, quasi per purificarsi da un atto peccaminoso. Queste cose invece oggi sono così accettate che sarebbe una mostruosità metterle in discussione, come una volta lo era il ritenerle possibili. A questa promessa e a questo impegno, in ogni parte abitata della terra, sono affidati i misteri cristiani. Ogni giorno queste massime sono lette e illustrate dai sacerdoti nelle chiese, e coloro che si sforzano di attuarle si battono il petto; e sono così numerosi coloro che si mettono per questa via che isole un tempo deserte e terre desolate si riempiono di uomini di ogni genere, i quali, abbandonate le ricchezze e gli onori di questo mondo, vogliono dedicare tutta la vita all’unico e sommo Dio. Infine, nelle città, nei villaggi, nei luoghi fortificati, nei borghi e anche nelle campagne e nelle private dimore questa scelta è così condivisa e la fuga dai beni terreni per consacrarsi all’unico vero Dio così cercata, al punto che ogni giorno per l’intero universo il genere umano quasi ad una sola voce risponde di avere i cuori in alto, rivolti a Dio 10. Se è accaduto tutto ciò, perché dunque sbadigliamo ancora per le gozzoviglie di ieri e ricerchiamo i segni della volontà divina negli animali sacrificati? E perché, quando si viene ad una discussione, preferiamo avere la bocca che risuona del nome di Platone piuttosto che il cuore ripieno della verità ?
132. (ib. 4,6-7). Chi, dunque, reputa cosa inutile o dannoso il disprezzo di questo mondo sensibile e la purificazione dell’anima con la virtù, sottomettendola al sommo Dio, deve essere confutato con altri argomenti, se mai vale la pena di discutere con lui. Chi invece ammette che è cosa buona e desiderabile, cerchi di conoscere Dio e si sottometta a Lui per mezzo del quale ormai tutti i popoli si sono persuasi che queste verità vanno credute…7. Pertanto, se quei grandi uomini potessero di nuovo vivere con noi, di certo si renderebbero conto qual è l’autorità che più facilmente provvede all’umanità e, operato qualche cambiamento nel linguaggio e nel modo di pensare, diventerebbero cristiani, come hanno fatto la maggior parte dei Platonici dell’epoca più recente e della nostra.
133. (De mor. Eccl. cath. I 30,63). Tu istruisci ed educhi i fanciulli nell’ingenuità, i giovani nella forza, i vecchi nella serenità, secondo quanto richiede non soltanto l’età fisica di ciascuno, ma anche quella spirituale. Sottometti le mogli ai loro mariti in una obbedienza casta e fedele, non per soddisfare la libidine, ma per propagare la prole, formando una società fondata sulla famiglia. Anteponi i mariti alle mogli, non per prenderti gioco del sesso più debole, ma secondo le leggi dell’amore sincero 94. Sottometti i figli ai genitori in una sorta di libera servitù e anteponi i genitori ai figli in un dominio che ha del religioso. Unisci i fratelli ai fratelli con il legame della religione, più saldo e più intimo di quello del sangue. Con una reciproca carità congiungi i consanguinei e gli affini, mantenendo i vincoli stabiliti o dalla natura o dalla volontà. Insegni ai servi ad essere devoti ai padroni non tanto per la necessità della loro condizione, quanto per il piacere del dovere. Per ossequio a Dio sovrano, Signore di tutti, rendi i padroni clementi nei confronti dei servi e più propensi a dare un aiuto che a punire. Unisci i cittadini ai cittadini, le nazioni alle nazioni e tutti gli uomini nel ricordo della loro comune origine, non solo per costituire un’unica società, ma quasi per dar luogo ad un’unica famiglia. Insegni ai re a vegliare sui loro popoli, ammonisci i popoli a sottostare ai loro re. Insegni con cura a chi spetta l’onore, a chi l’affetto, a chi la riverenza, a chi il timore, a chi il conforto, a chi l’ammonizione, a chi l’esortazione, a chi la disciplina, a chi il rimprovero, a chi la punizione, mostrando come non a tutti si deve tutto, mentre a tutti si deve la carità e a nessuno l’ingiustizia.
134. (De ut. cred. 17). Tutto ciò fu realizzato dalla divina Provvidenza per mezzo dei vaticini dei profeti, della vita umana di Cristo e della sua dottrina, dei viaggi degli Apostoli, degli oltraggi, delle croci, del sangue, delle morti dei martiri, della condotta encomiabile dei santi e, secondo le circostanze, dei miracoli degni di avvenimenti e virtù così eccelse. Considerando, dunque, un aiuto di Dio così grande, un progresso ed un esito altrettanto grande, esiteremo a metterci al sicuro nel grembo della sua Chiesa, che, dalla sua istituzione come Sede apostolica, attraverso la successione dei vescovi fino al riconoscimento del genere umano, malgrado le invettive degli eretici – che peraltro sono stati condannati in parte dal giudizio del popolo stesso, in parte dall’autorevolezza dei concili, in parte anche dalla grandiosità dei miracoli- ha ottenuto il massimo grado di autorità? Rifiutarle questo ruolo preminente di certo è indice di somma empietà o di una sconsiderata arroganza. Infatti, se gli animi hanno una via certa alla sapienza e alla salvezza solo quando sono predisposti dalla fede alla ragione, in che altro consiste l’ingratitudine verso l’opera e l’aiuto divino se non nel voler resistere ad un’autorità che dispone di tanta energia? E se ciascuna disciplina, per quanto di poca importanza e facile, richiede un insegnante o un maestro per poter essere compresa, c’è un atteggiamento più gonfio di temeraria superbia di quello di rifiutarsi di conoscere i Libri dei divini misteri dai loro interpreti e di ardire di condannarli senza conoscerli?
135. (Serm. 116,6.6). Che cosa è detto della sposa? Nel suo nome vengano predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme 16. Ecco che cosa i discepoli non vedevano ancora; ancora non vedevano la Chiesa diffusa tra tutti i popoli a cominciare da Gerusalemme. Vedevano il capo e riguardo al suo corpo credevano al capo. Credevano a ciò che non vedevano in base a ciò che vedevano. Simili ad essi siamo anche noi: vediamo una realtà ch’essi non vedevano ma non vediamo quello che vedevano essi. Che cos’è ciò che vediamo noi e ch’essi invece non vedevano? La Chiesa diffusa tra tutti i popoli. Che cos’è ciò che noi non vediamo e ch’essi invece vedevano? Il Cristo vivente nel suo corpo. Allo stesso modo ch’essi vedevano lui e credevano al corpo, così noi vediamo il corpo e crediamo al capo. Ci aiutino a vicenda le realtà viste da noi e quelle viste da loro. Essi furono aiutati dal fatto d’aver visto Cristo risorto per credere alla futura diffusione della Chiesa; noi, dal fatto di vedere la Chiesa già diffusa, siamo aiutati a credere che Cristo è risorto. Si è avverato ciò ch’essi credevano; ugualmente si avvera anche ciò che noi crediamo; si è avverato ciò ch’essi credevano del capo; si avvera anche ciò che noi crediamo del corpo. Sia a essi che a noi è stato fatto conoscere il Cristo totale, ma né da essi né da noi è stato visto il Cristo totale. Essi videro il capo e credettero all’esistenza del corpo; noi invece abbiamo visto il corpo, e abbiamo creduto all’esistenza del capo.
136. (De vera rel. 7,12). Perciò, mio carissimo Romaniano, poiché già da qualche anno ti ho promesso di farti conoscere il mio pensiero sulla vera religione, mi pare giunto il momento di farlo poiché, dato l’affetto che mi lega a te, non potrei consentire più a lungo che le tue domande così acute restino sospese, senza alcun esito sicuro. Lasciamo dunque da parte tutti quelli che non sanno essere né filosofi nelle questioni religiose né religiosi nelle questioni filosofiche e quanti, per un’errata convinzione o per qualche ostinato rancore, si sono allontanati dalla disciplina e comunione della Chiesa cattolica e quanti ancora non hanno voluto accogliere né la luce delle Sacre Scritture né la grazia del popolo spirituale, cioè il Nuovo Testamento, dei quali ho fatto cenno nel modo più breve possibile. Dobbiamo attenerci alla religione cristiana e alla comunione della sua Chiesa, che è cattolica ed è chiamata tale non solo dai suoi membri, ma anche da tutti i suoi nemici. Lo vogliano o no, infatti gli stessi eretici e i sostenitori di scismi, quando parlano non fra loro ma con gli estranei, chiamano cattolica soltanto la Chiesa cattolica. Del resto, non riuscirebbero a farsi comprendere se non la distinguessero con il nome con cui è designata da tutto il mondo.
137. (C. Ep. Man. 4,5). Senza parlare di quella purissima sapienza presente nella Chiesa cattolica,… ci sono molte altre cose che a buon diritto mi tengono nel suo grembo. Mi mantiene fermo il consenso dei popoli e delle genti; mi mantiene fermo quell’autorità avviata dai miracoli, nutrita dalla speranza, aumentata dalla carità, confermata dall’antichità; mi mantiene fermo la successione dei sacerdoti sulla stessa sede di Pietro apostolo, al quale il Signore affidò da pascere le sue pecore dopo la risurrezione, fino al presente episcopato; mi mantiene fermo infine lo stesso nome di Cattolica, che, non senza un motivo, solo questa Chiesa ha ottenuto in mezzo a numerosissime eresie, per cui, benché tutti gli eretici vogliano dirsi cattolici, tuttavia se uno domanda a qualche straniero dove si riunisca la Cattolica, nessuno degli eretici ha l’ardire di mostrare la sua basilica o la sua casa. Dunque tali e tanti dolcissimi vincoli del nome cristiano mantengono rettamente fermo il credente nella Chiesa cattolica…
138. (De ut. cred. 18). Perciò, se il mio ragionamento o la mia esposizione ti ha colpito e se, come credo, tu hai vera cura di te stesso, vorrei che mi ascoltassi e ti affidassi ai buoni maestri della cristianità cattolica con pia fede, con viva speranza e con carità semplice,
CAPITOLO VI
La religione cristiana via universale di liberazione dell’ anima.
SOMMARIO: La religione cristiana via regale al Regno. Cercando male Porfirio non la trovò. Quante cose dimostrano che la divina provvidenza non abbandonò l’uomo senza questa via universale di salvezza, e che si può trovare nella religione cristiana: 139-140.
139. (De civ. Dei X 32,1). Questa è la religione che indica la via aperta a tutti per la liberazione dell’anima. Senza di essa non se ne libera alcuna. Questa è, analogamente parlando, la via regia, perché essa soltanto conduce non a un regno vacillante per altezza terrena ma a un regno duraturo nella stabile eternità… Dice Porfirio alla fine del primo libro Sul regresso dell’anima che ancora non è stata accolta in una qualche setta la dottrina che indichi la via aperta a tutti per la liberazione dell’anima, né per derivazione da una filosofia sommamente vera o dalla dottrina ascetica degli Indiani o dalla iniziazione dei Caldei o da una qualsiasi altra via e che non era ancora venuta a sua conoscenza una via trasmessa dalla storiografia…Quale via dunque vuol far intendere come aperta a tutti per la liberazione dell’anima? Essa non era ancora accolta né per derivazione da una filosofia sommamente vera né dalle dottrine dei popoli, che erano considerate importanti per presunte esperienze religiose, perché presso di loro si verificò l’interesse smodato di conoscere e onorare certi angeli e comunque non era ancor giunta a sua conoscenza mediante la storiografia. Qual è questa via valevole per tutti? Non certamente quella propria di un popolo ma quella che è stata offerta da Dio perché fosse comune a tutti i popoli. E questo uomo dotato di non mediocre ingegno non dubita che vi sia. Non può ammettere che la divina provvidenza abbia potuto abbandonare il genere umano senza una via aperta a tutti per la liberazione dell’anima. Non ha dichiarato che non v’è, ma che un così grande bene e aiuto non è ancora stato riconosciuto e che ancora non è stato fatto giungere a sua conoscenza. Non c’è da meravigliarsene. Porfirio attendeva alla cultura quando Dio permetteva che la via aperta a tutti per la liberazione dell’anima, non altra dalla religione cristiana, fosse attaccata dagli adoratori degli idoli e demoni e dai re della terra; e questo per accrescere ed immortalare il numero dei martiri, cioè dei testimoni della verità. Per loro mezzo si dimostrava appunto che tutti i mali fisici si devono sopportare per la fedeltà alla religione e la difesa della verità. Porfirio conosceva questi fatti e pensava che a causa di persecuzioni di quel genere questa via sarebbe scomparsa e che pertanto non fosse quella aperta a tutti per la liberazione dell’anima. Non capiva che il fatto che lo turbava e che temeva di subire nello sceglierla si volgeva al consolidamento e irrobustimento della religione stessa.
140. (ib. X 32,2-3). Questa è dunque la via aperta a tutti per la liberazione dell’anima, cioè concessa per divina bontà a tutti i popoli. La notizia della sua esistenza ad alcuni è venuta, ad altri verrà. Non le si doveva né le si dovrà dire: “Perché adesso? così tardi?”. La decisione di chi la invia non può essere penetrata dall’intelligenza umana. Lo capì anche Porfirio quando disse che questo dono di Dio non era ancora conosciuto e che non ancora era stato fatto giungere a sua conoscenza. Per questo si è guardato dal ritenerlo falso, perché non l’aveva accolto nella sua fede o non ne aveva ancora avuto conoscenza. Questa, ripeto, è la via aperta a tutti per la liberazione dei credenti. In proposito Abramo uomo di fede ricevette il responso di Dio: Nella tua discendenza saranno benedetti tutti i popoli 199. Egli era caldeo di stirpe; ma gli si ordinò di uscire dalla propria terra, dal proprio clan, dalla casa di suo padre per accogliere le promesse. Da lui si sarebbe propagata la discendenza ordinata al fine per mezzo dei santi angeli in mano al Mediatore 200, nel quale fosse la via aperta a tutti per la liberazione dell’anima, cioè concessa a tutti i popoli 201. Egli stesso, liberato per primo dalle superstizioni dei Caldei 202, adorò seguendolo un solo vero Dio e credette fedelmente a queste sue promesse. Questa è la via aperta a tutti. Di essa nel libro ispirato è stato detto: Dio abbia pietà di noi e ci benedica, faccia risplendere il suo volto sopra di noi affinché conosciamo la tua via in terra e la tua salvezza in tutti i popoli 203. Per questo, tanto tempo dopo, il Salvatore presa la carne dalla discendenza di Abramo diceva di se stesso: Io sono la via, la verità e la vita 204. Questa è la via aperta a tutti, di cui tanto tempo prima fu preannunciato: Negli ultimi tempi il monte della casa del Signore sarà manifesto, perché sarà sulla montagna e si alzerà sopra tutti i colli. Verranno ad esso tutti i popoli e lo saliranno molte nazioni e diranno: venite, saliamo sul monte del Signore e nella casa del Dio di Giacobbe. Ci annunzierà la sua via ed entreremo in essa. Da Sion infatti uscirà la legge e la parola del Signore da Gerusalemme 205. Questa via dunque non è di un popolo ma di tutti i popoli, la legge e la parola del Signore non rimasero in Sion e in Gerusalemme ma di lì avanzarono per diffondersi in tutto il mondo. E per questo il Mediatore stesso dopo la sua resurrezione dichiarò ai discepoli impauriti: Era necessario che si adempissero le cose che sono state scritte su di me nella Legge, nei Profeti e nei salmi. Allora manifestò loro il significato perché intendessero le Scritture e disse loro che era necessario che il Cristo subisse la passione e risorgesse da morte il terzo giorno e che fossero annunziate da loro in mezzo a tutte le genti, cominciando da Gerusalemme, la conversione e la remissione dei peccati 206…3. Questa è dunque la via aperta a tutti per la liberazione dell’anima. Gli angeli santi e i santi profeti l’hanno significata col tabernacolo, col tempio, col sacerdozio e i sacrifici e l’hanno preannunciata con parole, qualche volta aperte, più spesso allegoriche, dapprima a pochi uomini che scoprivano, se riuscivano, la grazia di Dio, soprattutto fra il popolo ebraico. Il suo stato, analogicamente parlando, era stato consacrato alla predizione e al preannuncio del raduno della città di Dio da tutti i popoli. Il Mediatore stesso presente nel mondo e i suoi Apostoli, che rivelavano ormai la grazia del Nuovo Testamento, dichiararono più apertamente le cose che nei tempi precedenti erano state figurate e significate in forma più misteriosa in considerazione della ripartizione delle epoche del genere umano, come Dio sapiente volle stabilirla. I segni degli straordinari interventi divini erano una conferma….Porfirio dice che la via aperta a tutti per la liberazione dell’anima non era stata fatta giungere alla sua conoscenza mediante la storiografia. Che cosa si può scoprire di più illustre di questa storia che ha conquistato tutto il mondo con un’autorità tanto sublime? che cosa di più degno di fede, giacché in essa si narra il passato in modo da predire anche gli eventi futuri? Di essi, come sappiamo, molti si sono adempiuti e attendiamo che i rimanenti si adempiano…Erano ben altri gli avvenimenti divinamente grandi che annunziavano come futuri pur nei limiti loro consentiti dalla conoscenza della volontà di Dio. Nelle Scritture di questa via sono state promesse mediante profezia la venuta di Cristo nella terrenità, i grandi fatti da lui compiuti e quelli operati in suo nome: la penitenza degli uomini e la conversione delle volontà a Dio, la remissione dei peccati, la grazia della giustificazione, la fede dei credenti e la moltitudine di coloro che per tutto il mondo credono in una vera divinità, la fine dell’idolatria e demonolatria, la prova delle persecuzioni, la santificazione di chi avanza nella perfezione e la sua liberazione da ogni male, il giorno del giudizio, la risurrezione dei morti, l’eterna condanna della società degli empi e il regno eterno della gloriosissima città di Dio che eternamente godrà della visione di lui. Osserviamo che molti di questi fatti sono avvenuti; attendiamo quindi con fede ragionevole il verificarsi degli altri. Chi non ha fede e per questo neanche intelletto che questa via è la linea retta fino alla visione di Dio e alla eterna unione con lui, in base alla verità delle Scritture da cui viene formalmente dichiarata, può combatterla, non abbatterla.